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Veglia di Pentecoste “Vieni, o Spirito creatore”

Siamo riuniti stasera come Maria e gli apostoli nel cenacolo, nella nostra Cattedrale, nel compiersi dei 50 giorni da Pasqua, nella veglia di Pentecoste. Per chiedere il dono dello Spirito santo su di noi, sulla Chiesa di Sulmona-Valva, sulla Chiesa universale e sul mondo intero. Lo Spirito Santo, che ha trasformato gli apostoli da paurosi e tremanti, bloccati nel cenacolo, a coraggiosi e forti annunciatori del Vangelo, doni a noi e alla Chiesa di essere missionari, rinnovati interiormente, per raccontare agli uomini di oggi le grandi meraviglie di Dio, annunciando a tutti la misericordia e il perdono dei peccati. Chi accoglie lo Spirito non può più aver paura, o ripiegarsi su se stesso, ma si avvia come gli apostoli verso nuovi sentieri mai esplorati prima, dove Dio lo guida.

Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato.

Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole”. Il testo della Genesi che ci narra l’esperienza della Torre di Babele inizia con queste parole, ci racconta che quando l’uomo desidera fare dei progetti senza il Signore allora c’è solo confusione, si genera divisione. Una storia di ieri ma anche storia di oggi, esperienza concreta nel contesto attuale: mentre l’uomo avanza per la sua scoperta di strumenti di comunicazione più sofisticati si scopre sempre più distante e diviso l’uno con l’altro. Soltanto quando ci lasciamo condurre dallo Spirito generiamo concordia e comunione tra gli uomini. Chi invece segue le sue passioni o desidera imporre le proprie opinioni si ritrova come conseguenza a sperimentare divisione e tristezza. Il frutto dello Spirito invece e gioia e pace.

Nella lettera ai Romani San Paolo paragona l’azione dello Spirito al parto, così scrive: «Fratelli, sappiamo che tutta la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli». Gemito, lamento, doglie del parto, quante volte facciamo esperienza di una sofferenza interiore; nel proporre percorsi educativi, o quando vogliamo avviare nuovi processi, o procedere verso una vita nuova, a volte con insuccessi e fallimenti, a volte pagando di persona per custodire l’unità. Soltanto attraverso la sofferenza del parto, attraverso un lungo processo, possiamo generare nuova vita. Accogliere lo Spirito è un processo dove si fa l’esperienza della sofferenza ma quando è autentica poi porta alla pace interiore.

Anche a noi Gesù ripete stasera «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva» (Gv 7,37-38). Chi ha sete di verità, chi ha sete di salvezza, chi cerca la pienezza per la propria vita venga a dissetarsi alla sorgente, si accosti a quel fianco trafitto dalla lancia da dove scaturisce l’acqua che lava i peccati; beva con abbondanza a questa sorgente di amore, si lasci riempire della grazia della misericordia di Dio. L’acqua dello Spirito che il Signore dona a coloro che lo accolgono diventerà sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4,14).

San Cirillo di Gerusalemme nelle catechesi afferma:

L’acqua della pioggia discende dal cielo. Scende sempre allo stesso modo e forma, ma produce effetti multiformi. Altro è l’effetto prodotto nella palma, altro nella vite e così in tutte le cose, pur essendo sempre di un’unica natura e non potendo essere diversa da se stessa. La pioggia infatti non discende diversa, non cambia se stessa, ma si adatta alle esigenze degli esseri che la ricevono e diventa per ognuno di essi quel dono provvidenziale di cui abbisognano. Allo stesso modo anche lo Spirito Santo, pur essendo unico e di una sola forma e indivisibile, distribuisce ad ognuno la grazia come vuole. E come un albero inaridito, ricevendo l’acqua, torna a germogliare, così l’anima peccatrice, resa degna del dono dello Spirito Santo attraverso la penitenza, porta grappoli di giustizia.

Lo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo e nella Cresima non è un dono soltanto per noi ma è dato sempre dal Signore per una missione. Negli Atti degli apostoli al momento dell’ascensione Gesù dà questo mandato agli apostoli: “Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria fino ai confini della terra”. Così anche nel giorno di Pasqua nel cenacolo Gesù dice: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Detto questo, soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito santo”. Lo Spirito santo che ci è dato è un dono che genera testimonianza, annuncio del Vangelo, missione. Lo stesso Spirito ha guidato Gesù nella sua missione, ed oggi guida la Chiesa, il Papa, i sacerdoti e i fedeli laici, tutti i battezzati e il popolo di Dio.

O dolce consolatore, dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima.

Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.

Dopo la resurrezione di Gesù la Chiesa nascente dovrà sperimentare una nuova presenza di Gesù, non più come l’avevano visto prima della passione ma in una nuova dimensione, sarà proprio l’azione dello Spirito che aiuterà e guiderà la Chiesa a vivere con una presenza mistica di Gesù.

La Chiesa – osserva Papa Benedetto XVI – non è nata e non vive per supplire all’assenza del suo Signore, ma piuttosto trova la ragione del suo essere e della sua missione nell’invisibile presenza di Gesù, operante con la potenza del suo Spirito”. La missione dello Spirito è di introdurre la Chiesa, di generazione in generazione, nella grandezza del mistero di Cristo. Lo Spirito, come accade il giorno di Pentecoste sconvolge, crea confusione, porta sofferenza ma poi tutto ricrea, ridona armonia. Tutta la chiesa si rinnova se si lascia penetrare dallo Spirito.

O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli.

Papa Francesco alla CEI e referenti Sinodali 25.05.23

Cari fratelli e sorelle, proseguiamo insieme questo percorso, con grande fiducia nell’opera che lo Spirito Santo va realizzando. È Lui il protagonista del processo sinodale, Lui, non noi! È Lui che apre i singoli e le comunità all’ascolto; è Lui che rende autentico e fecondo il dialogo; è Lui che illumina il discernimento; è Lui che orienta le scelte e le decisioni. È Lui soprattutto che crea l’armonia, la comunione nella Chiesa. Mi piace come lo definisce San Basilio: Lui è l’armonia. Non ci facciamo l’illusione che il Sinodo lo facciamo noi, no. Il Sinodo andrà avanti se noi saremo aperti a Lui che è il protagonista. Afferma la Lumen gentium: «Egli – lo Spirito – introduce la Chiesa nella pienezza della verità (cfr. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cfr Ef 4,11-12; 1 Cor 12,4; Gal 5,22)» (n. 4).

Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.

Difendici dal nemico, reca in dono la pace,
la tua guida invincibile ci preservi dal male. Amen.