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Ordinato diacono il seminarista Arnaud Mahutin Dossou

Un forte applauso ha accolto l’abbraccio di pace tra il vescovo Mons. Michele Fusco e il seminarista Arnaud Dossou subito dopo la preghiera di ordinazione diaconale nella chiesa di Cristo Re a Sulmona, sabato 19 marzo. Una celebrazione sentita, di luce e di gioia, fatta di canto e preghiera, che ha spazzato via le nuvole di questi ultimi giorni di inverno e le tante preoccupazioni che in questo periodo sembrano appesantirci il cuore.

Nella solennità di San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, il vescovo ha invitato a pregare incessantemente per il dono della pace.

Presenti alla Celebrazione, per accompagnare Arnaud in questo cammino di speciale vocazione che lo porterà presto a diventare presbitero, numerosi sacerdoti della nostra diocesi, religiosi e religiose, i seminaristi del Pontificio Seminario Regionale abruzzese-molisano “San Pio X” insieme al Padre Spirituale don Enzo Massotti e al Vicerettore del Seminario don Andrea Cericola e, infine, tanti fedeli di Popoli e Sulmona, provenienti dalle parrocchie in cui Arnaud ha prestato servizio in questi anni di formazione.

Riportiamo di seguito l’omelia del Vescovo:

 

Un’antica preghiera rivolta a San Giuseppe lo invoca come colui che sa rendere possibili le cose impossibili, soprattutto nei momenti di angoscia e di difficoltà chiede la sua protezione.

Questa preghiera rivolgiamo al Santo perché, mentre camminiamo verso la Pasqua in questo tempo quaresimale, sconvolti dagli avvenimenti della guerra in Ucraina, San Giuseppe ci sia di conforto nel sostenere la nostra fede e ci faccia il dono della pace.

Ad Arnaud, che sta per ricevere l’ordinazione diaconale, possa San Giuseppe essere guida luminosa nel suo ministero e il suo esempio lo assista nel servizio che si appresta a svolgere nella Chiesa diocesana.

In ebraico il nome Giuseppe vuol dire: “Dio accresca, Dio faccia crescere”. Difatti Giuseppe si mostra sempre fiducioso nella provvidenza di Dio. È un uomo pieno di fede, ha la certezza che Dio fa crescere, che Dio provvede e porta avanti il suo disegno di salvezza.

Il Vangelo di oggi lo presenta come promesso sposo di Maria e uomo giusto. Infatti, quando ha dovuto affrontare la situazione della gravidanza della promessa sposa, sceglie di seguire la strada dell’amore e della fiducia in Maria, così da osservare la legge e rispettare l’onore della sposa. Senza creare scalpore decide ripudiarla in segreto.

L’evangelista Matteo aggiunge: «Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa . . .».

Avviene qualcosa di inaspettato, il Signore interviene attraverso un sogno e gli rivela il suo progetto. Dio interviene e Giuseppe ascolta e poi segue quanto gli aveva detto l’Angelo.

Nella Scrittura spesso il Signore si rivela nei sogni, essi erano considerati un mezzo attraverso il quale il Signore manifesta il suo progetto, così infatti il Vangelo ci presenta Giuseppe, come un uomo che sogna. Il sogno diventa quello spazio interiore dove Dio si manifesta a Giuseppe e dove lui percepisce la presenza di Dio.

Nel sogno l’angelo aiuta Giuseppe a risolvere il dubbio che pervade il suo cuore quando ha saputo che Maria era incinta. “Non temere Giuseppe . . . ”. La risposta di Giuseppe sarà immediata: «Quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo».

Tante volte la vita ci mette davanti situazioni inaspettate, incomprensibili, che appaiono senza soluzioni. Dobbiamo fidarci di Dio ascoltare la sua voce lasciare che il Signore illumini il nostro cuore, allora comprenderemo cosa fare, troveremo la via d’uscita.

Vorrei farvi notare il silenzio di Giuseppe, tutto avviene nel silenzio, Giuseppe decide di non fare scalpore, il Vangelo infatti non ci riporta nessuna parola di Giuseppe. Proprio in quel silenzio Dio interviene.

Giuseppe tace e Dio parla, quanta sapienza, quanta verità, in un mondo dove si sprecano tante parole inutili, dove spesso si chiacchiera a vuoto, San Giuseppe ci viene a dire che, se vogliamo che Dio parli al nostro cuore, occorre fare silenzio. Quando sappiamo tacere allora cresce in noi la Parola eterna.

Questo atteggiamento l’abbiamo compreso anche negli incontri sinodali, dove abbiamo fatto silenzio per accogliere la Parola e per ascoltare il fratello. Solo così abbiamo compreso che lo Spirito può rivelare il progetto di Dio.

Sant’Agostino scrive: «Nella misura in cui cresce in noi la Parola – il Verbo fatto uomo – diminuiscono le parole».  Nella misura che Gesù cresce, le parole diminuiscono.

Il silenzio di Giuseppe sarà lo spazio dove la Parola vera, Gesù, potrà rendersi presente, farsi carne. Il suo silenzio è pieno di ascolto, non è vuoto è operoso. Emerge chiaramente la sua grande interiorità. San Giovanni della Croce commenta: «Una parola pronunciò il Padre, e fu suo Figlio ed essa parla sempre in eterno silenzio, e nel silenzio deve essere ascoltata dall’anima».

Carissimo Arnaud nel tuo cammino diaconale ti invito ad andare nella bottega di San Giuseppe e porti alla sua scuola, come Gesù, per imparare il silenzio, per crescere nell’interiorità, nel discernimento, così che la Parola del Padre risuoni dentro di te e solo allora potrai annunziare a tanti il grande progetto di Dio. Mettiti alla scuola di San Giuseppe ed impara da lui.

Tutti noi dobbiamo recuperare questa dimensione contemplativa della vita spalancata proprio dal silenzio.

Occorre imparare da Giuseppe a coltivare momenti di silenzio dove possa emergere la Parola, cioè Gesù, la voce dello Spirito che ci abita. Non è sempre facile riconoscere la Voce dello Spirito, spesso confusa tra tante voci, tentazioni, preoccupazioni. È necessario esercitarsi e lo si fa col silenzio. Se non custodiamo il silenzio il nostro parlare sarà solo terreno e poco divino.

Arnaud nelle tue giornate non manchi un tempo di silenzio, quello spazio interiore in cui diamo la possibilità allo Spirito di rinnovarci, consolarci, correggerci. Dal silenzio poi si passa all’azione, il nostro ascolto interiore, come per Giuseppe, diventi piena realizzazione del progetto di Dio.

Giuseppe viene presentato come il custode di Maria e Gesù, protegge il bambino e la madre in tante situazioni, anche di pericolo. Nel testo della Genesi Dio chiede a Caino dov’è tuo fratello? egli risponde: «Sono forse io il custode di mio fratello?»

Giuseppe col suo esempio ci mostra che siamo chiamati ad essere custodi gli uni degli altri, di chi ci sta accanto.

Giuseppe ha speso la sua vita tutta donata agli altri e mai a se stesso. L’essere custode e mettersi al servizio è stata la sua caratteristica, si dà da fare per trovare un alloggio a Gesù, si impegna per difendere la vita di Gesù da Erode fuggendo i Egitto, si mette alla ricerca di Gesù quando si era smarrito, si impegnò in ogni occasione per proteggere Maria e Gesù. La sua vita è stata un continuo servire.

Oggi Arnaud viene ordinato diacono. Come Giuseppe, il Diacono, nel vivere il servizio nella Chiesa, è chiamato ad essere custode del più grande dono che il Padre ci ha fatto, il suo figlio Gesù.

Custode di Gesù, presente nell’Eucarestia a servizio dei vari momenti liturgici.

Custode di Gesù, presente nella Chiesa, quando si raduna in assemblea.

Custode di Gesù, presente in ogni fratello che incontra.

Custode di Gesù, nascosto nell’intimo del suo cuore.

Custode di Gesù, nel testimoniare con la vita il suo servizio alla Chiesa.

Custode di Gesù, presente in ogni sacerdote con cui è chiamato a collaborare.

Custode di Gesù, presente in tutta la creazione.

Custode di Maria, la serva del Signore, Madre e sposa.

Giuseppe una persona discreta, di cui si parla poco nel Vangelo, che unisce silenzio e azione, che sa comprendere il piano di Dio. Giuseppe, lo sposo di Maria, il padre di Gesù, marginale, discreto, un uomo che passa inosservato, ma allo stesso tempo un pilastro fondamentale nella storia della salvezza, una guida nei momenti di difficoltà. Il mondo di oggi ha bisogno di uomini e donne come Giuseppe, sempre al servizio, costantemente donati, nel silenzio ma che poi si rivelano dei giganti davanti a Dio.

San Giuseppe,
tu che sempre ti sei fidato di Dio,
e hai fatto le tue scelte
guidato dalla sua provvidenza,
insegnaci a non contare tanto sui nostri progetti,
ma sul suo disegno d’amore.
Tu che hai custodito il legame con Maria e con Gesù,
aiutaci ad avere cura delle relazioni nella nostra vita.

San Giuseppe, uomo del silenzio,
tu che nel Vangelo non hai pronunciato nessuna parola,
insegnaci a digiunare dalle parole vane,
a riscoprire il valore delle parole che edificano, incoraggiano, consolano, sostengono.
San Giuseppe,
tu che hai sperimentato la sofferenza di chi deve fuggire
tu che sei stato costretto a fuggire
per salvare la vita alle persone più care,
proteggi tutti coloro che fuggono a causa della guerra,
dell’odio, della fame.
Sostienili nelle loro difficoltà,
rafforzali nella speranza e fa’ che incontrino accoglienza e solidarietà.
Guida i loro passi e apri i cuori di coloro che possono aiutarli. Amen.

(preghiera di Papa Francesco)

 

Nei ringraziamenti al termine della Celebrazione, il seminarista ha rivolto un pensiero particolare alla sua famiglia, unita spiritualmente a lui in preghiera, anche se fisicamente lontana.

“Il tuo posto non sarà soltanto sull’altare, al servizio della mensa eucaristica, – ha sottolineato il vescovo prima della Benedizione finale – ma anche accanto alla porta della Chiesa, per accogliere, per ascoltare, per stare vicino alle persone che incontrerai”.

Dopo la Santa Messa, i festeggiamenti si sono spostati nel salone dell’oratorio, per un momento di convivialità.

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