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Perdonanza dei giovani, scout e aggregazioni laicali: l’omelia del vescovo Fusco

Nel corso delle celebrazioni giubilari, legate alla Perdonanza celestiniana della Basilica mariana di Collemaggio a L’Aquila, il vescovo di Sulmona-Valva, mons. Michele Fusco, quale vescovo delegato della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana (CEAM) della pastorale giovanile ha accompagnato i tanti giovani presente ad attraversare la Porta Santa e così celebrare l’Eucaristia, nel cuore della notte. Di seguito si riporta l’omelia del presule sulmonese, custode dei luoghi celestiniani dove il 16 agosto scorso si è acceso ed è partito il Fuoco del Morrone simbolo del viaggio di Pietro da Morrone, il quale lo compì per essere incoronato Pontefice dal 5 luglio al 29 agosto del 1294.

«La scorsa domenica Gesù nel Vangelo ci ha esortati a sforzarci di entrare per la porta stretta, un invito che c’è riproposto oggi, nel giorno della perdonanza celestiniana: attraversare la porta santa del perdono. E non basta attraversarla fisicamente. L’invito che San Paolo ci rivolge, nella seconda lettura della festa del martirio di San Giovanni Battista, riguarda soprattutto una dimensione spirituale: lasciatevi riconciliare da Dio.

Lasciatevi, cioè arrendetevi all’amore di Dio, lasciate che il Padre vi faccia il grande dono del perdono. Desistete dalle opere del Maligno e consegnatevi tra le braccia amorevoli di Dio Padre. Lasciate che il Signore curi le vostre ferite, quelle fragilità in cui spesso cadiamo, quelle situazioni di cui non riusciamo a liberarci, lasciate che tolga quindi dal nostro cuore i pesi che non ci fanno vivere una vita piena, bella. Si tratta di legami sbagliati, situazioni che spesso diventano un cancro che ci corrode l’anima e ci toglie la gioia. A volte navighiamo in certe contesti che sembrano appagarci, soddisfare i nostri desideri, ci aprono a nuove emozioni ma spesso sono delle trappole del maligno che ci coinvolge in situazioni da cui non riusciamo ad uscire.

Ma quante volte potrò chiedere perdono? Dieci, mille . . . sempre. Settanta volte sette.

Passare la Porta Santa, vuol dire fare Pasqua, ci ricorda l’evento pasquale vissuto dagli ebrei quando lasciarono l’Egitto. Allora furono liberati dalla schiavitù e attraversarono il Mar Rosso per giungere alla libertà della terra promessa. Dovettero superare degli ostacoli, delle resistenze, non sempre credettero alla parola di Mosè che parlava in nome di Dio. Come allora, anche oggi siamo invitati a fare Pasqua, ad accogliere nel nostro cuore l’invito a passare dalla schiavitù del peccato alla libertà di una vita nuova. Liberi da ogni prigione del male.

Giovanni il Battista, pure in prigione, era libero di poter gridare a Erode i suoi errori, una voce che dalla prigione continuava a proclamare parole scomode, un invito ascoltato ma non accolto. In quella prigione buia, Giovanni non era solo, il Signore sosteneva la sua voce che continuava a invitare alla conversione e a cambiare rotta, come aveva fatto sulle rive del Giordano, con la stessa forza dello Spirito con cui aveva invitato tutta Gerusalemme a prepararsi ad accogliere il Messia. Giovanni invitava così Erode a intraprendere una nuova vita, a lasciare Erodiade che non era sua moglie. Questa libertà di parlare gli è costata la testa, ma, pur senza vita, la sua voce è giunta dal buio di quella prigione fino a noi chiedendoci di intraprendere percorsi di speranza.

Erode invece, seppure libero, era prigioniero delle sue passioni, in apparenza fuori dalla prigione ma di fatto il suo cuore era rinchiuso in una prigione di passioni che non lo lasciavano libero di decidere, e lo costringevano a fare scelte contrarie a ciò che lui stesso, in qualche modo, apprezzava di Giovanni. Erode si lascia guidare dalle sue passioni, dai suoi desideri, non dalla parola di Dio espressa dalla voce Giovanni il Battista.

Noi quale voce, quale parola vogliamo seguire? Nel passare la porta del perdono siamo invitati a metterci in ascolto della voce vera, quella che ci parla dal profondo del cuore, che può essere anche scomoda, difficile da seguire come quella del Battista, una parola che ci interpella e ci scuote dentro, quella Parola che ci viene consegnata ogni domenica quando partecipiamo all’Eucarestia con la comunità parrocchiale. Una parola da custodire e seguire.

Nel ricevere il Battesimo, abbiamo attraversato l’acqua e siamo diventati creatura nuova, nello stesso modo, attraversando la porta della perdonanza, abbandoniamo le opere che sono contrarie alla nostra fede e rivestiamoci del vestito che il Padre ha preparato per il suo figlio ritornato a casa dopo che aveva sperperato tutti i suoi beni. Nella lettera ai Corinzi San Paolo ci chiede di lasciare le cose vecchie e intraprendere una nuova vita.

Stasera attraversando quella porta, celebrando la Pasqua di liberazione dal male, dalle catene che ci tengono schiavi delle nostre passioni come lo era Erode, chiediamoci cosa dobbiamo lasciare? Quali sono le cose vecchie che devo lasciare fuori da quella porta per risorgere verso una nuova esperienza di vita? Quali atteggiamenti, quali desideri sono contrari alla mia scelta di seguire Gesù?

Il segno che caratterizza il nostro passaggio della porta santa sarà quello di abbandonare ogni inimicizia e ogni risentimento per far brillare sul nostro volto la gioia e la pace, saremo così capaci di contagiare chi ci è accanto.  

San Pietro del Morrone, Celestino V, ha voluto questa perdonanza perché tutti potessero giungere alla salvezza. La porta è aperta per tutti, il perdono è per tutti quelli che accolgono l’appello a riconoscere che il Padre ci ama e non desidera perdere nessuno dei suoi figli amati. Questa notte, come gli ebrei in Egitto, siamo chiamati dall’angelo del Signore a intraprendere un cammino di purificazione attraverso i deserti della nostra esistenza e aprirci a nuove prospettive di salvezza.

 Si Tratta di passare attraverso la porta che è Cristo stesso, infatti, Gesù dirà agli apostoli: io sono la porta delle pecore, chi passa attraverso di me sarà salvo. Gesù è la porta, è la via da attraversare per giungere alla salvezza. Attraverso suo Figlio Gesù, il Padre offre il perdono gratuitamente a ogni uomo e a ogni donna, senza far loro pesare le colpe che hanno commesso ma ridonando a tutti la liberazione dal male e la pace interiore.

Ciascuno di noi, ricevuto il perdono, diventa come Paolo, come Giovani il Battista, come Celestino V: ambasciatore presso i propri fratelli di perdono e di pace.

Carissimi giovani, questa è la missione che il Padre affida a tutti noi stasera, dopo aver attraversato la Porta: condividere la gioia della liberazione, contagiare i cuori con la speranza, trasmettere la bellezza di seguire Gesù.

Stasera attraversando questa porta ripetiamo al Signore la preghiera che questa mattina Papa Francesco ha recitato prima dell’apertura: Signore, concedi alla tua Chiesa questo tempo di penitenza e di perdono, perché essa abbia la gioia di rinnovarsi interiormente per opera dello Spirito Santo, e di camminare sempre più avanti nelle tue vie, restando in mezzo al mondo, come segno di salvezza e di redenzione. Amen