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La promessa del NOI

Gemellaggio ASD Sci Club di Alfedena e Caritas Ambrosiana di Milano

Tanti, nuovi e decisi i passi che domenica scorsa, hanno stabilito un legame con il paese dei selciaioli. Le impronte lasciate sul lastricato che, unisce la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo al Parco Piazza di Alfedena, sono state ritmate ed incoraggiate da un corposo accompagnamento bandistico. I cuori dei partecipanti, di contropartita, erano colmi della vitaminica parola del Vescovo della Diocesi Sulmona Valva, Sua Eccellenza Michele Fusco.

Con il sostantivo femminile rappresentato dalla parola “SCELTA” il Vescovo ha aperto, modellato e condotto la sua omelia. La voce di Sua Eccellenza si è introdotta simultaneamente nei variegati animi che popolavano i banchi della chiesa. Uomini, donne, bambini, autorità civili e militari, sportivi e rappresentanze associative, ognuno a distinguersi, in apparenza, per i propri colori rappresentativi, per fasce istituzionali, per divise o per abiti della festa. Tanta legittima eterogeneità, dinnanzi alla pronunzia del pastore, è mutata, in un batter di ciglia, ad eguaglianza, a fratellanza e condivisione.

 

Circostanze o congiunture particolari, possono raggiungere ognuno e in ogni luogo, senza darne preavviso alcuno. La vita, sembra, possa assumere vesti di madre o matrigna simultaneamente. Come vivere il tutto e quale contributo apportare a ciò che dinnanzi si pone rientra nella facoltà di scelta dell’essere umano.

Una scelta nobile la fecero, nel 1984, i 15 volontari della Caritas Ambrosiana di Milano che decisero di accorrere in aiuto della popolazione terremotata di Alfedena. Tutto ciò implicò sacrifici, richiese dedizione, necessitò di costanza, e dovette attingere a tanta fede e tanta maturità. I terremotati insieme ai volontari iniziarono a compiere un percorso, si avviarono in un cammino comune che negli ultimi 40 anni non si è mai interrotto e mai ha cambiato direzione. Gli alfedenesi hanno raccontato ai loro figli, ai turisti, agli amici e ai parenti di ciò che subirono e di come e con chi ne rinacquero.

Come una fillirea, per conservare i suoi tratti di semplicità e le sue foglie sempre verdi, necessità di una buona ossigenazione e di una proporzionata irrigazione, così il rapporto fra gli alfedenesi e i volontari Caritas, mediante il Gemellaggio, firmato lo scorso 25 agosto fra l’ASD Sci Club di Alfedena e la Caritas Ambrosiana di Milano, ha rappresentato novella ed irrorante linfa per tutti i coinvolti. L’apporto di nuovo ossigeno e di nuova e dissetante acqua permetterà, come sottolineato, dagli interventi e da tutti i firmatari, di lavorare congiuntamente a nuove progettualità, di realizzare azioni volte al bene e all’ascolto del fratello o della sorella bisognosi.

In molti hanno preso la parola, in tanti hanno ricordato gli accadimenti, numerosi hanno testimoniato commozione, cadauno con interventi diversi e con modalità variegate.

Quando le lancette della torre dell’Orologio di Alfedena hanno suonato, abbracciato e baciato il mezzodì, tutti congiuntamente e con la complice ombra, creata dagli arbusti, che da anni popolano il Parco Piazza di Alfedena, hanno compreso perché Arturo Como, attuale presidente dello Sci Club di Alfedena, per 40 anni ha sognato, inseguito e concretizzato gli accadimenti del giorno 25 agosto 2024. Lui all’epoca dei fatti era un giovane alfedenese, che non ha rimosso, anzi ha coltivato, nel suo agire e nei suoi intenti, la bellezza e l’importanza dell’aiuto e dello spendersi in favore di chi ha necessità. Da ciò la sua ferma volontà di questo nuovo contrarre, mediante la sottoscrizione dei dodici punti narranti ed esplicativi del gemellaggio, che mirano a semina sana, genuina e nutriente per i giovani, per gli atleti, per i fedeli e per le intere comunità. Mostrare l’esempio, raccontarlo, porlo dinnanzi al campo visivo di tutti aiuta ad instillarlo, ad inseguirlo e a praticarlo.

 

Di ciò che fecero qui 15 angeli custodi il mondo intero ne ha sete e fame, di granai pieni di grano e di pozzi pieni di acqua ve ne sono e devono essere messi nella disponibilità di tutti, educare alla solidarietà, all’aiuto significa indicare la strada dei granai e dei pozzi, questo ha voluto mostrare ed indicare Arturo Como, questo insegue pratica e diffonde ogni giorno l’opera della Caritas Ambrosiana di Milano da anni e ovunque. Pertanto, le volontà e gli intenti di Arturo Como si sono incontrati e si sono perfettamente fusi con quelli dell’attuale direttore Caritas Luciano Gualzetti. Tutto ha trovato allocazione in una nuova stretta di mano, questa volta lo hanno fatto con una cerimonia solenne, pubblica e pubblicizzata, perché la solidarietà per essere longeva e forte ha bisogno di continua solidarietà, di voce forte e di mostrata azione.

Nei principi del Gemellaggio, nelle frasi impresse sui riconoscimenti,  donati ai presenti, la parola NOI è stata protagonista assoluta, ebbene il primo NOI si concretizzò con un  “battesimo” aromatizzato all’insieme nel1984, il secondo NOI  si è materializzato, il 25 agosto scorso nelle circa quaranta firme apposte sul documento di gemellaggio, tutte diverse, tutte di estrazione sociale differente, tutte provenienti da luoghi distinti e separati, tutte di età e sesso disuguali, tutte convintamente  a voler dire ci sono e non importa chi sia, da dove venga o cosa io faccia nella vita, l’importante è esserci per il NOI.

Ognuno dei presenti, non solo i firmatari, è divenuto testimone di un matrimonio civile e religioso che vivrà e creerà frutti nella casa del NOI, tutti hanno impegnato il proprio cuore con la seguente promessa:

Tu la mia traccia.

Io la tua strada.

NOI.

 

I punti sostanziali ed integranti del Gemellaggio sono i seguenti 12:

  • Ragioni morali, espresse con gesti di vicinanza tangibile e spirituale.
  • Esposizione della vita dei volontari a pericoli concreti e continui.
  • Svolgimento di ogni tipo di mansione e aiuto nel periodo di presenza sul territorio colpito.
  • Supporto di ogni forma di emergenza emersa a seguito del sisma, sociale, economica e psicologia, quest’ultima donata con presenza conforto e gesti indimenticabili.
  • Allestimento di una struttura nel cuore della nostra comunità, struttura ancora in essere ed utilizzata, testimonianza di una presenza continuativa nel tempo.
  • Riduzione del tempo e dell’intensità della condizione di sentirsi ultimi, circostanza che può manifestarsi nel corso dell’esistenza e che necessita, per il miglior superamento possibile, di apporto e di presenza.
  • Capacità di restituire dignità e speranza in congiunture buie e disperate.
  • Abilità nel creare le condizioni per la rinascita, per la fiducia in un domani possibile.
  • Attitudine a intensificare e migliorare le relazioni fra i colpiti dal sisma.
  • Idoneità all’aiuto e alla comprensione che l’accaduto, seppur difficoltoso può essere affrontato e gestito.
  • Allestimento di un “cantiere immateriale” di rinascita, indossando le nostre scarpe, sostenendo i nostri passi.
  • Messa a disposizione di conoscenza e competenze maturate mediante vostre esperienze dirette in altri contesti di emergenza.

 

 

 

Cesira Donatelli