Ufficio di Pastorale Familiare 

“La famiglia educa alla carità con le opere di misericordia”

Il 17, 18 e 19 giugno si è svolto nell’Oasi di San Francesco a Campo di Giove il 6° Incontro estivo delle famiglie. Numerose le coppie provenienti dal territorio della diocesi. Il tema di quest’anno è stato “La famiglia educa alla carità con le opere di misericordia” .

La riflessione è iniziata venerdì pomeriggio con la presentazione dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco “Amoris laetitia” curata dal nostro Vescovo Mons. Angelo Spina. Nella giornata di sabato si è proseguito con le due relazioni di Don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale di Pastorale familiare. I suoi interventi sono stati ricchi di rimandi ai documenti e ai discorsi di Papa Francesco, ricchi di racconti di vita e di immagini. Di essi si offre una breve sintesi.

“Amarsi fra uomo e donna nelle viscere di Dio”
Don Paolo ci ha accompagnati nella lettura del brano sull’incontro di Gesù al pozzo di Sicar con la donna samaritana (Gv. 4,5-42); Gesù le guarisce il cuore e la rende messaggera di amore nella sua terra. Questa donna va tutti i giorni a prendere l’acqua al pozzo che non la disseta; ha avuto cinque mariti, ma con nessuno si sente pienamente sposa. La sua situazione sembra richiamare la frammentazione dell’esperienza affettiva dell’uomo contemporaneo e quella cultura attuale di cui parla Papa Francesco come “cultura del provvisorio”, in cui gli affetti si consumano in fretta. Di conseguenza il matrimonio non è visto come fattore di felicità e nascono pochi figli. Gesù le chiede da bere per mettere in evidenza la sete che c’è in lei, poi è lui stesso ad offrirle l’acqua viva interpretando il suo desiderio più profondo: quello di amare e di essere amata nella verità. Gesù le dice “chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”.

Questo è il sacramento del matrimonio: una sorgente di Grazia liberante. E la persona del coniuge è il pozzo di Sicar attraverso cui incontrare il Signore; il modo per saziare la nostra sete è essere noi sorgente di amore di Dio per la persona che amiamo Ognuno di noi trascorre la vita a cercare chi lo possa amare; invece la via che Gesù indica è essere noi le sue viscere di misericordia per chi ci ha posto accanto. Dio ci sta chiamando come coppie ad essere i mattoni nuovi di una Chiesa che, come dice Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, “ non cresce per proselitismo, ma per attrazione”. Don Paolo ci ha ricordato che il Papa ha dipinto la famiglia come “fabbrica di speranza” e sollecita la comunità ad un nuovo annuncio del vangelo del matrimonio. Se in una famiglia si sperimenta la misericordia e il perdono tra marito e moglie, fra genitori e figli, allora quella famiglia diventa fabbrica di speranza. La nostra missione è ricreare il giardino dell’Eden, vivere tra di noi la misericordia, per poi educare alla misericordia i nostri figli e nipoti, ed essere diffusori sponsali del suo amore, costruendo e coltivando il Giardino del Principio, cioè la comunione familiare come Dio l’ha sognata sin dall’inizio della creazione.

“La Famiglia educa alla carità con le opere di misericordia”
Don Paolo ci ha invitati a guardare fuori dal contesto della coppia, ad aprire il nostro sguardo sui figli e sui nonni, perché la famiglia “fabbrica di speranza” è una scuola di amore fra adolescenti e nonni.
E’ vero che viviamo in mezzo a ritmi logoranti e ci dimeniamo tra la cura dei nostri figli e l’accompagnamento nella vecchiaia dei nostri genitori, ma è anche vero che “ la cultura del benessere ci anestetizza” e soffoca i desideri più profondi: quello di essere padre e madre, come anche quello di custodire nella vecchiaia i nostri genitori. Il progresso di una società non si rileva dal grado di diffusione degli strumenti tecnologici, ma da quanto è rispettata questa circolarità del dono e la custodia della vita dal concepimento al suo naturale termine.. Ci sono famiglie che vivono situazioni particolarmente faticose e ci sono genitori che sentono tutta la solitudine nell’accompagnare delicati passaggi dei propri figli.

La vigilanza è necessaria, ma deve essere purificata dall’ansia. Vorremmo sapere sempre dove sono i nostri figli ma Papa Francesco ci chiede: “cerchiamo di capire dove i figli veramente sono nel loro cammino? Dov’è realmente la loro anima, lo sappiamo? E soprattutto: lo vogliamo sapere?” E’ un mestiere difficile quello del genitore, ma l’educazione è una sfida che si vince solo insieme: come coppia, come rete familiare, come comunità civile ed ecclesiale. Bisogna educare con il “metodo famiglia”, cioè adeguare ai figli uno sguardo differenziato a seconda del periodo che ognuno sta vivendo, avendo più comprensione per il figlio più debole e insegnando ai suoi fratelli ad avere nei suoi confronti lo stesso atteggiamento.

Anche nella Chiesa uno dei frutti più belli del cammino sinodale è la conversione al “metodo famiglia”: coniugare verità e misericordia, guardare alle fragilità dei propri figli assumendo come orizzonte la “legge della gradualità”. Papa Francesco ci ha indicato tre verbi: accompagnare, che vuol dire mettersi accanto nello stile di Emmaus; discernere, che vuol dire implorare la luce dello Spirito per poter avere uno sguardo capace di lasciarsi illuminare dalla Parola; integrare, che vuol dire riportare al centro, restituire la stima anche dopo le cadute. Con lo sguardo illuminato dobbiamo accostarci anche agli anziani, perché il futuro ha bisogno di radici salde. Bisogna restituire ad essi i doni che abbiamo ricevuto. Scrive Papa Francesco “Come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani!” Così l’amore familiare diviene il paradigma con cui rinnovare la società.

Laboratori
Nella mattina della domenica sono stati organizzati cinque laboratori e ad ognuno è stata affidata una delle cinque vie del nuovo umanesimo: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Ci si è confrontati, ognuno ha partecipato con entusiasmo e in ogni gruppo sono state raccontate e descritte varie esperienze. Alla fine bisognava sceglierne una o due da condividere una volta tornati tutti insieme. Veramente abbiamo sperimentato che “Lo Spirito come il vento, soffia dove vuole”.

Infatti, abbiamo ascoltato delle storie vere, autentiche: la casa-famiglia che organizza momenti di preghiera e di dialogo per i giovani; la coppia che ha adottato un’altra coppia, l’ha accompagnata per un lungo tragitto e aiutata a risanare le ferite; il gruppo famiglia parrocchiale dove le coppie stanno imparando che nella condivisione ogni problema familiare diventa più semplice da affrontare; la coppia che ha imparato a riconciliarsi dopo il litigio, guardando alla capacità dei propri figli piccoli di fare subito pace; i giovani che, vivendo lontano da casa per motivi di lavoro, hanno scelto di sposarsi, invece di convivere, come suggerivano gli altri; la coppia che è riuscita a far diventare la festa del proprio matrimonio una occasione di riappacificazione tra alcuni componenti delle famiglie di origine; la professoressa che ha raccontato i frutti di un insegnamento come cura integrale della persona e non solo come trasmissione dei saperi; i genitori che hanno detto con sincerità al proprio figlio che non approvavano la sua scelta di convivere, ma che questo non avrebbe cambiato nulla nel loro affetto verso di lui; gli sposi che hanno celebrato 55 anni di nozze e raccontato come ancora oggi sono missionari nell’annunciare la bellezza del matrimonio presso altre famiglie; gli sposi che attraverso la difficoltà della malattia hanno rafforzato il legame coniugale …… Insomma questo convegno ci ha donato una ricchezza di famiglie che sono fermento nella nostra chiesa diocesana. Lo scambio delle esperienze è stata anche occasione di stimolo alla fantasia della carità così necessaria oggi.

Cettina e Pietro


Si è appena concluso il sesto incontro estivo diocesano delle famiglie tenutosi a Campo di Giove nei giorni 17,18 e 19 giugno presso la struttura Oasi di San Francesco, situata nel mezzo di una pineta in una zona verdeggiante, abbastanza tranquilla e silenziosa.
Luogo ideale e conciliante che ha permesso di staccarci dalla routine del vissuto quotidiano e vivere queste tre giornate,  partecipando con interesse a tutti i momenti previsti.
Il tema sul quale abbiamo riflettuto in questo incontro è stato  “La famiglia educa alla carità con le opere di misericordia”.
Nella prima giornata, dopo l’accoglienza e un momento di preghiera, il nostro vescovo Angelo Spina  ha commentato alcuni punti più significativi dell’Esortazione apostolica postsinodale “Amoris Letitia” di papa Francesco, soffermandosi e ribadendo alcuni aspetti e problemi attinenti la famiglia, mettendo in evidenza l’importanza e il ruolo che la famiglia stessa riveste maggiormente nel mondo di oggi, dove la stessa famiglia vive momenti di difficoltà e dove i valori si sono affievoliti.
A seguire abbiamo potuto ascoltare le relazioni di don Paolo Gentili, direttore dell’ufficio nazionale per la pastorale della famiglia, il quale ci ha esortati a vivere la famiglia con gioia, ad amarsi, a non avere paura, a costruire famiglie allenate a cadere ed a rialzarsi, insomma la famiglia deve essere  una palestra dove ci si allena e si impara ad usare la misericordia.
Molto interessanti sono stati i lavori di gruppo, dove ci siamo ritrovati con altre coppie, nel nostro gruppo si è respirato un clima di serenità e di fratellanza, sembrava di conoscerci da tanto tempo.
Questo ha permesso un confronto sincero senza nessun timore di sentirsi minimamente giudicati. Ci siamo confrontati sui punti di riflessioni e sulle sollecitazioni ricevute dalle relazioni, portando all’attenzione dell’assemblea una bella testimonianza di una giovane coppia di sposi che in occasione del loro matrimonio sono riusciti a riportare una riconciliazione in famiglia ricreando così un’armonia di pace.
Che dire! Siamo tornati a casa contenti di aver trascorso queste bellissime giornate, con il cuore colmo di grazia e di gioia, ma anche con la consapevolezza che siamo sempre in cammino e che dobbiamo sempre avere cura l’uno dell’altro in famiglia, tra coniugi, figli e genitori, ma anche verso il prossimo. Questi devono essere i nostri buoni propositi.

Madera e Angelo





foto by A. Mariani