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«Creare casa» (Christus vivit, 217)

Un tempo insieme per riflettere sulla vocazione

  1. Battezzati perciò chiamati: creare casa nella Chiesa

Una dei caratteri che descrivono al meglio la personalità di Gesù risorto, e perciò oggi del tempo liturgico pasquale, è il comando che ritroviamo all’interno del vangelo di Matteo, prima del congedo ascensionale: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato». (Mt 28,19). Tale comando, la Chiesa, da quelle delle origini a quella contemporanea, l’ha da sempre riletta non solo come la volontà del suo stesso fondatore ma anche come la piena compartecipazione al mistero pasquale del Cristo. In altre parole, attraverso l’azione battesimale ogni cristiano, di qualsiasi età e nazionalità, partecipa all’evento storico, e perciò salvifico, di Cristo attraverso la piena comunione e partecipazione alla comunità ecclesiale. Proprio la Chiesa, la quale celebra l’Eucaristia, è il segno concreto e vero dell’evento salvifico di Cristo. 

Il compito della Chiesa, tuttavia, non si conclude semplicemente con dispensare i sacramenti; la Chiesa non può pensarsi tranquilla e in buona salute solo quando, all’interno di un anno solare, celebra più o meno tanti battesimi. La Chiesa è in buona salute quando educa i suoi figli, perciò i battezzati, a prendere coscienza che il battesimo ricevuto è espressione concreta di chiamata vocazionale e che perciò dal battesimo ognuno è chiamato a compiere la volontà di Dio. Il battesimo, perciò, diviene lo spartiacque tra la prima chiamata di Dio a stare con Lui (Mc 3,14) e la seconda chiamata volta all’azione missionaria attraverso la propria stessa vita. (Mc 3,15)

Si deve allora affermare che il battesimo è la prima chiamata di ogni cristiano; anzi, dal battesimo stesso si può parlare di chiamata. Dalla chiamata, perciò, la vocazione alla santità prerogativa di ogni credente. Quando preghiamo per le vocazioni, allora, siamo chiamati a pensare prima di tutto ad ogni battezzato che, nel mettere a frutto la grazia che dal battesimo deriva, persegue la chiamata alla santità, quale completa identità. Così ricordava San Giovanni Paolo II in un documento magisteriale avente per tema principale quello dei laici: «Tutti nella Chiesa, proprio perché ne sono membri, ricevono e quindi condividono la comune vocazione alla santità. A pieno titolo, senz’alcuna differenza dagli altri membri della Chiesa, ad essa sono chiamati i fedeli laici: «Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità; tutti i fedeli sono invitati e tenuti a tendere alla santità e alla perfezione del proprio stato» (ChL 16)

Alla luce di queste parole e perciò nel cuore del tempo pasquale, vogliamo ancora ricordare il dono sovrabbondante che lo stesso Spirito Santo, ha fatto alla nostra Chiesa diocesana donandoci, la scorsa veglia pasquale, due nuovi fratelli battezzati che nel loro sì, hanno scoperto Dio e perciò il disegno che, Lui stesso, ha preparato per loro e per ogni credente. Con loro, riscopriamo la nostra chiamata e il nostro appartenere alla santità di Dio.

don Giacomo Tarullo