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Santa Messa in suffragio di Papa Benedetto XVI

20 gennaio 2023 – Messa in suffragio di Papa Benedetto XXVI, Cattedrale di San Panfilo in Sulmona.

Di seguito l’omelia di S.E. Mons. Michele Fusco, vescovo di Sulmona-Valva:

In comunione con tutta la Chiesa, che in questi giorni ha elevato al Padre preghiere per Papa Benedetto XXVI, ci ritroviamo come comunità diocesana di Sulmona – Valva, che ha avuto il privilegio di avere il 4 luglio 2010 una particolare visita di Papa Benedetto, con sentimenti di gratitudine al Signore, a offrire il Sacrificio Eucaristico in suo suffragio. Incontrando i giovani in questa Cattedrale Papa Benedetto li invitò a seguire l’esperienza di San Pietro del Morrone, Celestino V, nel ricercare il silenzio per ascoltare e distinguere la voce di Dio che parla al cuore. Invitava i giovani a trovate sempre uno spazio nelle proprie giornate per Dio, per ascoltarlo e parlargli. Diceva: “Chi segue Lui non ha paura nemmeno di rinunciare a se stesso, alla sua propria idea, perché “chi ha Dio, nulla gli manca”, come diceva santa Teresa d’Avila”.

La nostra celebrazione si inserisce nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in questi giorni è posta davanti ai nostri occhi e nel nostro cuore questa affermazione del profeta Isaia: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia.” (Is 1,17). Un richiamo forte, in un tempo come il nostro ricco di tante sfide e incertezze, a perseguire con decisione il vero bene, a discernere alla luce della Parola ciò che è male e ciò che è bene. La Parola di Dio che ci raggiunge dall’alto ci accompagna in un percorso dove nella ricerca della verità e della giustizia non possiamo che ritrovarci uniti intorno al nostro unico Maestro Gesù Cristo. Come abbiamo ascoltato dal Rogito, Papa Benedetto ha promosso con successo ed in tanti modi il dialogo con le varie confessioni cristiane e le altre religioni, cercando sempre di instaurare con tutti un rapporto fraterno e di comunione.

Non possiamo non constatare che la tentazione della divisione, di cui parla San Paolo nella prima lettera ai Corinti (1Cor 1,10-17) quando afferma che ci sono discordie nella comunità poiché alcuni dicono di essere di Paolo, altri di Cefa, altri di Cristo, ritorna di grande attualità. Quando la Chiesa confonde il Maestro con il discepolo, il Signore con i suoi rappresentanti, allora si genera una grande confusione. Esaltando la mediazione umana, si confonde la vera Parola con le tante parole, la voce di chi grida nel deserto con il Verbo incarnato. Quando si vuole contrapporre, come a volte accade in questo tempo, Papa Benedetto e Papa Francesco, non si fa altro che seguire la strada della divisione e non della comunione e della fraternità, ancora una volta si cade nella tentazione di affermare di essere di Paolo o di Cefa. Abbiamo potuto invece constatare che i due ultimi successori di Pietro hanno dimostrato, nel tempo in cui li abbiamo visti insieme, un forte legame personale ed ecclesiale, per questo ringraziamo il Signore che li ha scelti e preghiamo perché conservi la Chiesa: Una, Santa, Cattolica ed Apostolica.

Il brano del Vangelo di questa celebrazione ci presenta un momento solenne della vita di Gesù: la scelta dei 12 Apostoli. L’Evangelista Marco inizia il racconto dicendo che Gesù salì sul monte, la scena ci ricorda l’esperienza di Mosè sul monte Sinai, l’antica alleanza, un evento solennissimo in cui Dio scende sul monte per dialogare con Israele e stringere una Alleanza fondata sulle dieci parole. Gesù viene presentato come il nuovo Mosè che sta dando inizio ad una nuova Alleanza. Come afferma la lettera agli Ebrei, nella prima lettura, Dio ha scelto di stabilire una nuova alleanza in Gesù che viene a superare quella prima Alleanza a cui il popolo non è rimasto fedele. Lo stesso episodio evangelico raccontato da Luca mette in evidenza che quanto Gesù sta per fare è preceduto da una notte di preghiera, solo nell’intimità profonda col Padre può generare il Nuovo Israele: la Chiesa, fondata sui dodici apostoli.

Papa Benedetto rivolto ai seminaristi tedeschi nel suo viaggio a Friburgo così commenta: “Mi colpisce sempre più di tutto il modo in cui san Marco, nel terzo capitolo del suo Vangelo, descrive la costituzione della comunità degli Apostoli: “Il Signore fece i Dodici”. Egli crea qualcosa, Egli fa qualcosa, si tratta di un atto creativo. Ed Egli li fece, “perché stessero con Lui e per mandarli”: questa è una duplice volontà che, sotto certi aspetti, sembra contraddittoria. “Perché stessero con Lui”: devono stare con Lui, per arrivare a conoscerlo, per ascoltarlo, per lasciarsi plasmare da Lui; devono andare con Lui, essere con Lui in cammino, intorno a Lui e dietro di Lui. Ma allo stesso tempo devono essere degli inviati che partono, che portano fuori ciò che hanno imparato, lo portano agli altri uomini in cammino – verso la periferia, nel vasto ambiente, anche verso ciò che è molto lontano da Lui. E tuttavia, questi aspetti paradossali vanno insieme: se essi sono veramente con Lui, allora sono sempre anche in cammino verso gli altri, allora sono in ricerca della pecorella smarrita, allora vanno lì, devono trasmettere ciò che hanno trovato, allora devono farLo conoscere, diventare inviati. E viceversa: se vogliono essere veri inviati, devono stare sempre con Lui . . . come sacerdoti dobbiamo uscire fuori sulle molteplici strade in cui si trovano gli uomini, per invitarli al suo banchetto nuziale. Ma lo possiamo fare solo rimanendo sempre presso di Lui.

«[…] Imparare ciò, questo insieme di uscire fuori, di essere mandati, e di essere con Lui, di rimanere presso di Lui, è – credo – proprio ciò che dobbiamo imparare nel seminario. Il modo giusto del rimanere con Lui, il venire profondamente radicati in Lui – essere sempre di più con Lui, conoscerLo sempre di più, sempre di più non separarsi da Lui – e al contempo uscire sempre di più, portare il messaggio, trasmetterlo, non tenerlo per sé, ma portare la Parola a coloro che sono lontani e che, tuttavia, in quanto creature di Dio e amati da Cristo, portano nel cuore il desiderio di Lui». (Papa Benedetto XXVI ai seminaristi Friburgo 24 settembre 2011)

Questo il commento di Papa Benedetto ai seminaristi in cui emerge tutta la dinamica del saper coniugare il rimanere con Gesù e l’andare a predicare e a scacciare i demoni. Si è veri discepoli di Gesù se sappiamo unire l’impegno dell’intima comunione personale e comunitaria con il Maestro e la spinta ad uscire per donare a tutti la gioia del Vangelo.

Siamo solitamente abituati ad ascoltare i nomi dei dodici e spesso non ci accorgiamo della loro grande diversità, se prendiamo in rassegna quei dodici nomi ci accorgiamo che la scelta di Gesù ricade su dodici personalità molto diverse fra di loro e a volte addirittura opposte. Ci sono pescatori, intellettuali, tradizionalisti, alcuni che rasentano l’essere terroristi come gli Zeloti, pubblicani, ebrei ortodossi ecc. perfino colui che lo tradirà. Sceglie una varietà di persone, quasi a dire che nella Chiesa sarà sempre così, non sceglie i perfetti, i migliori, neppure con gli stessi interessi culturali, sono diversi ma li accomuna l’unica fede nel loro Maestro Gesù. La scelta è fatta da Gesù, è lui che chiama a stare con lui, a ciascuno è richiesto di rispondere e di aderire a lui.

Nel salutare Papa Benedetto in questi giorni abbiamo assistito con grande commozione, così come è accaduto per Papa Giovanni Paolo II, ad una grande manifestazione di affetto verso il Papa defunto e di gratitudine verso il Signore per il grande dono che la Chiesa ha ricevuto nella testimonianza di santità di Papa Benedetto.

Ciascuno ha impresso nel cuore i tanti ricordi legati alla sua vita, al suo pontificato e ai tanti discorsi e scritti che ci ha lasciato. Papa Benedetto ha donato alla Chiesa la sua testimonianza di fede profonda e sincera, ha mostrato al mondo la bellezza di seguire Cristo offrendo tutta la sua vita per Lui. Grazie Signore per il grande dono di Papa Benedetto XXVI.

Alla misericordia del Signore e alle braccia di Maria nostra Madre lo consegniamo sicuri che ha già raggiunto la patria del cielo. Amen.