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Battezzati e inviati: chiamati ad essere casa

La missionarietà di ogni battezzato è certamente segnata dalla chiamata che ognuno di essi vive per la Chiesa, nella Chiesa e a causa della Chiesa stessa. In altre parole, non si può parlare di chiamata vocazionale al di fuori della Chiesa e non c’è Chiesa dove non c’è la vocazione. Tale assioma è certamente valida pensando che è lo Spirito Santo a generare la Chiesa e perciò la vocazione. Ora, tuttavia, se alla luce dello Spirito Santo la Chiesa ha compreso qual è la sua identità, certamente la stessa cosa dovrà farla per quanto concerne la vocazione. A proposito di questo, un gruppo di ragazzi della parrocchia di San Francesco di Paola in Sulmona –in particolare il gruppo di catechesi San Tommaso d’Aquino- si è messa alla ricerca di ciò che la gente pensava e definiva “vocazione”. I risultati sono stati al quanto eccellenti.

I giovani, intervistando persone che incontravano per strada hanno potuto raccogliere le diverse definizioni: è un’intuizione; è una chiamata; è la fede nel Signore; è una cosa sacra; è cosa che senti dentro e qualcosa che fai per qualcuno; è un desiderio di vita, dove per alcuni è qualcosa di bellissimo. Per alcuni, la vocazione è una cosa astratta che senti nell’anima e nel cuore… ma può una vocazione essere astratta?

Il tema della giornata mondiale di quest’anno, creare casa, sembra dirci l’esatto contrario di ciò che è vocazione. Il tema della casa, infatti, non solo ci dice la familiarità della vocazione ma anche la sua più completa concretezza, così com’è concreta la quotidianità della casa. Così spiega bene papa Francesco nella Christus vivit al n. 217: «[fare casa] È creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere. Una casa, lo sappiamo tutti molto bene, ha bisogno della collaborazione di tutti. Nessuno può essere indifferente o estraneo, perché ognuno è una pietra necessaria alla sua costruzione.» Si può, allora, pensare che riconoscere, vivere e nutrire una vocazione è prima di tutto vivere una relazione. Relazionarsi con Dio, autore e fonte di ogni vocazione, e perciò vivere una relazione con i fratelli e sorelle per riscoprirsi parte integrante della Chiesa, comunità di fede. Dalla relazione con Dio nasce e scaturisce la seconda relazione, specchio e frutto della prima. Dalla relazione, perciò dalla fede e dalla vocazione, l’essere umano si riscopre persona, cioè essere in relazione. Dalla relazione la naturale inclinazione a vivere la casa quale luogo dove conoscere e poter conoscere; tra le case, la Chiesa.

Ecco, allora, la concretezza della vocazione; ecco, la concretezza della Chiamata. Da qui, la necessaria inclinazione umana a riconoscere e vivere con coraggio la vocazione propria di ciascuno e fare della propria vita il segno della presenza di Dio.

 

E tu cosa pensi che sia la vocazione? Come descriverti la tua vocazione? Scrivici all’indirizzo email diocesisulmona.vocazioni@gmail.com

 

don Giacomo Trullo