GIORNATA DI FORMAZIONE DEGLI UFFICI CATECHISTICI DIOCESANI
Nella cornice dell’Abbazia di Santo Spirito a Morrone a Sulmona lo scorso 18 ottobre 2025 si è tenuta una giornata di formazione degli uffici catechistici diocesani della regione ecclesiastica Abruzzo-Molise dal titolo “Ti Racconto la tua storia”.
Il promotore dell’iniziativa è stato Don Gilberto Ruzzi, direttore dell’ufficio catechistico regionale, insieme a tutta la consulta. Inoltre hanno partecipato i direttori degli uffici catechistici delle due regioni con la loro equipe. L’incontro è iniziato con il saluto di S.E. Mons Michele Fusco, Vescovo della Diocesi Sulmona-Valva, che ha sottolineato la preziosità del servizio offerto a tutta la Chiesa da chi oggi si dedica alla catechesi.
Subito dopo i presenti si sono divisi in base al laboratorio che avevano scelto:
– laboratorio 1 dal titolo “Dio si fa’ scena”: Il Natale tra Parola e teatro a cura di Carmine Marino;
– laboratorio 2 dal titolo “Racconto la tua storia”: Catechesi come empatica narrata a cura di Don Ettore Luciani;
– laboratorio 3 dal titolo “Un volto…tanti volti”: Narrare Gesù con l’arte a cura di Don Gilberto Ruzzi.
Ecco alcune riflessioni sui laboratori delle catechiste presenti:
Per il laboratorio sull’arte “il Volto … tanti volti” i partecipanti sono stati invitati, alcuni giorni prima a casa, a scegliere un’immagine che secondo loro avesse un valore, cercando anche alcune notizie storico-artistiche. In loco, divisi in gruppi da due, ognuno doveva riflettere sull’immagine scelta dall’altro e così condividere in un primo momento elementi stilistici e figurativi che li avesse colpiti.
In un secondo passaggio, condividere le proprie impressioni emozionali, ciò che l’immagine aveva suscitato loro interiormente e, in seguito, cercare su Internet i testi sacri o i contenuti teologici delle varie immagini per poterne cogliere anche la portata storico-artistica-teologica.

L’obiettivo non voleva essere un percorso di storia dell’arte sacra, ma raccontare un Volto tanto amato e farlo conoscere in un percorso con l’arte. È vero che un’esperienza del genere non richiede particolari competenze, solo un po’ di padronanza dello strumento (telefono) adeguato per fare ricerche, ma soprattutto conoscere un minimo di contenuti di base sull’arte come incontro con una Persona, arte come luogo di incontro, con una storia da narrare.
I vari laboratori si sono basati su narrazioni di storie, con diverse modalità, per riconoscere una Presenza, sperimentare e favorire l’incontro con quella Presenza. Dalla restituzione finale dei lavori è emerso non solo un metodo, ma l’esperienza personale e condivisa di tutti che si sono messi in gioco.
Piacevole esperienza di laboratorio divisa in tre fasi con Don Ettore Luciani. Mentre tutti eravamo pronti per prendere appunti, siamo stati chiamati a metterci in gioco con un’esperienza di tipo teatrale invitati a fare ascolto attivo della storia dell’altro, ad immedesimarsi in essa e riportarla al gruppo. Nella prima fase siamo stati invitati a camminare nella stanza, inizialmente quasi in fila e raggruppati ma, seguendo le indicazioni che Don Ettore ci dava, arrivando a fare un nostro percorso e ad incontrando con lo sguardo l’altro per scambiarci un sorriso.

Nella seconda fase siamo stati invitati a rilassarci e cercare nel nostro vissuto il ricordo del Natale trascorso più bello. Individuato il ricordo, siamo tornati a passeggiare nella stanza e al suono di una campanella ci siamo fermati e raccontare il nostro ricordo alla prima persona che incrociamo ed ascoltare il suo. La storia ascoltata l’abbiamo fatta nostra e riprendendo il cammino l’abbiamo narrata alla persona incontrata di nuovo al suono della campanella. Nella terza fase ci siamo seduti come se fossimo in un teatro e a turno abbiamo raccontato l’ultima storia ricevuta a tutto il gruppo.
Pertanto le storie sono state modificate. Questo spiega come la tradizione orale dei Vangeli ha subito molte modifiche. Nonostante ciò è importante il modo della trasmissione, che non deve essere solo alla pura trasmissione dei fatti, ma un racconto empatico che stimola la relazione tra le persone e la percezione delle emozioni.
Ho partecipato con grande interesse alla giornata di formazione tenutasi il 18/10/2025 dal titolo” Ti racconto la tua storia”, un’occasione di crescita personale e comunitaria incentrata sul valore della narrazione come strumento di incontro e di testimonianza di fede. Tra le diverse proposte ho scelto di prendere parte al laboratorio di “empatia narrata “, un’esperienza molto interessante, dinamica e coinvolgente. In questo spazio ciascuno di noi ha potuto mettersi in gioco, condividendo la propria storia e le proprie emozioni, mettendosi poi in ascolto di quella degli altri, scoprendo quanto la relazione e l’ascolto reciproco siano fondamentali nel cammino di fede.
Attraverso le attività e i momenti di confronto abbiamo compreso che il catechista non è solo un trasmettitore di nozioni, ma un testimone vivo della vita di Gesù, chiamato a comunicare la Verità con autenticità, responsabilità e amore.
In questo modo la storia di Gesù diventa vicina perché chi la racconta la vive, la sente e la comunica con il cuore, non solo con la mente.
L’obbiettivo non è solo insegnare la “dottrina” ma far nascere una relazione viva, tra il catechista, tra chi lo ascolta e Gesù. È stata un’esperienza arricchente che ha rinnovato in me il desiderio di vivere e testimoniare la fede con maggiore consapevolezza e profondità.
Dopo la visita guidata dell’Abbazia, patrimonio culturale e religioso della nostra Diocesi, tutti i presenti si sono ritrovati per condividere i laboratori ma soprattutto per promuovere delle idee affinché l’ambito della catechesi possa essere al passo con i tempi. Riprendendo lo stile laboratoriale del Convegno nazionale svoltosi a Roma il 29 e 30 settembre 2025, Don Gilberto Ruzzi ha chiesto di rispondere alle seguenti domande: quali sono le narrazioni oggi da superare sull’idea di comunità? Quali parole vanno sostituite o risicate quando parliamo di comunità e quali no, necessari per crescere come comunità, stiamo rimandando?
Da qui sono nate tante proposte per favorire una catechesi attenta ai bisogni non solo dei ragazzi ma anche degli adulti come la formazione dell’equipe diocesana, incontri nelle parrocchie e anche nelle foranie tra catechiste, percorsi di catechismo per adulti, formazione permanente dei catechisti, cammini differenziati per età e costruzione della rete di relazioni.
L’incontro si conclude con il desiderio di ridefinire la parola “comunità”: comunità come una seconda famiglia empatica motivata da un patto socio-educativo, che si fonda sui valori propri della Chiesa che rendano la comunità ricca spiritualmente, accogliente e collaborativa in cui ognuno fa rete con l’altro con una responsabilità sentita e partecipata.
L’Equipe diocesana

