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I luoghi legati al Serafico padre S. Francesco d’Assisi

Quarta giornata. La penultima tappa di questa meravigliosa settimana dedicata ai santi eremiti, ci porta a conoscere alcuni luoghi legati al Serafico padre S. Francesco d’Assisi: tre dei quattro eremi dislocati nella valle reatina.
La giornata si è aperta con la visita al famoso convento di Greccio e con la messa celebrata dal nostro vescovo Michele, dove  nell’omelia ci ha ricordato come Francesco scegliesse questi luoghi remoti, ostili ed alti, quali ”luoghi dello Spirito”, cioè posti dove si fa un’esperienza più concreta, anzi autentica della presenza viva di Gesù nella propria vita.  Il frate che ci ha fatto da guida, ci ha ricordato come Francesco scelse questo luogo ”disagiato” per allestire nella liturgia della notte di Natale in una di queste grotte, la rappresentazione della Natività, per poter sperimentare da vicino ”il disagio” nel quale nacque  Nostro Signore; si narra che la statua di Gesù Bambino nel presepio fu vista assumere per un breve lasso di tempo le sembianze di un bambino in carne ed ossa, sia da Francesco sia da un suo compagno. Dopo un breve momento conviviale, nel pomeriggio ci siamo recati nel vicino romitorio di Fontecolombo, dove Francesco visse molti anni, trascorrendo molto tempo negli ”spechi”, cioè le  grandi fenditure naturali delle rocce e qui durante una delle sue numerose Quaresime scrisse la famosa ”regola” che dava uno statuto al suo ordine, la quale poi fu approvata da papa Onorio III il 29 nov.1223, dopo molte opposizioni da parte dei confratelli e dopo che da un albero (oggi ancora in vita) s’udì una voce che reclamava la veridicità della regola. Infine abbiamo toccato il trecentesco romitorio di Poggio Bustone, dove Francesco si rifugiò in preda al senso di colpa per i suoi peccati commessi in gioventù, soprattutto l’aver vissuto come se Dio non ci fosse ma qui gli appare un angelo che gli annunzia la remissione dei suoi peccati ed il luminoso futuro del suo ordine.  Da questa esperienza ”francescana” in conclusione siamo stati spronati a non coricarci su noi stessi, ma esortati ad un continuo lavoro di superamento di noi stessi, di ricerca di Dio che in quest’epoca pare sia stato accantonato con maestria ”sotto il tappeto”. Sem. Francesco Romito