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CASTEL DEL MONTE: CERIMONIA DI RICONSEGNA DELL’ALTARE LIGNEO BAROCCO

Quando la bellezza recuperata diventa metafora della vita

Era di sabato e c’era neve quando mons. Michele Fusco nell’anno 2021 riapriva la chiesa di San Rocco in Castel del Monte, a quasi dodici anni dal sisma del 2009. In quella circostanza l’auspicio che accompagnò la gioia e la soddisfazione per il risultato ottenuto fu quello di poter rivedere un giorno anche l’altare ligneo barocco della suddetta restituito al suo pieno splendore.

Il 25 Novembre 2023 era sabato e c’era neve, quando mons. Michele Fusco è tornato a Castel del Monte per benedire il restaurato altare, restituendo finalmente alla comunità castellana la chiesa nella sua interezza. Piena soddisfazione nelle parole del sindaco – Matteo Pastorelli – per il risultato raggiunto a coronamento di un significativo lavoro di recupero dell’intero immobile che come uno scrigno – ha sottolineato il funzionario di zona, lo storico dell’arte dott. Fiore – custodisce questa macchina devozionale.

L’intervento di restauro interamente gestito e finanziato dalla Soprintendenza, nella persona del RUP Arch. Valerio Piovanello, della restauratrice Maria Fernanda Falcón Martinez, dello storico dell’arte Dott. Saverio Ricci, del direttore dell’Impresa Arch. Vincenzo Mammarella, risultando come il primo effettuato fino ad ora, ha reclamato un consistente quanto delicato lavoro di pulitura, reintegrazione, consolidamento, trattamento delle superfici gravemente compromesse.

La bellezza di questo manufatto si inscrive nell’ampio panorama delle macchine barocche lignee che abitano non solo la chiesa di S. Rocco ma anche la Madonna del Suffragio, San Donato e San Marco in Castel del Monte; la Madonna delle Grazie a Calascio; San Giovanni a Castelvecchio Calvisio.

Ammirando il pregiato lavoro di recupero dell’altare di San Rocco, di riflesso ci si accorge del parallelismo che si può tracciare anche con la vita. Come nel restauro, anche nella vita si deve procedere a puliture che restituiscano colori, sfumature, caratteristiche opacizzate, adombrate, velate dalla sedimentazione del tempo e delle vicende. Come nell’opera d’arte, la vita non attraversa tutte le epoche conservando tutti i pezzi; alcuni si danneggiano, altri si consumano, altri si perdono irreparabilmente; alcuni possono essere reintegrati – purché distinguibili – altri no, per non creare “falsi”…per non divenire “falsi”.

 Nel restauro, in qualunque forma di “restauro” la dialettica tra l’anelito al “per sempre” e la lenta ma inesorabile fragilità che conduce al termine di tutte le cose, traccia quella folle corsa contro il tempo per trattenere il più possibile una bellezza, irreparabilmente e intrinsecamente rapita alla caducità. 

Oliviero Liberatore