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Riflessione del Vescovo Michele a conclusione della Via Crucis delle Confraternite

Introduzione:

Seguiamo la via della croce, la ViaC, ponendoci di fianco a Gesù. Siamo con Lui per partecipare alla Sua Passione, non spettatori ma co-protagonisti. Con le Confraternite di tutta la diocesi, seguendo nella preghiera e nella riflessione la via tracciata da Gesù, vogliamo condividere il suo cammino portando la nostra Croce. Gesù invita ogni discepolo a prendere la sua croce e seguirlo, siamo consapevoli che non si tratta di cosa facile ma siamo certi che il Padre non ci affida mai una croce che non potremo portare.

 

A conclusione di questo percorso di fede, vorrei ricordarvi quanto Gesù ha detto a Nicodemo nel Vangelo di questa quarta domenica di Quaresima: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Nicodemo desidera incontrare Gesù perché porta nel cuore la ricerca del senso della vita, vuole capire la strada della salvezza. In quell’incontro notturno Gesù gli indica la strada incandescente della croce, quella che noi stasera abbiamo seguito.

Il Maestro gli riporta alla mente un episodio della storia del popolo d’Israele quando, camminando nel deserto, dopo aver lasciato l’Egitto, si dirigeva verso la terra promessa. Gli Ebrei arrivano a un punto del cammino e stanchi, cominciano a lamentarsi verso il Signore e verso Mosè, erano stufi del cibo nauseante, leggero, della Manna. Non riconoscono più i doni che Dio ogni giorno elargiva loro, in un deserto senza cibo. Perdono di vista il senso del loro cammino verso la terra promessa, vivono un disagio esistenziale. Sono angosciati e rimpiangono la terra d’Egitto dove erano schiavi. Allora arrivano i serpenti velenosi, la terra dove camminano brucia, è pericolosa, insidiosa. Il veleno di quei serpenti li porta alla morte. Un’esperienza insopportabile. È il loro peccato che li porta alla morte. Allora gridano a Mosè, al Signore, per essere liberati.

Guidato dal Signore, Mosè realizza un serpente di rame e lo pone su un’asta in alto, tutti coloro che accoglieranno l’invito di Mosè, di non preoccuparsi di guardare la terra ma di innalzare lo sguardo verso il cielo, verso il Signore, saranno salvati. Il serpente che portava morte ora è innalzato per la salvezza. Tuttavia, non è quel serpente fatto di rame, di un materiale della terra, che salva ma è la fede nel Signore.

Gesù paragona quella situazione di salvezza per il popolo al momento in cui sarà innalzato sulla croce e porterà salvezza a tutti, per questo a Nicodemo indica la strada della Croce: chiunque crede in Lui sarà salvato.

Una situazione, quella del popolo di Israele, che rispecchia la nostra. In questa pandemia, siamo disorientati, spesso non riusciamo più a cogliere i doni di Dio, ci lamentiamo anche delle cose buone che abbiamo, non riusciamo più a cogliere il senso della vita, del nostro camminare, perché non possiamo più fare le cose di prima, non vediamo più il futuro.

Ancora una volta il serpente avvelena la nostra esistenza, la nostra vita, col rischio di rimanere nella notte, nel buio come Nicodemo. Ci lasciamo avvelenare dai morsi di scelte sbagliate, allora abbiamo bisogno di guardare a Cristo innalzato sul legno per non morire, abbiamo bisogno di ritrovare il senso più profondo del nostro cammino. Siamo avvelenati dalla sfiducia, dalla poca speranza, dal sospetto, dai risentimenti, allora Gesù ci invita ad alzare lo sguardo e guardare il Crocefisso. Chiunque crede in Lui ha la vita eterna.     

Solleviamo lo sguardo verso l’alto, non ci fermiamo a guardare le nostre piccolezze, i nostri limiti ma contempliamo il Crocefisso da cui sgorga la vita.

Su quella croce inchiodiamo i nostri peccati, le nostre fragilità, ciò che avvelena la nostra vita; a Cristo Crocefisso che si è fatto peccato per portarci alla vita nuova, consegniamo le nostre debolezze perché ci doni salvezza. Mettiamo nelle mani del Crocefisso tutto ciò che ci brucia, ci impedisce di camminare, ciò che è peccato, ciò di cui ci vergogniamo, Lui senza peccato, prende su di sé tutti i nostri errori e ci fa rinascere di nuovo: ci rinnova, ci fa risorgere e vivere la Pasqua. Lui prende su di sé il nostro male, ciò che ci avvelena, la nostra debolezza, che diventa opportunità di un nuovo cammino e storia dove il Figlio consegna al Padre, il nostro limite e lo trasforma in una storia di comunione più profonda. Amen