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Ordinazione Diaconale di FRANCESCO ROMITO E CHRISTIAN ABRAHAO DA SILVA

Il 12 settembre nella Basilica di Santa Maria Assunta in Castel di Sangro per l’Imposizione delle mani e la Preghiera Consacratoria di S.E. Mons. Michele Fusco sono stati ordinati Diaconi Francesco Romito e Christian Abrahao Da Silva.

 

Di seguito l’omelia del Vescovo:

Carissimi, in questa festa del nome di Maria i nostri fratelli Francesco e Christian saranno ordinati diaconi. Attraverso la preghiera di consacrazione e l’imposizione delle mani del Vescovo giungerà loro l’effusione del dono gratuito dello Spirito Santo, origine della chiamata e della missione di ogni discepolo e della loro santificazione.

Il Sacramento dell’ordine sacro, nel suo grado del diaconato, non è una conquista, neppure un merito ma soltanto pura Grazia e va accolto con umiltà e gratitudine. All’inizio di ogni vocazione c’è uno sguardo d’amore del Padre che rivolge ad ognuno una chiamata per una missione.

Siamo chiamati per essere mandati. Maria, Myriam, il nome di Maria nella sua etimologia ebraica significa: Amata da Dio.

Maria è scelta perché amata. Nella preghiera di consacrazione il Vescovo rivolge al Signore una supplica perché effonda lo Spirito così che coloro che sono stati scelti compiano fedelmente l’opera del ministero. Occorre sempre ricordare che siamo chiamati ad essere ministri del Vangelo e della Carità non per propria scelta ma perché amati, il Padre accoglie la supplica che il Vescovo eleva a nome della Chiesa e vi consacra con l’effusione dello Spirito.

San Paolo nella lettera agli Efesini, loda e benedice il Signore, perché è consapevole che il Padre ci ha scelti per essere santi nella carità secondo il disegno d’amore della sua volontà. L’iniziativa parte dalla Santissima Trinità e tocca il cuore di una donna, di un uomo, nasce così un dialogo d’amore, una relazione profonda dove si avverte la pienezza dell’amore, ma anche la piccolezza, l’inadeguatezza di quanto viene chiesto. Nella prima lettura Geremia sa di non farcela da solo, sa di essere incapace, di fronte alla chiamata e oppone delle resistenze: sono giovane, non so parlare . . .  ma il Signore lo rassicura: Non aver paura . . . Io sono con te.  Tutti coloro che accolgono la chiamata hanno la consapevolezza che la loro vita è nelle mani del Signore, la sua presenza costante e amorevole farà superare ogni paura. A Geremia il Signore non assicura che non troverà ostacoli e difficoltà nella sua missione, ma che gli sarà accanto nell’affrontare ogni pericolo e paura. Seguire il Signore non vuol dire essere esonerati dalle difficoltà oppure che il nostro cammino sarà senza dolori e malattie, il Signore non elimina dalla nostra vita le difficoltà ma ci assicura che Lui è con noi nell’affrontare ogni imprevisto.

Il racconto evangelico della Visita di Maria a Santa Elisabetta ci ha guidati questa estate, quando ci siamo messi in cammino per la Giornata Mondiale dei Giovani verso Lisbona. L’intraprendenza di Maria e l’accoglienza di Elisabetta sono diventati lo stile con cui incontrare ed accogliere il Signore e i fratelli.

In quei giorni, così inizia il Vangelo, sono i giorni in cui Maria è stata visitata, sono i giorni in cui ha potuto sperimentare l’amore del Signore, è il tempo della salvezza, quando il cielo, per il SI di Maria, si è precipitato sulla terra. Sono i giorni in cui l’umanità ferita dal peccato riceve misericordia e riconosce l’amore del Signore. Anche per la nostra terra e la nostra Chiesa diocesana di Sulmona – Valva oggi è il giorno della misericordia, giorno in cui siamo visitati dal Signore, il tempo in cui il Signore manifesta il suo amore donandoci nuovi missionari.

In quei giorni Maria si alzò. Poteva anche rimanere seduta a casa sua, pensare a se stessa, alle sue preoccupazioni, invece si alza ed esce di casa, abbandona le sue sicurezze dove poteva sentirsi protetta, al sicuro, e si fida di Dio, si preoccupa della cugina. Non è bloccata da paure, da timori, da preoccupazioni che potrebbero farla rimanere al sicuro nella sua casa di Nazareth ma si mette in cammino. Diventa così l’icona della Chiesa che non resta ripiegata su se stessa, nei suoi problemi ma estroversa esce per andare lì dove c’è qualche fratello o sorella che ha bisogno portando il dono più grande che ha ricevuto dal cielo: Gesù stesso. 

Carissimi diaconi come Maria dopo aver ascoltato la Parola e aver accolto in voi Gesù-Eucarestia non trattenetevi solo a contemplare la bellezza dell’incontro ma uscite per servire e diventare segno dell’amore di Dio e della carità della Chiesa. Così sono nati i diaconi all’inizio da una esigenza particolare della Chiesa apostolica di curare il servizio delle persone in difficoltà della comunità, per essere occhi e mani attenti alle necessità dei più bisognosi. 

Maria andò in fretta verso la regione montuosa. La fretta di Maria esprime l’esigenza di voler condividere, senza perdere altro tempo, la sua gioia e il dono ricevuto dal Signore con qualcun altro, senza soffermarsi sui propri bisogni ma mettendosi al servizio di chi è in necessità. La presenza di Gesù nella sua vita è una gioia che non la lascia ferma ma mette le ali ai suoi piedi, si mette in movimento per portare alla cugina un sussulto di gioia.

Papa Francesco parlando ai giovani ha specificato che c’è una fretta buona che è quella che ci spinge verso l’alto e verso l’altro. Ma c’è anche una fretta non buona che ci porta a vivere con superficialità e senza impegno i rapporti con i fratelli, nell’avere tante cose da fare senza metterci il cuore, senza ascoltare veramente gli altri, senza accorgerci di coloro che hanno bisogno del nostro aiuto, senza la pazienza di andare in profondità negli incontri interpersonali. Questa fretta non buona, dice il Papa, non porterà frutti ma resterà sterile. La fretta di Maria, di portare la gioia della presenza di Cristo, sia anche la vostra fretta carissimi diaconi, per condividere attraverso gesti concreti e parole cariche di consolazione con i fratelli la gioia e la bellezza della presenza di Gesù in mezzo a noi.  

Entrata nella casa di Zaccarìa, Maria salutò Elisabetta. Questo incontro genera un sussulto di gioia nel grembo di Elisabetta. Giovanni Battista sussultando di gioia riconosce la presenza di Gesù. L’incontro tra queste due donne incinte genera gioia, sussulto di gioia, la presenza di Maria e di Gesù, una relazione colma di amore di tenerezza, fa esultare a gran voce Elisabetta con quelle parole che ripetiamo tante e tante volte quando recitiamo l’Ave Maria con la preghiera del Rosario: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” Una relazione, un incontro che diventa benedizione, … Benedetta tu… solo gli occhi della fede e della carità illuminano la vita per scorgere e scoprire la presenza di Dio nella storia e negli avvenimenti che viviamo. Solo chi è animato dall’amore sa vedere il compiersi del divino disegno nella storia dell’umanità.

Zaccaria che dubita e non crede, resterà muto mentre Elisabetta, colma di Spirito Santo, ritiene Maria Beata:  “E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.  Elisabetta sa vedere in Maria ciò che nessuno vede, coglie in lei l’invisibile mistero che porta in sé.

Carissimi Francesco e Christian lasciatevi coinvolgere e guidare dalla Parola di vita che ogni giorno viene in voi seminata, fidatevi del Signore e portate a tutti la sua benedizione. Le vostre parole e i vostri gesti abbiamo la loro fonte nell’incontro quotidiano con l’Eucarestia. Soltanto chi si lascia guidare dalla parola del Maestro potrà avere la capacità di alzarsi, mettersi in cammino, abbracciare, condividere con gioia la presenza di Gesù e benedire i fratelli.

Il vangelo si conclude con le prime parole del Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore».  Maria, la donna in cammino, che va in fretta e con gioia a portare Gesù attraversando la montagna, Maria che sa abbracciare con affetto la cugina attirando lo Spirito Santo su di lei che la dichiara beata, non ha altre parole che quelle del Magnificat. Non ha altro da dire che lodare il Signore il suo salvatore.

Carissimi Diaconi, Maria diventi ogni giorno l’icona e il vostro modello nel servire il Signore, la Chiesa e i fratelli. I suoi atteggiamenti diventino il vostro stile quotidiano. Come Geremia abbiate la certezza che il Signore è al vostro fianco sempre. 

Ogni giorno quando reciterete i Vespri e proclamerete il Magnificat, sia questa la vostra lode quotidiana, nel ringraziare il Signore per aver visto e toccato con mano il suo disegno d’amore nelle persone che avete incontrato quel giorno. Soltanto chi osa alzarsi, andare in fretta, lasciare la sua casa e camminare per sentieri impervi potrà incarnare la bellezza del Magnificat. Lungo il vostro cammino possiate avere grandi orecchie, capaci di ascolti sovraumani, e occhi profondi per scorgere oltre l’apparenza della vita in quella porzione di Chiesa che sarete chiamati a servire come collaboratori del vescovo e dei sacerdoti. Siate prima di tutto uomini e poi ministri della felicità della gente! Questo nostro tempo ha bisogno di umanità e di felicità! La diaconia che da oggi sperimenterete sia il paradigma sul quale modulerete il vostro essere sacerdoti!

Accompagni la vostra missione diaconale questa preghiera a Maria di San Bernardo:

Seguendo lei non puoi smarrirti,
pregando lei non puoi disperare.
Se lei ti sorregge non cadi,
se lei ti protegge non cedi alla paura,
se lei ti è propizia raggiungi la mèta. Amen