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Corpus Domini: Mons. Fusco ci invita a riscoprire l’Eucaristia

Nell’omelia per il Corpus Domini, Mons. Fusco ci invita a riflettere sulla profonda centralità dell’Eucaristia nella vita del cristiano.

L’Eucaristia, sottolinea il Vescovo, è il “dono della vita di Gesù e la vittoria sulla morte”. In essa troviamo l’amore di Dio per noi, un amore che vince ogni peccato e ci offre la salvezza.

Alla Messa Solenne in Cattedrale è seguita la processione del Corpus Domini, per le vie cittadine: “Come Chiesa siamo chiamati a diventare una Chiesa con la brocca in mano che sa riaccendere il desiderio e la sete di Dio. Diventiamo noi la sala del cenacolo, luogo accogliente e ospitale dove tutti possono incontrare Gesù. Spezziamo la nostra esistenza nella solidarietà verso i fratelli per far riconoscere l’amore di Dio”.

Di seguito il testo integrale dell’omelia

 

Corpus Domini 24

Carissimi, la Santissima Eucarestia che stiamo celebrando, sacrificio e sacramento, racchiude come in uno scrigno tutto il Vangelo, tutto ciò che Gesù nella sua esperienza terrena ha voluto consegnarci: il dono della sua vita e la vittoria sulla morte. L’Eucaristia è l’amore di Gesù per il Padre e per gli uomini; è l’amore che l’umanità, da sempre, aveva desiderato e cercato; l’amore che vince l’origine di ogni malvagità umana, cioè il peccato.

 

La prima lettura e il brano del vangelo sono strettamente legati, vengono a presentarci la prima alleanza e la seconda alleanza. Nell’antichità ogni patto sancito tra due contraenti presentava dei riti da osservare e delle norme che ne stabilivano il rispetto. Nell’antica alleanza il popolo si impegnava a rispettare i comandamenti e il Signore avrebbe salvato e protetto il popolo. Così si stabilivano i patti tra i popoli e tra le famiglie. Nell’antica alleanza Mosè asperge il popolo col sangue degli animali sacrificati per sancire un patto di sangue, una alleanza segnata dal sangue della vita. Il popolo di Israele deve constatare con amarezza che non rimarrà fedele all’alleanza, si ritroverà sempre fallimentare.

Anche Gesù nel Vangelo sceglie come segno di alleanza il sangue ma non è quello degli animali ma il suo sangue, che sarà realmente versato nel sacrificio della croce dando la sua vita.

L’uomo partecipa in questa nuova alleanza e vi può rimanere fedele non più per uno sforzo ma per grazia, per un dono dall’alto. Cristo inviato dal Padre a prendere la carne umana diventa il SI davanti al Padre di tutta l’umanità. L’umanità visitata da Dio, in Cristo, non ha da compiere uno sforzo a cui non può rimanere fedele, perché segnata dal peccato, ma è Gesù che ci santifica e ci purifica col dono di sé. La Chiesa, ogni cristiano è chiamato ad accogliere Cristo e diventare con lui un solo corpo. Mangiando l’eucarestia non viviamo più per noi stessi ma diventiamo Cristo, che vive in noi e opera grazie allo Spirito Santo. Pur essendo deboli siamo un solo corpo con Lui, non si tratta di fare sforzi ma di allearsi con il forte con Gesù.

 

È proprio dall’Eucaristia che sorgono i veri riformatori della Chiesa – Francesco, Benedetto, Teresa, Ignazio, Charles de Foucauld; è da lì che si forgiano i confessori della fede e i martiri, è da lì che, nonostante tutto, vite apparentemente e realmente lontane da Dio approdano alla conversione.

 

Nel Vangelo emergono alcuni punti importanti che possono aiutarci ad approfondire la presenza di Gesù eucarestia nella nostra vita. Gli apostoli chiedono a Gesù: “dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?” Dove Gesù vuole celebrare la Pasqua con noi? In quale luogo?

 

La prima indicazione che viene data ai discepoli è quella di seguire l’uomo con la brocca d’acqua. Quest’uomo di cui non conosciamo neppure il nome diventa una guida per i discepoli per raggiungere il Cenacolo. La brocca d’acqua sarà per i discepoli un segno di riconoscimento. La brocca ci fa pensare alla Samaritana incontrata da Gesù al pozzo di Giacobbe e ci fa riflettere sulla sete che ogni uomo avverte, sete di acqua per il corpo ma anche la sete di senso, di verità. Siamo tutti alla ricerca di una sorgente che ci disseta, abbiamo sete di qualcosa che dia pienezza alla nostra vita che solo il Signore ci può dare.  

Questo primo segno che oggi il Signore ci invita a discernere ci dice che se vogliamo celebrare l’Eucarestia occorre riconoscere la nostra sete di Dio, che abbiamo bisogno di dissetarci da Lui, desiderosi del suo amore, della sua presenza. Da soli non riusciamo, occorre che ci doni la sua vita, il suo cibo. Alla Samaritana che chiede l’acqua Gesù darà l’acqua viva che zampilla per l’eternità. Soltanto se abbiamo sete di Dio possiamo accostarci all’altare dell’Eucarestia. Dobbiamo constatare che seppure ci sia nell’uomo di oggi tanta sete non è in Gesù che trova la risposta alle sue necessità. A volte sembra che si sia estinta la domanda di Dio. Gesù sembra non attirare più.

L’uomo della brocca accompagna i discepoli al Cenacolo, li porta a celebrare con Gesù l’Eucarestia. La Chiesa ha questa missione di suscitare il desiderio la sete, ogni cristiano è l’uomo della brocca che alimenta il desiderio dell’acqua vera e accompagna nei luoghi dove si possa incontrare Gesù. Come suscitare nuovamente questo desiderio di Dio? Come accompagnare alla vera sorgente della vita?

 

L’uomo della brocca mostrerà ai discepoli al piano superiore una grande sala, lì gli apostoli prepareranno la Pasqua, la cena. Per celebrare l’Eucarestia ci vuole un grande sala, Gesù non sceglie un luogo angusto ma una sala grande, accogliente, arredata, ben preparata. Gesù desidera celebrare la Pasqua nella sala ben arredata del nostro cuore, in un cuore accogliente, dove sente di essere desiderato, amato e adorato.

 

Tanti santi che la storia ci ha consegnato hanno fatto del loro cuore il cenacolo dove Gesù ha celebrato la sua Eucarestia. Così padre Charles De Foucauld che viveva ore e ore davanti al Santissimo e fu proprio davanti all’Eucaristia che consumò la sua vita nel martirio. Madre Elvira nella sua esperienza per offrire una salvezza e ritrovare il senso della vita a tanti giovani distrutti, li mette davanti all’Eucaristia perché è lì, anche nella fatica, che questi realizzano un autentico recupero e diventano capaci di aiutare tanti altri.

Carlo Acutis per prepararsi all’incontro con Gesù, faceva tutti i giorni o prima o dopo la Messa un poco di Adorazione Eucaristica. Diceva sempre che “davanti al sole ci si abbronza, ma davanti all’Eucaristia si diventa santi!”. Da questa sua consapevolezza viene la sua frase, ormai famosa: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo!”

 

“Mentre mangiavano, (Gesù) prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.” Un segno che sarà riconosciuto dai discepoli di Emmaus quando si metteranno a tavola con quel viandante sconosciuto. Gesù nell’ultima cena spezza il pane, spezza la sua vita, si offre totalmente per noi, in questo segno riconosciamo l’amore del Padre, il dono grande di sé per tutta l’umanità. Non chiede sacrifici ma si sacrifica. Gesù è un pane spezzato perché tutti abbiano la vita e insegna anche a noi, che ci nutriamo di lui, a spezzare la nostra vita, il nostro cuore, il nostro tempo per i fratelli e le sorelle che siamo chiamati ad amare e servire. Tra poco usciremo per la processione del Corpus Domini come Chiesa siamo chiamati a diventare una Chiesa con la brocca in mano che sa riaccendere il desiderio e la sete di Dio. Diventiamo noi la sala del cenacolo, luogo accogliente e ospitale dove tutti possono incontrare Gesù. Spezziamo la nostra esistenza nella solidarietà verso i fratelli per far riconoscere l’amore di Dio. 

 

L’antica preghiera riportata nella Didaché (uno dei più antichi scritti cristiani) così si esprime: “Come tanti piccoli grani di frumento provenienti dalle campagne hanno formato questo pane, così o Signore, tutti noi provenienti dalle nostre case, dalle nostre strade, possiamo diventare ed essere tuo corpo, tua Chiesa, tuo sacramento di salvezza nel mondo in cui viviamo”. Amen

 


 

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