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Il vescovo Fusco annuncia la prima visita pastorale: incontrare per annunciare e confermare la fede

Nel cuore dei festeggiamenti del santo patrono della città e diocesi di Sulmona san Panfilo, il vescovo Fusco, all’inizio del solenne Pontificale, ha annunciato ufficialmente l’inizio della prima visita pastorale. La visita pastorale è senza dubbio il segno più importante che dica il governo, l’attenzione pastorale e l’insegnamento di fede di un vescovo verso la porzione di Chiesa che è chiamato a guidare. Proprio, allora, la festa di san Panfilo vuole essere un segno di questa vicinanza del vescovo verso l’amata chiesa di Sulmona e soprattutto un camminare insieme, sinodalmente appunto, verso la santità.

Così il Vescovo ha annunciato questa importante notizia: «Carissimi fratelli e sorelle, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, figli e figlie della chiesa di Dio che è in Sulmona-Valva, trascorsi cinque anni dall’inizio del mio ministero episcopale in questa Chiesa, è giunto ora il tempo di intraprendere la mia prima Visita Pastorale dell’intera Diocesi, con la quale intendo confermare al fede di questo amato popolo di Dio e così perpetuare più efficacemente l’opera di Cristo Buon Pastore che mi ha chiamato ad essere vostro servo, maestro, sacerdote e pastore. È un preciso dovere del Vescovo avere cura di coloro che gli sono stati, attraverso l’antica e collaudata istituzione della Visita Pastorale, pertanto, dopo aver informato il Collegio dei Consultori, in questo giorno, solennità di San Panfilo, patrono della nostra Chiesa Diocesana, indìco la mia prima Visita Pastorale alla Chiesa che è in Sulmona-Valva. Confido nella protezione dei nostri santi patroni e di San Pietro del Morrone – Papa Celestino V – e vi chiedo fin da ora di accompagnare la Visita Pastorale con la vostra preghiera».

La visita pastorale è una delle forme con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del popolo di Dio; nel visitare, perciò, il Vescovo dovrà tener conto dell’amministrazione, della pastorale e della cura del popolo di Dio. Tale forma fu istituita nel concilio di Trento e perciò confermata nel tempo e nel magistero pontificio.

L’invito del presule di pregare per tale visita pastorale è certamente l’attenzione più bella e importante, da parte di ciascuno, per vivere questo momento di grazia che permetterà di conoscere e dare una nuova linea pastorale alla diocesi.

Omelia di S.E. Mons. Michele Fusco:

28 APRILE 2023 San Panfilo

Carissimi, in questo giorno di festa per tutta la Diocesi, ho voluto dare avvio alla Visita Pastorale, l’avevo già annunciata il 4 febbraio del 2020 ma la situazione sociale, le problematiche legate al Covid, hanno modificato i nostri progetti rivelando che la volontà del Signore era un’altra. In questi cinque anni di episcopato ho già visitato e conosciuto in varie occasioni tutte le comunità della diocesi sia per le celebrazioni delle Cresime, durante le feste patronali e in altri momenti celebrativi, culturali e di formazione.

La Visita Pastorale però, è un tempo di grazia speciale che mi darà la possibilità, insieme con i convisitatotori, di sostare per più giorni nelle comunità parrocchiali sparse sul nostro territorio, così da percorrere un tratto di strada fianco a fianco e fare la stessa esperienza dei discepoli di Emmaus nel giorno di Pasqua. Camminare insieme, Vescovo e Comunità parrocchiale, lasciando che il Maestro si affianchi a noi e lungo la strada riscaldi i nostri cuori con la sua Parola e il suo sguardo misericordioso.

In questo tempo di cambiamenti così repentini, dove spesso le nostre comunità cristiane si trovano ad affrontare il sempre più frequente allontanamento dalla fede e dai valori cristiani, il fallimento degli sforzi per l’evangelizzazione, come Buon Pastore mi accosto con discrezione al cammino di ogni comunità per incoraggiare, accompagnare e correggere dove fosse necessario. Perché docili all’azione dello Spirito Santo, pastori e fedeli, in continuità e fedeltà alla tradizione millenaria della Chiesa, continuiamo a percorrere le strade antiche e sempre nuove che l’oggi della storia ci pone davanti, per attraversare, con l’aiuto di Dio, i tanti deserti contemporanei e le tempeste contrarie all’annuncio della buona novella del Vangelo, per proiettarci con amore e misericordia verso la missione evangelizzatrice del nostro tempo.

Nel percorso sinodale abbiamo voluto porci in ascolto delle voci e delle sfide del nostro tempo, abbiamo vissuto con particolare cura questa prima fase dedicata all’ascolto. Il Sinodo procederà con la fase sapienziale, ma l’ascolto resta imprescindibile come stile ecclesiale. La Chiesa tutta si pone in ascolto, sempre e continuamente, delle esperienze e delle sofferenze del nostro popolo. La visita pastorale si pone in questo solco sinodale dove, a partire dalle relazioni che ogni comunità ha inviato, accoglieremo insieme ciò che lo Spirito dice alla Chiesa in questo nostro tempo.

Cammin facendo insieme col Risorto potremo allora raccontare cosa è accaduto nelle nostre esperienze di fede, quali sono state le gioie, quali sono le speranze, potremo condividere i dolori e narrare tutte quelle occasioni in cui non siamo riusciti a riconoscerlo, che lo abbiamo ritenuto uno dei tanti viandanti, un fantasma oppure straniero per la nostra vita.

La presenza del Maestro, con la sua Parola, ci ricorderà ancora quello che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.”

Lo riconosceremo, come i discepoli di Emmaus, quando radunati intorno all’altare spezzeremo il pane, come Lui ci ha insegnato, allora gli occhi si apriranno alla speranza. Così come è accaduto per San Paolo, come ci ha raccontato la prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli: dopo il suo incontro con Gesù e la sua conversione si sono aperti i suoi occhi nel riconoscere in Gesù il suo salvatore. L’incontro folgorante sulla strada di Damasco e l’accoglienza nella comunità dei cristiani trasforma Paolo da accanito persecutore ad entusiasta evangelizzatore del suo tempo. Come comunità e come singoli, siamo chiamati anche noi a questa conversione: essere credibili e appassionati testimoni del Risorto, annunciatori gioiosi e instancabili della Parola che salva.

Tutti noi siamo invitati alla mensa eucaristica, nella lode e nel ringraziamento perché il Signore non abbandona mai i suoi figli ma vive con loro per sempre. Dopo aver condiviso il pane del cielo e le nostre attese e speranze, come i discepoli di Emmaus, riprenderemo il cammino verso Gerusalemme, verso la città dove gli uomini hanno crocifisso il Signore. Lo faremo senza paura ma con coraggio, non da soli ma insieme, illuminati dalla forza di un incontro che ha impresso nel nostro cuore, come un fuoco ardente, una esperienza indelebile, così come è accaduto a San Paolo. I discepoli di Emmaus sono stati trasformati da un incontro che ha segnato per sempre la loro vita, il crocifisso è risorto, colui che era morto ora è vivo e, non potendo più contenere la loro gioia, sono andati a condividerla con la comunità degli apostoli a Gerusalemme.

Nell’esperienza terrena di Gesù, come nella nostra esperienza di annuncio, non siamo sempre accolti con entusiasmo; infatti, nel Vangelo nella Sinagoga di Cafarnao alcuni Giudei non accettano Gesù, si oppongono a Lui, non credono che attraverso di Lui possono avere la vita vera, la vita piena di comunione col Padre. Gesù invita, loro e noi, ad entrare in questa intimità col Padre attraverso di Lui, con l’ascolto della Parola e nutrendoci dell’Eucarestia. Così potremo scoprire la pienezza della vita, faremo l’esperienza di poter vedere, come ad Emmaus, Cristo vivo in mezzo a noi. Se impariamo e sperimentiamo che Gesù può saziare, col suo corpo e il suo amore, il vuoto interiore che scopro nel mio camminare quotidiano, se mi saprò nutrire d’Amore, allora potrò diventare Amore per i fratelli.

Se invece mi nutro di spazzatura, cioè faccio entrare nella mia vita tutto ciò contro cui Gesù ha lottato, i giudizi: Chi è senza peccato scagli la prima pietra; le invidie: togli prima la trave dal tuo occhio e poi la pagliuzza dall’occhio del fratello; la vendetta: Padre perdona loro perché non sanno quel che fanno; il non saper perdonare: perdona settanta volte sette; l’avarizia: date e vi sdarà dato. Se mi nutro di spazzatura, di surrogati vuoti di verità, la mia esistenza sarà continuamente segnata da malattie che mi conducono all’insoddisfazione e all’infelicità. Se ci nutriremo d’Amore allora saremo Amore, sapremo dare misericordia, avremo un cuore che accoglie, chi ci starà accanto saprà scorgere dalle nostre parole e dai nostri gesti la gioia del Risorto

Così ha vissuto San Panfilo evangelizzando le nostre terre con la sua testimonianza di vita, donando carità ai più bisognosi, spezzando il pane dell’eucarestia e della condivisione con gli emarginati. A tutti voi fedeli chiedo di pregare intensamente fin da oggi perché la Visita Pastorale sia un dono di grazia per tutta la nostra Chiesa Locale.

Ho voluto aprire la visita pastorale nel giorno in cui la nostra Chiesa solennemente fa memoria del vescovo Panfilo perché la sua santità possa guidare il cammino che faremo insieme, con la certezza rassicurante che se “Il Signore è il mio pastore: nulla mi potrà mancare” (Salmo 22).

Quanto vorrei che la chiesa di Sulmona – Valva, accogliendo l’ultimo successore di san Panfilo, sentisse che la Parola di Gesù è vera e la grazia di appartenere a Cristo nella Chiesa è un dono incommensurabile dell’amore di Dio. Che questa terra più volte benedetta per intercessione di San Pietro del Morrone, Papa Celestino V, apra i cuori e spalanchi le porte delle nostre comunità alla gioia del Vangelo. Amen.