Ufficio di Pastorale Familiare 

L’importanza di essere coppia


Il 28-30 agosto si è tenuto a Prati di Tivo, località situata alle pendici del Gran Sasso, il 18 Convegno Regionale Abruzzo e Molise per operatori di Pastorale familiare.
Hanno partecipato all'incontro diversi operatori di pastorale familiare delle diocesi insieme ai loro figli.
Sia per gli operatori, che aiutano il parroco nella preparazione al matrimonio per le coppie dei fidanzati, che per i loro figli, è stato un tempo di riflessione e di crescita per lo spirito.

Le tematiche principali trattate hanno riguardato:
– la vita matrimoniale, il percorso di preparazione dettato direttamente da Dio,  l'amore dei coniugi e le dimensioni fondamentali da coltivare nella vita matrimoniale, come accompagnare le coppie al matrimonio.
Ad animare il convegno sono intervenuti docenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, della Sacra Scrittura e della pastorale familiare.

Stefania e Nino D'Andreamatteo


Due sposi sono sempre una coppia ?
Tra i vari spunti di riflessione forniti dagli interventi dei relatori che hanno impreziosito il 18° Convegno Regionale per operatori di pastorale familiare tenutosi in Prati di Tivo ( TE ), è emerso anche il su formulato interrogativo.

La risposta affermativa sembra essere la più immediata e scontata ma pecca di superficialità ed è inesatta.
Non basta, infatti, una celebrazione, anche se rivestita del carattere sacramentale, per trasformare due soggetti ( di sesso diverso ) in coppia; ci vuole ben altro. La coppia non è la semplice somma di due persone, ma nasce dalla progressiva integrazione di due personalità, di due mondi che vogliono incontrarsi. Non è un processo automatico che avviene al di fuori della nostra volontà, come l'innamoramento, ma siamo noi a guidare questa nostra crescita, ne siamo gli autori.
Questo spiega il disincanto vissuto da molti coniugi che dopo aver dormito e mangiato insieme per svariati anni, al venir meno di qualche interesse comune o del collante rappresentato dai figli ( che nel frattempo sono diventati grandi ed autosufficienti ), si scoprono estranei, soli, scissi da ogni contesto relazionale e si accorgono che il tempo trascorso non è servito a fare di essi una sola carne.
Cos’è mancato? Forse l’amore, quello vero, quello fatto di gesti e di comportamenti e non solo di parole e frasi ad effetto ? Ma l’amore umano basta o serve qualcos’altro?
L’interessante contributo fornito da uno dei relatori del convegno, don Carlino Panzeri, responsabile della Pastorale Familiare della diocesi di Albano Laziale e della regione Lazio, ci aiuterà a dare una soluzione ai quesiti.
Secondo il presule, infatti, l’amore sponsale non è un sentimento generico ma è caratterizzato da alcune specificità che lo differenziano dalle altre forme di affettività presenti nel panorama uomo-donna. L’amore coniugale è capacità di staccarsi da un vissuto, quello di origine, per abbracciarne un altro, in modo da trasformare in realtà viva e pulsante l’esortazione evangelica “l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne”. Incarnarsi, però, non vuol dire fondersi con l’altro in modo da annullare le reciproche peculiarità e da azzerare l’armonia delle diversità, significa stringere un’alleanza indissolubile e vicendevole, stipulare un patto salvifico all’interno del quale il coniuge è percepito come infungibile ed insostituibile, come una persona donata che va elevata e rispettata nella sua libertà ed autonomia. L’amato non va controllato, posseduto, non ha bisogno di cure o attenzioni morbose, non tollera omologazioni o appiattimenti, cerca semplicemente di esprimere la propria vita in un contesto di accoglienza e di tenerezza sponsale.
Non si ama per dovere, ma per il piacere ed il desiderio di farlo. L’altro, infatti, è un mistero che non può mai essere compreso nella sua intima essenza.
L’amore fra un uomo e una donna deve esistere e persistere a prescindere dalla presenza dei figli i quali, dal canto loro, non contribuiscono minimamente a fare di due persone una coppia ne a garantirne l’indissolubilità. La famiglia, invero, si fonda e si struttura solo sulle relazioni coniugali, sull’alleanza coniugale e su un patto sponsale in forza del quale la crescita etica e valoriale dei figli è direttamente proporzionata all’amore presente nella coppia. Tale amore va costantemente e quotidianamente nutrito ed alimentato con azioni, parole e gesti, e non va mai dato per scontato o acquisito per implicito. A tal proposito, don Panzeri ha indicato alle “coppie” presenti al Convegno una ricetta ( esportabile ) per tenere sempre vivo e vitale il loro rapporto: ritagliarsi almeno un’ora al giorno per stare insieme isolandosi dai vari contesti; prendersi una sera a settimana per un’uscita a lume di candela; dedicarsi un giorno al mese per un ristoro di coppia; godersi una settimana all’anno per ritemprarsi nel corpo e nello spirito.
Il rapporto della coppia è in continua evoluzione. Volersi bene, fare coppia, è un cammino, non è una situazione statica, è un continuo divenire che ha inizio quando l’amore si innesta in un progetto di vita comune, quando gli sposi scoprono di avere dei valori che li uniscono.
Alla costruzione della nostra unità dobbiamo dedicare il nostro impegno continuamente; senza questa dinamica, la coppia diventa ripetitiva, perde il senso di sé.
Ogni coppia ha ritmi diversi di intesa, di integrazione, non si possono fissare tappe rigide,
tuttavia bisogna saper distinguere gli atteggiamenti che la limitano o la bloccano. L’amore di coppia è un cammino che ci impegna, non qualcosa che ci succede e di cui non siamo responsabili.
È qualcosa che bisogna apprendere con atteggiamento di umiltà.
Ma una volta messi in pratica tutti questi consigli, l’uomo e la donna, ormai diventati una sola carne, sono in grado di mantenere questa condizione usque ad finem et ultra? Per don Carlino Panzeri, NO, perché l’amore sponsale in assenza di una sorgente Trascendente di rigenerazione è tendenzialmente destinato ad affievolirsi sotto il peso della mutevolezza e della finitudine umana. In una parola, per aversi una COPPIA STABILE non è sufficiente il dono, la complementarietà, la fusione, i figli, l’amore, ma è fondamentale condividere un progetto di vita e riporlo nelle mani di DIO.
 
Carla e Carlo La Gatta