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Un libro destinato a aggregare un’intera comunità intorno al suo Santuario

S.E. Mons. Michele Fusco, vescovo di Sulmona-Valva, ha presieduto ieri a un’interessante manifestazione in cui è stato presentato il libro “Il Santuario Maria SS. della Libera di Pratola Peligna”, curatore Marco Antonio Petrella e a firma di tre studiosi: Vincenzo Pizzoferrato, Bettina Sabatini, Fabio Valerio Maiorano. Nell’occasione, ribadendo quanto già scritto nella prefazione, il vescovo ha segnalato “il senso di appartenenza, l’afflato di un intero paese, la coralità del popolo pratolano nel corso dei secoli intorno al Santuario della Madonna della Libera; quindi una Chiesa viva”.

Alla presentazione sono intervenuti il Sindaco della città, Avv.  Antonella Di Nino, che ha riconosciuto a Marco Antonio Petrella il merito di proporre un’opera che reimpegna la confraternita della SS. Trinità, al ser vizio della comunità intera. Anche l’Assessore alla Cultura, Istruzione e Ricerca della Regione Abruzzo, Roberto Sant’Angelo, ha evidenziato “un’opera che racchiude storie, volti, fasi di una devozione, vera espressione dell’anima pratolana”. Sulla stessa scia si è espresso Mario Di Cesare, Priore dell’Arciconfraternita della SS. Trinità, teso a indicare come all’interno della medesima congrega sia nato addirittura un comitato scientifico atto a fare attività culturale tutto l’anno a favore del Santuario. Naturalmente, l’opera a stampa è stata possibile grazie a finanziamenti privati; a tal riguardo l’Avv. Alessandro Margiotta della BBC di Pratola Peligna, ha parlato di una banca al servizio della gente dotata di genialità. Anche Padre Agostino Piovesan, marista e parroco del Santuario, si è unito ai presenti nel plauso per quest’opera di tutto rispetto.

A spiegare al pubblico, accorso in massa alla presentazione nella chiesa di S. Pietro Celestino, è stata la Prof.ssa Stefania Di Carlo, docente di Storia della Chiesa Antica e Medievale preso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Fides et Ratio” dell’Aquila, che ha chiarito come l’”opera prima” (visto che ne seguiranno altre quattro”) è pregevole poiché  si lega a quella “sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere, rendendoli capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo” come ha detto Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi, n. 48. Aggiungendo, poi, le parole di Joseph Ratzinger ha rilevato: “Non esiste la nuda fede o la pura religione. In termini concreti, quando la fede dice all’uomo chi egli è e come deve incominciare a essere uomo, la fede crea cultura. La fede è essa stessa cultura” (da Cristo, la fede e la sfida delle culture, in “Nuova Umanità”, 16, 1994, n. 6). Entrando poi nell’esame dei tre contributi, ha fatto notare per lo scritto di Vincenzo Pizzoferrato, i difficili rapporti tra il feudo di Pratola e l’abate della badia celestina del Morrone palesati da documenti, note, giudizi che inducono a meditare sull’importanza della pietà popolare, sul ruolo delle confraternite dell’epoca e della congregazione celestina. Dello scritto di Bettina Sabatini ha messo in luce l’originalità del “Breve” di Innocenzo XII con relativa indulgenza; del lavoro di Fabio Valerio Maiorano l’attenzione data all’araldica.

A conclusione dell’evento, moderato da Giusy Presutti, il curatore dello studio, Marco Antonio Petrella, che, oltre a ringraziare quanti si sono adoperati nella buona riuscita del volume, ha indicato l’opera come una modalità per riscoprire pagine di storia utili a far luce sulla fede di un popolo e di una comunità intera.