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Le religiose della Diocesi in unità di preghiera per la Settimana Ecumenica

Ciò che più caratterizza l’idea dell’unità ecumenica in generale e in particolare la settimana dell’unità dei cristiani è certamente la preghiera. Tale preghiera nasce direttamente dalle labbra e dal cuore del Maestro che, nella notte in cui istituì l’Eucaristia simbolo di unità e perciò di amore donato, nella più vasta preghiera sacerdotale giovannea si esprimeva rivolgendosi al Padre: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato». (Gv 17, 20ss)

Se è vero che spesso nelle nostre realtà parrocchiali siamo presi da tanta fantasia e frenesia per esprimere l’unità dimenticandoci della preghiera quale punto centrale e luogo fontale per vivere l’unità, è vero anche che non dobbiamo dimenticare che, nella Chiesa, c’è chi ogni giorno, mettendosi alla sequela e alla scuola del Signore Gesù, fa questo per tutti noi. È l’esperienza che le religiose della nostra diocesi, in questa settimana e non solo, hanno vissuto nel nascondimento e nell’intimità dei loro cuori e delle loro comunità. Aprire il proprio cuore al Signore nella preghiera è stato certamente occasione per comprendere il senso e il modo di vivere l’unità; un’unità che si manifesta non solo mediante gesti di comunione con le diverse correnti cristiane ma prima di tutto con il fratello e la consorella che mi sono accanto e che spesso non conosco o, peggio ancora, di cui nutro pregiudizi e disistima.

È stata, allora, una vera e propria staffetta di preghiera che ha voluto essere fondamento e anima di tutta la settimana e che ha portato prima di tutto, come frutto, l’unità all’interno delle comunità e tra le stesse della nostra diocesi. Ognuno ha personalizzato la propria preghiera, ha cioè vissuto l’unità senza eliminare quel particolare carisma che ci rende unici agli occhi di Dio e che è lo stesso luogo della comunione. Pregare per l’unità allora non è un uniformarsi alla massa ma un rendersi corpo, cioè tante membra che insieme interagiscono e vivono.

Certamente l’esperienza non è finita con la chiusura della settimana di preghiera ma proprio dal 25 gennaio, ultimo giorno della settimana in questione, si è aperto un mondo quello, appunto, del vivere l’unità in primo luogo vivendola nella preghiera, e un tempo che certamente richiede di essere esplorato, vissuto e amato.

Ufficio ecumenico e del dialogo interreligioso

in collaborazione con le comunità religiose femminili di:

 

Catechiste Missionarie della Dottrina Cristiana.

Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino.

Congregazione Imitazione di Gesù, Ss. Trinità – Sulmona

Suore Pie della Presentazione – Pratola Peligna.

Maestre Pie Maestre Filippini.

Suore di Carità di Santa Giovanna Antida Thouret.

Suore serve del Signore – Casa Sacerdotale “Benedetto XVI” e Casa di riposo “Mons. Cercone”.

Monache del’Ordine della Visitazione di Santa Maria – Corfinio.