AC Diocesana: “Ardere senza consumarsi. Piergiorgio Frassati, un giovane per Dio e per il mondo”
di Franca Giancola
Incontro di formazione dell’AC diocesana
Nel cambiamento d’ epoca in cui viviamo, in una società frenetica e disorientata, risuonano forti e incoraggianti le vite dei santi e dei beati. Tra queste la figura di Piergiorgio Frassati, giovane appassionato di Cristo e degli ultimi, emerge come una luce che arde senza consumarsi. Prossimo alla canonizzazione, santo della porta accanto, illuminato dal suo rapporto con Dio attraverso i sacramenti, la preghiera personale, Frassati è un giovane capace di donarsi totalmente all’altro, riconoscendo nel prossimo la sua stessa identità. Proprio lui è stato il tema dell’incontro incentrato su tre aspetti, spirituale, ecclesiale e caritativo, tenuto in modalità online, martedì 23 aprile, da don Luca Bertarelli, Parroco di Pollone e Assistente regionale per il Settore giovani di Piemonte e Val D’Aosta, e dal Consigliere nazionale per il Settore giovani, Marco Pio D’Elia.
La testimonianza di santità di Frassati non si manifesta attraverso gesti straordinari ma nella semplicità della sua vita quotidiana. Egli rappresenta un modello di santo moderno per la sua capacità di andare controcorrente in alcune questioni politico-sociali che non vuol dire essere fuori dal tempo, ma significa vivere con responsabilità anche le situazioni sconvenienti. Frassati ha riconosciuto la presenza di Cristo nei diversi momenti del suo percorso di vita, comportandosi in maniera degna della chiamata che aveva ricevuto nel Battesimo mostrando a tutti la validità dei principi dettati dal Vangelo.
San Giovanni Paolo II lo definì uomo delle beatitudini perché la carità dominante nella sua vita non includeva solo dare qualcosa ai bisognosi, agli ammalati, ma anche donare tutto se stesso. Per questo il suo impegno politico consisteva nel riconoscere l’uguaglianza dei diritti delle persone; non gli bastava solamente sostenere i poveri con l’aiuto materiale o portando loro una parola di conforto, egli voleva cercare una soluzione allo stato di indigenza che solo l’azione politica e le istituzioni potevano risolvere: aiutare le persone in difficoltà e rispondere alle loro necessità, con uno sforzo personale e comunitario. È la volontà di ridare dignità ai poveri, piegati sotto l’ingiustizia sociale guardando con lo sguardo di Cristo ogni persona bisognosa, conseguenza necessaria dell’adesione al Vangelo.
Grazie alla vita pubblica del padre, Piergiorgio sviluppa un’attenzione profonda per la vita sociale. Con i giovani cattolici del dopoguerra sente fortemente il desiderio di costruire un futuro capace di edificare una società di uguaglianza e di libertà con la distribuzione equa dei beni. Iscritto alla FUCI ed esponente della Gioventù Cattolica trova nell’ associazionismo lo specchio del suo modo di essere: con la preghiera in intimo colloquio con Dio; con l’azione, nelle opere e nel fare il bene; con il sacrificio, nella rinuncia di qualcosa per donarla agli altri. La carità era nutrita dalla partecipazione alla vita sacramentale con la Comunione quotidiana e l’amore che sentiva ogni giorno nel ricevere Gesù lo restituiva con opere di carità, lo riversava in senso spirituale. “Gesù nella comunione mi fa visita ed ogni mattina io gliela rendo facendo visita ai poveri”, soleva ripetere.
Come tanti giovani di oggi, anche Pier Giorgio era assorbito da molteplici impegni: oltre allo studio, c’erano i gruppi cattolici e gli amici, con i quali programmava iniziative avventurose e gioiose escursioni in montagna. L’alpinismo era la sua grande passione e le passeggiate che organizzava sui monti erano buone occasioni di apostolato. “Verso l’alto” significa anche elevarsi interiormente attraverso la fede, capire che ciò che siamo ha una prospettiva che non finisce in questa terra ma ha una dimensione eterna. Alla vigilia della sua morte, nella piena consapevolezza di perdere la vita per una polmonite fulminante, così scriveva all’ amico Marco Beltramo: «Sto aspettando di giorno in giorno di armarmi di una volontà, che mi dia la forza di portare a termine l’ultima fatica; poiché ormai sono vicino a raccogliere ciò che ho seminato». La sua testimonianza ci interpella oggi più che mai come giovani e adulti, come Chiesa e come Associazione nel riscoprire la dimensione del nostro Battesimo e nel ritrovare il Signore Gesù come centro della nostra vita, amando a dismisura pur facendo cose ordinarie.
Non vivere per se stessi è quindi vivere la propria vocazione come chiamata al servizio missionario verso gli altri, nella consapevolezza che la vita sulla terra raggiunge la sua pienezza quando si trasforma in offerta. (Progetto Formativo)