Notizie 

Papa Benedetto XVI e S. Pietro Celestino V

L’annuncio dato da Papa Benedetto XVI, l’11 febbraio 2013, di rinunciare al Pontificato, è un avvenimento senza precedenti, che non poteva non fare subito il giro del mondo. Molti hanno voluto accostare questo gesto inatteso e che rimarrà nella storia della Chiesa a  quello di S. Pietro Celestino V che, dopo cinque mesi e 7 giorni, rinunciò al Pontificato, era il 13 dicembre del 1294. A mio parere l’accostamento non è opportuno e non solo per le epoche storiche così diverse.
La rinuncia di Papa Benedetto XVI è dettata dal fatto che le sue forze, è lui che lo dice, non sono più adatte ad esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Perciò ben consapevole della gravità di questo atto, in piena libertà ha dichiarato di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma.
Ci si può chiedere: quanto ha inciso in questa decisione la rinuncia di S. Pietro Celestino? Ci sono due fatti: Papa Benedetto è stato a L’Aquila il 28 aprile 2009, dopo il sisma del 6 aprile e donò il suo pallio, poggiandolo sull’urna di S. Pietro Celestino nella Basilica di Collemaggio. E’ un gesto che non ha bisogno di parole. E’ stato, poi, a Sulmona in Visita Pastorale il 4 luglio 2010, nella ricorrenza degli ottocento anni dalla nascita di S. Pietro Celestino. Nell’intervista a Peter Seewald, rispondendo a due domande, faceva intravvedere la possibilità che il Papa potesse rinunciare, come previsto dallo stesso Codice di Diritto Canonico al can. 332/1.
Della Visita a Sulmona, ricordo con quanta solennità incensò le sacre spoglie di S. Pietro Celestino, all’inizio della celebrazione eucaristica in Piazza Garibaldi. I suoi occhi erano fissi su quell’urna di vetro, sembrava non volersi staccarvisi. Vidi con quanto interesse visitò la Cappella di S. Pietro Celestino, nella Cripta della Cattedrale, ammirando  le reliquie e le pergamene con i sigilli pontifici del Papa eremita.
Le parole pronunciate nell’omelia e quelle ai giovani in Cattedrale fecero da sfondo a tutta la giornata. Ai giovani disse:«Così fu per S. Pietro Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità. E il garante della verità è Dio. Chi segue Lui non ha paura nemmeno di rinunciare a se stesso, alla sua propria idea, perché “chi ha Dio, nulla gli manca”, come diceva santa Teresa D’Avila».
Al di là comunque di questi due avvenimenti anch’essi storici ormai, se un accostamento si può fare tra Papa Benedetto XVI e Celestino V, esso  è quello di vedere due Pontefici immersi in Dio e perciò liberi interiormente, veramente santi. E’ solo la santità che fa essere umili e grandi, che mette in evidenza la gerarchia delle cose, ciò che conta e ciò che non conta. I due Papi hanno messo bene in evidenza che al di sopra di tutto va messo solo Dio, tutto il resto è al suo servizio per il bene non personale, ma della Chiesa e del mondo. Esempi di santità di cui oggi abbiamo tanto bisogno, perché la santità non passa mai di moda.

di Mons. Angelo Spina