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FORMAZIONE CARITAS Secondo incontro: l’ascolto in emergenza

Lunedì 22 novembre si è tenuto il secondo incontro di formazione per operatori dei centri di ascolto Caritas.  Si è partiti dal chiedersi cosa significasse “ascoltare” . Ascoltare non è semplicemente “udire” ma è un processo attivo che richiede la nostra totale attenzione. Così come la persona che si rivolge al centro di ascolto è parte attiva nel processo di cambiamento, quindi non ci si deve mai sostituire ma rinforzare la motivazione a migliorarsi. Saper ascoltare restituisce dignità alla persona che chiede il nostro aiuto, si dona una parte di sé e si diventa testimoni della sofferenza della persona che abbiamo davanti. Chiedere aiuto non è semplice, è una scelta coraggiosa e di umiltà. Chi decide di chiedere aiuto spesso ha anche paura di scoprirsi fino in fondo; saper ascoltare significa, quindi, anche cogliere i messaggi nascosti spesso difficili da comprendere. Così diventa importante per l’ascolto anche la comunicazione non verbale, imparando a cogliere elementi come il tono della voce, la mimica facciale, lo sguardo, la postura che possono esserci utili per comprendere lo stato emotivo di una persona e che ci fanno capire come “non possiamo non comunicare”.  Si sono analizzate poi le diverse modalità di ascolto: l’atteggiamento valutativo, che implica una posizione poco flessibile, prevenuta, di giudizio; l’atteggiamento interpretativo, che porta a focalizzarsi su ciò che è importante per noi e non per chi parla; l’atteggiamento di consolazione, teso a rassicurare e consolare l’altro con modalità quasi materne; l’atteggiamento investigativo, che tende ad indagare sulla vita dell’altro in modo quasi da interrogatorio; l’atteggiamento risolutivo, che cerca di fornire subito una soluzione semplicistica. Si è poi analizzato l’atteggiamento corretto, quello che viene chiamato “ascolto attivo”, dove c’ è la sospensione del giudizio, un’ accettazione incondizionata, un profondo rispetto dell’altro in un clima di fiducia ed empatia. Si può, quindi, fare da specchio delle emozioni e aiutare la persona a diventare ciò che è sempre destinata ad essere per sua natura. Ma non dobbiamo mai dimenticarci che soprattutto negli ascolti in emergenza è importante soprattutto ascoltarsi, fermarci e prenderci cura anche di noi mettendo in discussione anche il nostro operato.