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OMELIA DI MONS. FUSCO IN OCCASIONE DELL’APERTURA DELL’ANNO GIUBILARE NELLE CASE DI RECLUSIONE DELLA REGIONE ECCLESIASTICA

Sulmona, 6 febbraio 2025 – Papa Francesco il 26 dicembre ha aperto, nel Carcere di Rebibbia a Roma, la porta santa del Giubileo del 2025, ha donato a tutti un messaggio di speranza, ripetendo più volte che come è stata aperta la porta santa così occorre aprire, anzi spalancare la porta del proprio cuore alla speranza.

I cuori duri, i cuori chiusi, non aiutano a vivere una vita bella.

Più volte ha sottolineato quanto abbiamo oggi ascoltato da San Paolo che scrive ai Romani: La speranza non delude. Spesso la nostra mente in situazioni difficili è affollata da pensieri negativi che ci portano a pensare che tutto è finito, che non ci sarà soluzione a quel problema, dobbiamo invece aprire il cuore alla speranza.

Qual è il motivo della nostra speranza? Non è un motivo umano, neppure istituzionale o personale ma di fede: avere la piena consapevolezza che, come dice San Paolo, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, credere che Dio ci ama, ci è vicino. Seppure siamo peccatori, abbiamo sbagliato, siamo caduti, il suo amore non viene meno.   

 Lui, il Signore non ci delude, quando ancora eravamo peccatori Gesù è venuto e ha dato la sua vita per noi, è morto in croce per aprire a tutti le porte del cielo, ha dato se stesso perché non venisse mai meno questo flusso d’amore tra l’umanità e il cielo.

Così, Gesù continua a fare da ponte tra cielo e terra.

 Noi fragili e peccatori, Lui il Santo che ci dona lo Spirito e quando ci pentiamo e apriamo la porta del nostro cuore alla misericordia, a credere in lui, egli ci porta nel cuore del Padre, anche quando siamo lontani da Lui, come racconta la parabola della pecora perduta. Lui continua a preoccuparsi per noi, non smette di amarci. Si preoccupa di noi, viene a cercarci e ci porta sulle sue spalle, ci accoglie tra le sue braccia.

Papa Francesco a Rebibbia ha usato l’immagine dell’ancora gettata nel mare. Quando abbiamo in mano la corda dell’ancora siamo sicuri che le onde del mare e i venti non possono portarci alla deriva poiché siamo ben saldi al fondo del mare, siamo tranquilli. Anche quando a volte la corda diventa dura, ed è difficile tenerla stretta tra le mani, e ci sembra di voler mollare tutto, dopo tanta fatica, dobbiamo perseverare nella speranza.

Mai perdere la speranza. Aggrapparsi sempre all’ancora della speranza. Mai farsi prendere dalla disperazione ma sempre guardare al cielo confidando nel Signore e credendo che Lui sempre ci è vicino.

A volte quando le situazioni negative prendono il sopravvento siamo oppressi da pensieri da cattivi pensieri, e cala nel nostro cuore una nebbia che non ci fa vedere bene e, guardando intorno a noi scorgiamo solo ciò che è negativo, vediamo tutto nero. Voglio invece invitarvi a fare un esercizio quotidiano a scorgere il positivo, seppure soltanto, un piccolo germe, qualcosa di minuscolo, sarà il compagno di stanza che ci dona un buongiorno, una notizia giunta da casa che ci rallegra, una guardia carceraria che ci rivolge la parola con gentilezza, una preghiera che sgorga dal cuore, il Cappellano a cui posso rivolgermi per raccontare la mia storia, quel lavoro realizzato nel laboratorio o nel servizio alla mensa, una giornata di sole, ecc. Aggrapparsi a quel piccolo spiraglio per ritrovare la luce.

Mai perdere la speranza.

In questa celebrazione non voglio dimenticare tutti i detenuti rimasti nelle celle che non sono potuti venire. Così pure la nostra preghiera va a tutte le vostre famiglie che seppure lontane, vi sono vicine.

Un pensiero a tutti coloro che lavorano in questa casa di Reclusione e in tutte le case della Regione, i dirigenti, gli assistenti sociali, le guardie carcerarie, i Cappellani, gli insegnanti e tutti gli addetti al carcere, perché possano svolgere il loro lavoro con serenità senza tensioni, nel rispetto reciproco.

Un invito a tutte le istituzioni perché possano seguire con maggior impegno ciò che la Costituzione Italiana richiede: di puntare sulla rieducazione dei detenuti, che le carceri non siano solo un tempo da trascorrere per scontare una pena ma una opportunità per migliorare la propria vita e recuperare il proprio rapporto con gli altri e con la società.

Questo Giubileo vuole essere una opportunità per dare maggiore speranza anche a chi ha sbagliato e desidera recuperare la propria dignità.

Non dimenticate: mai perdere la speranza, aggrappandosi alla corda dell’ancora e aprendo le porte del cuore.


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