Il Buon Pastore di Sulmona: l’Eredità di San Panfilo Illumina la Comunità
In occasione della festa patronale del 28 aprile scorso, la comunità di Sulmona-Valva si è raccolta attorno al suo patrono, San Panfilo, accogliendo con gioia l’Arcivescovo di L’Aquila, ospite di Mons. Fusco. Pubblichiamo integralmente la bella e sentita omelia pronunciata durante la celebrazione da Mons. D’Angelo, un’occasione per riscoprire l’eredità spirituale del santo vescovo e trarre ispirazione per il cammino di fede della comunità di oggi.

Omelia dell’Arcivescovo di L’Aquila alla Festa Patronale:
Omelia San Panfilo Vescovo di Sulmona (650 al 701)
Celebrare la festa del Santo Patrono è fare memoria della storia di vita e di fede di una Comunità. E’ necessaria per la nostra esistenza, fare riferimento al passato aiuta a comprendere il presente e si costruisce il futuro. Nella nostra vita personale i tre tempi – passato, presente e futuro – sono essenziali per crescere e maturare, quando manca la memoria amputiamo la nostra persona e la vita stessa.
Ora fare riferimento a San Panfilo come Pastore di questa Chiesa locale è necessario per tornare alle radici della fede di questa Comunità cristiana e nello stesso tempo attingere luce per l’oggi, dall’insegnamento lasciatoci in eredità.
Nel Vangelo di Giovanni abbiamo ascoltato queste parole di Gesù: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore “. (Gv 10,11) Gesù ha donato la vita per le pecore, lo abbiamo celebrato pochi giorni fa nel triduo pasquale e ancora una volta abbiamo meditato la passione, morte e risurrezione, dono di grazia in cui ci viene comunicato l’amore di Dio. Gesù dona la sua vita per amore, perché noi fossimo toccati e rigenerati da questa luce. C’è una parola importante che il Vangelo dice “APPARTENGONO”, questa è molto significativa per Gesù, lui ci sente suoi, noi gli apparteniamo, questo legame di vita è sigillato dall’Amore rivelato sulla croce.
San Panfilo nella sua vita ha compreso e vissuto fino in fondo questa parola, ha dato la sua vita per questa Comunità dedicandosi con generosità e amore all’azione pastorale. Dalla sua storia si evince che si è fatto carico delle problematiche di quel tempo, in due modi, annunciando la Parola e testimoniando la carità. Lui si è preoccupato di diffondere il Vangelo perché fosse luce per gli uomini di quel tempo, per costruire una comunità armonica e pacifica, nello spirito di un’amicizia fraterna. Inoltre si è preoccupato di sostenere i poveri.
Tutto questo gli è stato possibile perché era profondamente uomo di preghiera, intimamente unito a Dio, nell’ascolto della Parola. Solo una vera spiritualità può smuovere i cuori e lo apre agli altri. Ha difeso e custodito la fede nei confronti di eretici, come il buon Pastore, non è fuggito, anzi ha lottato per difendere l’ortodossia della fede.
Ho messo in evidenza alcune sottolineature di San Panfilo, perché possano aiutare anche noi oggi in questo tempo, non sono cose da relegare al passato, perché le domande vere della persona umana sono sempre le stesse, in ogni tempo della storia.

In primo luogo c’è bisogno di ascoltare la Parola di Dio, ancora nel Vangelo di oggi Gesù dice: “Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore“ (Gv 10,16). Si, abbiamo bisogno di una parola vera nella nostra vita, ci sono tante parole, si è super connessi, tante comunicazioni e informazioni, ma l’unica Parola che tocca il cuore è quella del Vangelo, questa orienta, fa luce, apre varchi nuovi e genera speranza. San Paolo nel testo degli Atti che abbiamo letto dice: “E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati” (At 20,36). Noi abbiamo questa eredità, la Santità che significa: comunione d’amore con Dio e con i fratelli, una grazia speciale già presente, perché figli di Dio rigenerati dalla grazia dello Spirito Santo. Tale dono non è un concetto astratto ma vita concreta, perché se ascoltiamo veramente noi stessi, ci poniamo in silenzio e sentiamo il nostro desiderio più profondo sentiremo la parola “Amore”, si noi abbiamo bisogno di essere amati e di amare. Questo desiderio è pienamente soddisfatto dal Padre che ci ama in Gesù morto e risorto per noi, “ci ha amato per primo”, perché investiti e riempiti di quest’amore riusciamo ad amarci tra noi. Il buon Pastore dona la vita, perché ama. San Panfilo ha vissuto questo e lo ha trasmesso a noi, non si fanno gesti e atti di carità se non c’è questa forza interiore. La parola del Vangelo in un tempo di confusione e insicurezza, riporta luce e speranza, infatti il tema del Giubileo di quest’anno è proprio “Pellegrini di Speranza”, si noi cristiani siamo chiamati a questo, siamo già figli, dobbiamo solo viverlo ed esprimerlo con la vita, noi abbiamo una strada tracciata e una meta verso dove tendere, non siamo girovaghi della paura.
Altro elemento che possiamo cogliere nella vita di San Panfilo, che San Paolo nel testo degli Atti ci sottolinea “Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò”. C’è bisogno di mettersi in ginocchio, pregare, questo è lo spazio vitale per la vita della persona, fare silenzio con se stessi di fronte a Dio, collegare il proprio cuore con quello di Dio e intessere un dialogo profondo. C’è bisogno di fare sosta nel corso della giornata, della settimana, perché questo spazio sacro sia vissuto. Non solo preghiere ma preghiera, cioè incontro personale con il Signore. Sentiamo di appartenere al Signore? Qualche volta ci manca il Signore? Se noi vogliamo bene a una persona, e per un qualsiasi motivo non è presente sentiamo la mancanza; per il Signore? San Panfilo come ogni santo e credente, avrà vissuto i tempi di aridità spirituale, in questo tempo sicuramente avrà avvertito fortemente la mancanza del Signore, sono questi momenti in cui si può verificare, se mi sento parte dell’altro e l’altro parte di me.
Gesù sente le pecore parte di sé, le custodisce e le cerca. Sentiamoci cercati dal Signore, amati da lui. San Panfilo ha fatto lo stesso, anche noi illuminati e rigenerati dall’Amore del Padre cerchiamo Dio e cerchiamo il fratello.
Questi pochi riferimenti di vita cristiana, che ho voluto mettere in luce, ci possono aiutare nella quotidianità e raggiungere un senso vero, profondo e bello della vita.
Auguro a ciascuno di voi questo cammino di luce per vivere nella gioia del Cristo risorto accompagnati dalla testimonianza e intercessione di San Panfilo.
