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La formazione dell’animatore del Settore adulti

La scelta educativa è nel cuore dell’AC ed è curata dagli educatori e animatori, testimoni credibili di verità e di bene, con il servizio che prestano in associazione e nella Chiesa. Si educa con la vicinanza, l’incontro, soprattutto con il dono di se stessi all’interno di un cammino che coinvolge le persone, prima forma di evangelizzazione. È il messaggio del nostro Vescovo Michele all’incontro sulla formazione dell’animatore che si è svolto sabato 21 settembre presso il CPD.

Un buon animatore, infatti, sa cogliere i segni dei tempi, è attento a ciò che accade quotidianamente, propone oltre alla formazione cristiana anche esperienze alternative e attività di natura sociale, ambientale, caritativa suscitando interesse in chi lo ascolta. È necessario, prima di tutto, che anche egli faccia un cammino personale e comunitario che lo abiliti al servizio gratuito in associazione, lo renda capace di proporre un itinerario adatto agli obiettivi da raggiungere, di narrare e trasmettere le meraviglie del Signore, di dare speranza e tessere amore. Educare è una scelta del cuore, e solo chi ama educa.

Don Gianfranco, nel suo intervento sul brano del Vangelo di Luca (4,14-21) ha evidenziato che “in-segnare” letteralmente significa lasciare il segno, la particella “in” indica lasciare il segno in chi ti ascolta e la parola di Gesù non si ferma solo all’ascolto, Gesù insegna anche con i gesti, con la Sua persona. Infatti la proposta educativa dell’AC è un modello formativo che ha nel cuore la vita delle persone e crede che al cuore della vita ci sia l’incontro con Gesù che cambia l’esistenza, la orienta e la traduce in testimonianza e responsabilità verso noi stessi e i fratelli e le sorelle che Gesù ci pone accanto. Questo è di grande conforto perché sappiamo che non siamo soli e che la nostra testimonianza è sostenuta dallo Spirito Santo. Non si può dimenticare, d’altronde, che il vero educatore è il Signore. Chi si offre di educare all’interno di una comunità lo fa mettendosi al Suo servizio con la consapevolezza che è Suo il progetto per ciascuno di noi, e tutto ciò che annunciamo e realizziamo non è opera nostra, noi siamo solamente strumenti nelle Sue mani. “Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di Lui” è un’affermazione di fede profonda che ritroviamo nel servizio della nostra missione attraverso la relazione con Gesù.

Graziella ha sottolineato l’importanza di continuare a formare persone libere e responsabili, credenti e credibili in un cammino di crescita nella fede e in comunione. Per ottenere ciò è necessario recuperare le nostre radici, la nostra storia. È questo l’insegnamento che ci hanno tramandato i testimoni da 150 anni di AC. Essi hanno consegnato alle coscienze di ciascuno di noi il significato profondo della vita con la testimonianza, la memoria degli avvenimenti. Per questo è fondamentale che l’animatore evochi il racconto, le piccole storie di quanti hanno speso il proprio vissuto per il valore, la responsabilità, storie capaci di suscitare sensibilità, interesse e lasciare il segno nel cuore delle persone.

Il contributo dell’animatore, dunque, è quello di mettere insieme l’amore per la vita e la realtà. Questo impegno è anche culturale perché fatto di relazioni, volti, vite, fraternità che va custodita e salvaguardata, che consenta di ascoltare chi ci sta accanto per coglierne le eventuali esigenze. Di qui la necessità di una proposta formativa continuamente sperimentata sul campo, all’interno del gruppo. Occorre pertanto investire per qualificare le competenze degli educatori e animatori con una dedizione generosa per le persone che a loro si affidano accompagnandole nelle tappe più importanti della vita e con la consapevolezza che le relazioni vanno ancora più valorizzate e la spiritualità va messa al centro di ogni cosa.

Dal Progetto Formativo “Perché sia formato Cristo in Voi”: la vita spirituale è la vita secondo lo Spirito. È fare esperienza dell’incontro con il Signore nelle pieghe della nostra esistenza, negli spazi della quotidianità. Per nutrire l’interiorità, per crescere la responsabilità, per vivere l’ecclesialità, il laico di AC ha bisogno di essere radicato in una vita spirituale profonda.

Franca Giancola