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Messa del Crisma

Mercoledì 27 marzo nella Cattedrale di San Panfilo si è celebrata la Santa Messa del Crisma, di seguito l’omelia del Vescovo Michele:

Carissimi fratelli e sorelle, lasciamoci avvolgere dalla bellezza della liturgia di questa Messa Crismale, dal profumo dell’olio, dagli sguardi dei fratelli e delle sorelle che ci circondano, dalle strette di mano; dalla luce che sprigiona il dono dell’Eucarestia, dalla presenza dei sacerdoti e dei diaconi che partecipano a questa liturgia, lasciamo che la gioia di questo giorno del Crisma pervada il nostro cuore, la nostra anima, la Chiesa tutta di Sulmona – Valva.

Perché questo possa accadere occorre che, come nella Sinagoga di Cafarnao, lo sguardo di tutti noi sia fisso verso una sola persona Gesù Cristo: “Il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra”, come abbiamo ascoltato dal libro dell’Apocalisse. Orientiamo il nostro sguardo a Gesù, sia Lui il nostro unico riferimento, ogni battezzato guardi a Colui che hanno trafitto e solo in lui potrà trovare la bellezza e la pienezza di vita.

Guardate a lui e sarete raggianti”, così afferma il Salmo; noi tutti come popolo di Dio riflettiamo una luce che non è nostra ma viene da Colui che ha attraversato la sofferenza e la morte per farci diventare tutti figli del Padre del cielo, figli della luce di Pasqua.   

“Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione. . .” Per ben due volte, nella prima lettura e nel Vangelo, abbiamo ascoltato questa Parola, se il Signore ha voluto rivolgere per due volte questa espressione alla Chiesa significa che in queste parole è racchiuso un messaggio importante per tutti noi in questo giorno santo.

Così Gesù inizia la sua predicazione presentando lo Spirito del Padre che lo avvolge e gli viene donato dall’alto. Quello stesso Spirito che aveva riempito di grazia Maria portando nel suo grembo il figlio di Dio, quello Spirito disceso al Giordano su Gesù, lo stesso Spirito che ritroviamo nei momenti più importanti della missione di Gesù. È lo Spirito il protagonista ed è Lui che opera nella Chiesa attraverso l’azione sacramentale che genera e accompagna i cristiani di ogni generazione. Gli stessi oli che oggi benediciamo diventano santi perché, invocando lo Spirito, il Padre ci dona la sua grazia attraverso di essi. È lo Spirito all’origine di ogni vocazione matrimoniale, sacerdotale, religiosa . . . Senza lo Spirito tutto muore, non c’è vita, non ci sono carismi e neanche ministeri. O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore di tutti i tuoi fedeli . . . Senza la sua forza nulla è nell’uomo.  San Paolo ci ricorda che “La lettera uccide, lo Spirito dà vita”. “Senza lo Spirito Santo Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa è una semplice organizzazione, l’autorità è una dominazione, la missione una propaganda”. (Patriarca Atenagora)

“Lo Spirito del Signore è sopra di me … mi ha consacrato … mi ha mandato.” Tutti noi battezzati abbiamo ricevuto lo stesso Spirito, ogni cristiano, in particolare ogni sacerdote, può ripetere le stesse parole di Gesù. Siamo stati investiti dal dono dello Spirito, abbiamo ricevuto l’unzione sulla fronte, sulle mani. Come nella sinagoga di Cafarnao ai tempi di Gesù oggi nella Chiesa continua a compiersi quanto è stato annunciati dal profeta Isaia: il Signore mi ha consacrato .. . mi ha mandato. Il Regno di Dio, giunto a noi attraverso il Figlio di Dio, ora continua ad essere vivificato dallo Spirito in un popolo tutto consacrato, un popolo tutto inviato.

Due verbi risuonano fortemente in questa celebrazione: consacrato e mandato. Gesù è il consacrato del Padre, Lui è stato consacrato e inviato dal seno della Trinità per ungere tutti coloro che sono assettati e affamati di verità e di salvezza. Consacrare nel nostro vocabolario vuol dire togliere una realtà dalla dimensione materiale e porla a parte, metterla in un’altra dimensione, quella divina. Questa consacrazione non è un privilegio ma una investitura. Gesù entra nella storia dell’umanità per annunciare la liberazione definitiva dall’oppressione del male, attraverso il suo passaggio e la sua vittoria sulla morte, per portare tutta l’umanità verso la vita nuova. La Chiesa stessa, tutto il popolo di Dio, il Corpo di Cristo, celebra in questa Eucarestia e in tutte le Messe questa esperienza di essere consacrata con Cristo e annuncia la definitiva liberazione dal dominio del male e della morte.

Gli Apostoli per primi, chiamati da Gesù, hanno vissuto questa esperienza, lasciando tutto e, consacrati dalla Parola del Maestro, si misero dietro di Lui con entusiasmo, quando però arrivarono a vivere lo scandalo della Croce, della Pasqua, giunsero a rinnegare e ad abbandonare Gesù. Fecero i conti con la loro fragilità e piccolezza. Quando poi incontrarono il Risorto, trasformati dal Paraclito, accolsero lo Spirito Santo, superarono le paure e andarono in tutto il mondo: “a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione”, a testimoniare, fino a dare la vita, “la libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”.

La Chiesa, un popolo consacrato col battesimo, che ricorderemo solennemente nella Veglia Pasquale, resta segnata dalla sua umanità e fragilità, fatta da persone che portano con sé tutti i drammi, le cadute, le ferite, ma allo stesso tempo con l’unzione battesimale e per i sacerdoti, diaconi e vescovi, con l’unzione dell’ordine sacro, è orientata ad altro. Prima eri solo un uomo, una donna ora sei figlio di Dio, ora sei Chiesa, è avvenuto un cambiamento, una nuova dimensione, eri una realtà solo umana ora sei immerso in Dio, fai parte della comunità del Risorto, fatta di uomini peccatori e santi. Siamo un popolo di consacrati, messi da parte per Dio per ungere del profumo della bellezza del cielo ogni fratello e sorella che incontriamo sulle strade del mondo. Non siamo stati scelti per essere messi sotto una campana di vetro, e rimanere a guardare noi stessi, compiacendoci di quanto siamo belli e bravi, la consacrazione non è per noi ma per il bene del mondo: siamo consacrati per essere mandati. Ciascuno con il suo ruolo, laici e sacerdoti. Ma quando non svolgiamo la nostra missione, ministeriale, sacerdotale, coniugale, di consacrati, l’unzione che abbiamo ricevuto comincia a non emanare più il suo profumo. Stasera con la benedizione degli oli santi ripropongo a tutta la Chiesa di Sulmona – Valva di riscoprire (rinnovare) la sua vocazione missionaria attraverso i doni sacramentali ricevuti.

Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium afferma: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato all’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione.” (EG 24)

Carissimi sacerdoti, religiosi e diaconi se tutto il popolo di Dio è consacrato e mandato noi lo siamo ancora di più per una unzione particolare che abbiamo ricevuta. Chiamati, scelti, consacrati e inviati come Gesù: “a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi . . . per consolare tutti gli afflitti”.

Consegno a voi questi oli perché scorrano nelle vostre comunità e generino nuovi cristiani partoriti dallo Spirito Santo per costruire la Chiesa del Signore inviata ad evangelizzare. Noi sacerdoti siamo consacrati ma portiamo in noi sempre quelle fragilità del nostro essere imperfetti, quindi sempre chiamati alla conversione. Tutti noi facciamo esperienza di vivere delusioni, fatiche, debolezze, a volte sembra che quell’ideale che abbiamo sognato all’inizio del nostro cammino vocazionale si affievolisca. Subentra l’abitudine, la rassegnazione, la tristezza, a volte lo scoraggiamento che può portarci ad un certo compromesso che ci fa accontentare del minimo che possiamo fare, l’unzione ricevuta non profuma più la nostra vita. Il cuore avvolto dal disincanto scivola verso una certa apatia clericale.

 Carissimi sacerdoti, il profumo del Crisma che oggi benediciamo e che vi ha consacrati risvegli in voi in questo giorno un nuovo entusiasmo. Il rinnovo delle promesse sacerdotali faccia ridestare in tutti quello slancio missionario per cui abbiamo aderito e accolto la chiamata del Signore. Questa sera abbiamo bisogno di rinnovare insieme davanti al Signore e al popolo di Dio la nostra disponibilità ad accogliere il suo mandato missionario che si coniuga non al singolare ma al plurale con il noi. Tra poco vi chiederò di rinnovare le promesse fatte il giorno dell’ordinazione usando il verbo volere al plurale: volete? Non dirò: vuoi? Poiché non esiste azione pastorale che possa essere pensata singolarmente ognuno nel suo feudo parrocchiale, nel suo spazio, dove nessuno può mettere lingua, senza interessarsi dell’altro, del fratello, della comunità vicina. Questa sera vi rinnovo l’invito a lasciarvi sempre di più coinvolgere nel percorso sinodale che abbiamo scelto e iniziato insieme.

Il presbiterio con tutta la Chiesa di Sulmona – Valva è chiamata dal suo pastore ad avere un respiro corale, quando nell’ordinazione sacerdotale c’è stata l’imposizione delle mani non è stato solo il vescovo ad imporre le mani sul candidato ma tutto il presbiterio a significare che si entra a far parte di una famiglia presbiterale, non si è da soli ma insieme. Dobbiamo imparare a fare squadra, certo non abbiamo tutti lo stesso ruolo in campo ma tutti vogliamo vincere la partita, ma se non abbiamo l’abilità di passare la palla all’altro non raggiungeremo nessun risultato utile.

Carissimi, fratelli e sorelle, questa è la nostra Chiesa diocesana, una Chiesa tutta consacrata e inviata come Gesù. A conclusione di questa Messa del Crisma, dopo aver ascoltato la Parola del Signore, dopo aver accolto il profumo degli Oli santi, rinnovate le promesse sacerdotali, dopo che abbiamo assaporato il gusto della Eucarestia, quando il diacono pronuncerà la formula di invio andate in pace mi auguro avvertirete tutti, insieme con me, la bellezza di farci pellegrini di speranza sulle strade del nostro territorio e tra la nostra gente. Chiedo al Signore insieme con tutti voi che la sua Sposa, la Chiesa, diventi sempre di più Chiesa dove si fa esperienza di comunione, partecipazione e missione.  Amen