Notizie 

San Panfilo patrono e modello di pastore: le omelie del vescovo Fusco in occasione della festività liturgica

La città di Sulmona così come l’intera diocesi di Sulmona-Valva ha ricordato, oggi, il suo santo patrono Panfilo. Nella serata di ieri, nel celebrare i primi vespri della solennità, è stato svelato l’artistico busto reliquiario simbolo e sinonimo di una devozione al santo, antica e ben radicata. Di seguito si riportano le omelie del vescovo Fusco pronunciate in occasione dei I vespri solenni a commento della Prima lettera di Pietro, la sera del 27 aprile, e del pontificale che ha preceduto la processione:

Nella sua prima lettera san Pietro esorta gli anziani, i responsabili delle prime comunità cristiane, cioè i presbiteri a pascere il gregge di Dio che è stato loro affidato.

Pascere il gregge, ricorda a tutti noi l’immagine del buon pastore. Gesù stesso così si definirà: Io sono il buon pastore. La stessa immagine del Pastore fa volgere il nostro sguardo a San Panfilo pastore della nostra chiesa di Sulmona-Valva di cui celebriamo la festa. Guidare, condurre, insegnare, accudire, nutrire, prendersi cura, tutte attenzioni che il pastore deve avere verso il gregge che il Padre gli ha affidato. Dall’altro lato il gregge è chiamato a essere disponibile, mansueto a lasciarsi condurre dal Pastore, riconoscendo in lui l’amore particolare del suo Signore, unico Pastore, di cui tutti noi pastori siamo immagine e segno.

Traspare dalle parole di Pietro la preoccupazione per i pastori e per il gregge, affinché possano camminare, ciascuno secondo la propria vocazione, alla sequela di Gesù.

Gregge e pastore un binomio inscindibile, una persona non può essere definita col nome di pastore se non è legata a un gregge, non c’è pastore che non abbia un gregge da condurre. Nella Chiesa, non ci sono vescovi o presbiteri o diaconi che non svolgano un servizio di guida di una comunità o di un gruppo di persone. Così come non c’è gregge senza pastore.

Gesù si rattristerà quando guardando la folla che lo seguiva dovrà constatare che erano come pecore senza pastore, sarà lui a chiedere di pregare perché non manchino operai nella sua messe.

In un tempo come quello di oggi in continuo mutamento, dove emerge tanto individualismo e spesso ci si preoccupa solo di se stessi, dove avvertiamo la carenza di figure paterne, sia nella famiglia che nella scuola, la Chiesa è chiamata, attraverso i suoi pastori, a prendersi cura del popolo di Dio. Prendersi cura vuol dire:

  • Guardare le persone con occhi nuovi senza giudizi o basandosi sulla simpatia;

  • Nutrire con i doni del cielo e i sacramenti della grazia la comunità dei credenti;

  • Essere accoglienti e capaci di ascolto misericordioso;

  • Saper accompagnare con pazienza tutti a scoprire la propria vocazione nell’ascolto della Parola di Dio;

  • Farsi carico delle ferite che ciascuno porta nel suo cuore, che il tempo ha lasciato e di cui avverte ancora il dolore;

  • Prendersi cura è non attendere chi si è smarrito ma mettersi in cammino per cercarlo tra le molteplici difficoltà del mondo contemporaneo;

  • Attendere con pazienza e profonda preghiera chi ha sperperato il patrimonio di grazia che gli era stato affidato;

Consapevoli che nessun pastore agisce da solo ma fa parte di un collegio episcopale o presbiterale (non si è pastori da soli ma con gli altri vescovi e presbiteri) siamo chiamati a passare, come dice spesso Papa Francesco, dall’io al noi, per guardare insieme alla complessità dei problemi che questo tempo, in continuo mutamento, ci chiede di affrontare.

Chiediamo, per l’intercessione di San Panfilo, che la nostra Chiesa di Sulmona – Valva abbia dei santi pastori e, impegniamoci, come comunità di discepoli, a seguire Gesù Buon Pastore che si fa presente, oggi, nei vescovi e nei presbiteri della nostra Chiesa. Preghiamo innanzitutto per Papa Francesco che, come pastore premuroso, in questi giorni, si mette in viaggio verso l’Ungheria e per quanti, come San Panfilo, sono chiamati a condurre sulle strade del Vangelo coloro che si riconoscono discepoli del Signore Gesù.

———————————————————————————

(omelia del Pontificale tenutosi in cattedrale alle ore 17,00)

Carissimi, in questo giorno di festa per tutta la Diocesi, ho voluto dare avvio alla Visita Pastorale, l’avevo già annunciata il 4 febbraio del 2020 ma la situazione sociale, le problematiche legate al Covid, hanno modificato i nostri progetti rivelando che la volontà del Signore era un’altra. In questi cinque anni di episcopato ho già visitato e conosciuto in varie occasioni tutte le comunità della diocesi sia per le celebrazioni delle Cresime, durante le feste patronali e in altri momenti celebrativi, culturali e di formazione.

La Visita Pastorale però, è un tempo di grazia speciale che mi darà la possibilità, insieme con i convisitatotori, di sostare per più giorni nelle comunità parrocchiali sparse sul nostro territorio, così da percorrere un tratto di strada fianco a fianco e fare la stessa esperienza dei discepoli di Emmaus nel giorno di Pasqua. Camminare insieme, Vescovo e Comunità parrocchiale, lasciando che il Maestro si affianchi a noi e lungo la strada riscaldi i nostri cuori con la sua Parola e il suo sguardo misericordioso.

In questo tempo di cambiamenti così repentini, dove spesso le nostre comunità cristiane si trovano ad affrontare il sempre più frequente allontanamento dalla fede e dai valori cristiani, il fallimento degli sforzi per l’evangelizzazione, come Buon Pastore mi accosto con discrezione al cammino di ogni comunità per incoraggiare, accompagnare e correggere dove fosse necessario. Perché docili all’azione dello Spirito Santo, pastori e fedeli, in continuità e fedeltà alla tradizione millenaria della Chiesa, continuiamo a percorrere le strade antiche e sempre nuove che l’oggi della storia ci pone davanti, per attraversare, con l’aiuto di Dio, i tanti deserti contemporanei e le tempeste contrarie all’annuncio della buona novella del Vangelo, per proiettarci con amore e misericordia verso la missione evangelizzatrice del nostro tempo.

Nel percorso sinodale abbiamo voluto porci in ascolto delle voci e delle sfide del nostro tempo, abbiamo vissuto con particolare cura questa prima fase dedicata all’ascolto. Il Sinodo procederà con la fase sapienziale, ma l’ascolto resta imprescindibile come stile ecclesiale. La Chiesa tutta si pone in ascolto, sempre e continuamente, delle esperienze e delle sofferenze del nostro popolo. La visita pastorale si pone in questo solco sinodale dove, dalle relazioni che ogni comunità ha inviato, accoglieremo insieme ciò che lo Spirito dice alla Chiesa in questo nostro tempo.

Cammin facendo insieme col Risorto potremo allora raccontare cosa è accaduto nelle nostre esperienze di fede, quali sono state le gioie, quali sono le speranze, potremo condividere i dolori e narrare tutte quelle occasioni in cui non siamo riusciti a riconoscerlo, che lo abbiamo ritenuto uno dei tanti viandanti, un fantasma oppure straniero per la nostra vita.

La presenza del Maestro, con la sua Parola, ci ricorderà ancora quello che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.”

Lo riconosceremo, come i discepoli di Emmaus, quando radunati intorno all’altare spezzeremo il pane, come Lui ci ha insegnato, allora gli occhi si apriranno alla speranza. Così come è accaduto per San Paolo, come ci ha raccontato la prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli: dopo il suo incontro con Gesù e la sua conversione si sono aperti i suoi occhi nel riconoscere in Gesù il suo salvatore. L’incontro folgorante sulla strada di Damasco e l’accoglienza nella comunità dei cristiani trasforma Paolo da accanito persecutore ad entusiasta evangelizzatore del suo tempo. Come comunità e come singoli, siamo chiamati anche noi a questa conversione: essere credibili e appassionati testimoni del Risorto, annunciatori gioiosi e instancabili della Parola che salva.

Tutti noi siamo invitati alla mensa eucaristica, nella lode e nel ringraziamento perché il Signore non abbandona mai i suoi figli, ma vive con loro per sempre. Dopo aver condiviso il pane del cielo e, le nostre attese e speranze, come i discepoli di Emmaus, riprenderemo il cammino verso Gerusalemme, verso la città dove gli uomini hanno crocifisso il Signore. Lo faremo senza paura ma con coraggio, non da soli ma insieme, illuminati dalla forza di un incontro che ha impresso nel nostro cuore, come un fuoco ardente, un’esperienza indelebile, così com’è accaduto a San Paolo. I discepoli di Emmaus sono stati trasformati da un incontro che ha segnato per sempre la loro vita, il Crocifisso è risorto, colui che era morto ora è vivo e, non potendo più contenere la loro gioia, sono andati a condividerla con la comunità degli apostoli a Gerusalemme.

Nell’esperienza terrena di Gesù, come nella nostra esperienza di annuncio, non siamo sempre accolti con entusiasmo; infatti, nel Vangelo nella Sinagoga di Cafarnao alcuni Giudei non accettano Gesù, si oppongono a Lui, non credono che attraverso di Lui possano avere la vita vera, piena di comunione col Padre. Gesù invita, loro e noi, a entrare in questa intimità col Padre attraverso di Lui, con l’ascolto della Parola e nutrendoci dell’Eucarestia. Così potremo scoprire la pienezza della vita, faremo l’esperienza di poter vedere, come a Emmaus, Cristo vivo in mezzo a noi. Se impariamo e sperimentiamo che Gesù può saziare, col suo corpo e il suo amore, il vuoto interiore che scopro nel mio camminare quotidiano, se mi saprò nutrire d’Amore, allora potrò diventare Amore per i fratelli.

Se invece mi nutro di spazzatura, cioè faccio entrare nella mia vita tutto ciò che Gesù ha lottato, i giudizi: Chi è senza peccato scagli la prima pietra; le invidie: togli prima la trave dal tuo occhio e poi la pagliuzza dall’occhio del fratello; la vendetta: Padre perdona loro perché non sanno quel che fanno; il non saper perdonare: perdona settanta volte sette; l’avarizia: date e vi sarà dato. Se mi nutro di spazzatura, di surrogati vuoti di verità, la mia esistenza sarà continuamente segnata da malattie che mi conducono all’insoddisfazione e all’infelicità. Se ci nutriremo d’Amore, allora saremo Amore, sapremo dare misericordia, avremo un cuore che accoglie, chi ci starà accanto saprà scorgere dalle nostre parole e dai nostri gesti la gioia del Risorto.

Così ha vissuto San Panfilo evangelizzando le nostre terre con la sua testimonianza di vita, donando carità ai più bisognosi, spezzando il pane dell’eucarestia e della condivisione con gli emarginati. A tutti voi fedeli chiedo di pregare intensamente fin da oggi perché la Visita Pastorale sia un dono di grazia per tutta la nostra Chiesa Locale.

Ho voluto aprire la visita pastorale nel giorno in cui la nostra Chiesa solennemente fa memoria del vescovo Panfilo perché la sua santità possa guidare il cammino che faremo insieme, con la certezza rassicurante che se “Il Signore è il mio pastore: nulla mi potrà mancare” (Salmo 22).

Quanto vorrei che la chiesa di Sulmona – Valva, accogliendo l’ultimo successore di san Panfilo, sentisse che la Parola di Gesù è vera e la grazia di appartenere a Cristo nella Chiesa sia un dono incommensurabile dell’amore di Dio. Che questa terra più volte benedetta per intercessione di San Pietro del Morrone, Papa Celestino V, apra i cuori e spalanchi le porte delle nostre comunità alla gioia del Vangelo. Amen.