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Don Carmelo Rotolo è tornato alla Casa del Padre

Don Carmelo Rotolo è tornato alla Casa del Padre

Dolore e commozione nelle comunità di Scanno e Frattura per la perdita del carissimo don Carmelo Rotolo, che il Signore ha chiamato a sé lo scorso mercoledì 13 luglio, ma anche tanto affetto e gratitudine per il dono di un pastore instancabile e generoso, che per quarant’anni ha servito il gregge a lui affidato.

La Chiesa di Santa Maria della Valle non è riuscita a contenere la folla di fedeli accorsa per salutare il suo storico parroco, insieme al Vescovo e a tanti sacerdoti, religiosi e religiose della diocesi.

All’inizio della celebrazione don Maurizio Nannarone ha dato lettura del necrologio:

In questa vigilia della Festa Liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, siamo qui raccolti in preghiera per affidare l’anima sacerdotale di Mons. Carmelo Rotolo alla bontà misericordiosa del Padre Celeste e per stringerci con affetto cristiano al dolore dei suoi famigliari.

Don Carmelo è nato a Scanno il 31 gennaio 1931, memoria di San Giovanni Bosco, da Davide e Maria Rosaria Petrocco: circostanza che il nostro don Carmelo ha letto sempre come dono del Signore. Tutti siamo stati testimoni, Comunità Parrocchiale e Sacerdoti, di come il 31 gennaio di ogni anno è stato giorno di festa per il suo compleanno, sempre vissuto unicamente come motivo di ringraziamento al Signore per il dono della vita.

Portato al fonte battesimale di questa Chiesa Parrocchiale il 3 febbraio dello stesso anno, riceve la Cresima il 19 luglio 1937.

Accogliendo la chiamata del Signore, sostenuta dall’esempio dello zio Salesiano, il Vescovo Salvatore Rotolo e alimentata dalla propria devozione al Santo dei giovani, entra nel Collegio Salesiano di Amelia il 28 settembre 1949 per gli studi ginnasiali; prosegue gli studi liceali nello studentato di Roma e continua, poi, gli studi teologici a Monteortone in Provincia di Padova e successivamente entra nella Diocesi di Trivento come Sacerdote Diocesano.

Ordinato Sacerdote a Castel di Sangro 19 agosto 1962 da Mons. Pio Augusto Crivellari, Vescovo di Trivento, in occasione del Congresso Eucaristico Diocesano, vive i suoi primi anni di Sacerdozio come Vice-Rettore e Padre Spirituale del Seminario Diocesano di Trivento e come Assistente Diocesano dell’Azione Cattolica.

Il legame umano e spirituale alla nostra terra natia, lo portano a chiedere di poter esercitare il ministero nella Diocesi di Sulmona-Valva: il 6 ottobre 1971 infatti viene accolto e incardinato, come suo desiderio, dall’allora Vescovo Mons. Francesco Amadio.

Il 1° novembre 1971 viene nominato Padre Spirituale del Seminario Diocesano di Sulmona e, contemporaneamente, Canonico del Capitolo di San Pelino in Corfinio.

È nominato Rettore del Seminario Diocesano di Sulmona il 1° ottobre 1973.

Il 1° ottobre 1977 è nominato Canonico del Capitolo di San Panfilo in Sulmona.

Il 16 maggio 1980 riceve l’onorificenza di Cappellano di Sua Santità.

Il 1° novembre 1981 è nominato Parroco di Santa Maria della Valle in Scanno e il 1° ottobre 1982 Parroco di San Nicola di Bari in Frattura.

Sin dall’inizio del suo ministero pastorale a Scanno e a Frattura si è sempre contraddistinto per lo zelo nella cura pastorale delle persone a lui affidate, facendosi sempre presente come il Buon Pastore nei momenti di gioia e di dolore delle famiglie e dei singoli, avendo una particolare attenzione per i malati.

Tale sollecitudine non è mai venuta meno, sia nei confronti della vita religiosa della Comunità che nella vita sociale del paese.

La profonda dedizione sacerdotale di don Carmelo si è sempre conservata stabile e viva per l’intensa vita spirituale che ha vissuto e continuamente profusa con i suoi esempi: il trascorrere degli anni e gli inevitabili problemi di salute non hanno mai scalfito il suo cuore sacerdotale che il Signore ha continuamente rinnovato con una interiore giovinezza.

Queste caratteristiche sono state dono non solo per le Comunità Parrocchiali di Scanno e Frattura, ma per l’intero Presbiterio che ha potuto godere della sua affabilità, accoglienza ed esempio di amore obbediente e di comunione con la Chiesa: nel cuore di tutti rimane il ricordo grato e affettuoso per la sua persona.

In questa circostanza, seguendo il suo esempio, non possiamo che ringraziare semplicemente il Signore per tutto ciò che ci ha donato nel suo lungo e instancabile servizio sacerdotale.

Affidiamo la sua anima alla Divina Misericordia del Signore perché, come pregheremo nella liturgia mariana di domani, accompagnato da Maria, Regina e decoro del Carmelo, possa giungere felicemente alla Santa Montagna, Cristo Gesù.”

Prima della benedizione finale, il saluto del sindaco, che ha espresso a nome di tutta la comunità e dei sindaci presenti l’orgoglio di aver avuto don Carmelo come straordinaria guida spirituale sociale.

Infine l’omaggio di Evio Mancini, che ha ricordato l’amore di don Carmelo per la Chiesa, sposa di Cristo e in particolare per sue comunità parrocchiali, il suo sorriso contagioso, la delicatezza con i piccoli, la fiducia nei giovani e nel futuro, l’attenzione per gli anziani e gli ammalati, la collaborazione con le religiose Figlie di Maria Ausiliatrice, la cura per le vocazioni sacerdotali: “Il popolo dei fedeli di Scanno e Frattura si separa da te solo fisicamente, perché tutto ciò che ci hai insegnato e di cui facciamo tesoro ci terrà per sempre uniti.”

Al termine della Celebrazione il corteo funebre si è snodato per le strade del paese verso il cimitero, mentre volavano in cielo decine di palloncini colorati, segno di affetto di tutti i bambini di Scanno.

La diocesi ringrazia il Signore per il dono di questo sacerdote, ne piange la mancanza e invoca dal Signore il dono di altre vocazioni come la sua.

Riportiamo di seguito le parole del nostro vescovo durante l’Omelia:

Carissimi, la Parola, proclamata e accolta, sostiene e illumina la vita della comunità parrocchiale di Scanno e dell’intera diocesi che vive questo momento particolare di saluto a don Carmelo e lo accompagna verso il cielo nelle braccia del Padre.

Il brano del Vangelo ci pone degli interrogativi importanti per il nostro cammino di fede. La prima domanda rivolta da un dottore della legge a Gesù: Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna? Nel salutare don Carmelo ci interpella questa domanda: come vivere una vita bella e giungere alla vita eterna? Ci rivolgiamo a don Carmelo per chiedere a lui la strada da seguire per vivere il nostro cammino di fede. Gesù non risponde e pone un’altra domanda: Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi? Quasi a dire cosa leggi nel profondo del tuo cuore? Ed ecco la risposta del dottore della legge che attingendo alla Scrittura sintetizza nell’amore verso Dio e il prossimo la strada per la felicità. A seguire ancora una domanda: E chi è mio prossimo? A questo punto Gesù risponde con la Parabola chiamata del Buon samaritano. Il brano si conclude con l’invito di Gesù: Va’ e anche tu fa’ così.

Da questo ambone tante volte don Carmelo ha spiegato e indicato la strada per avere la vita eterna, ha illustrato a tutta la comunità come vivere una vita piena, ha annunciato il Vangelo, indicando che solo nell’amore verso Dio e verso il prossimo si trova la pienezza della vita e si eredita la vita eterna. Forse tanti di voi potrebbero ricordare le parole di don Carmelo, le sue precise espressioni, la sua passione nel parlare di Gesù e della bellezza di seguire i suoi comandamenti. La vita di don Carmelo è stata tutta orientata ad amare il Signore e a spendersi per i fratelli e per la Comunità che ha ricevuto come missione dalla Chiesa.

La domanda: “Come ereditare la vita eterna”, è importante per ciascuno di noi, e mentre don Carmelo ha già raggiunto la vita piena, ora siamo noi che, come il dottore della legge, cerchiamo nelle Scritture la risposta a questa domanda. Mettersi alla ricerca della strada da percorrere è certamente importante per non camminare invano e trovarsi alla fine della vita a mani vuote. Per ereditare la vita eterna non serve fare soltanto delle buone azioni, ma occorre che Gesù entri nella mia e nella tua vita e ci doni la vita eterna in eredità.

Gesù per dare risposta alla domanda chi è il mio prossimo racconta una parabola di un uomo caduto nelle mani dei briganti e derubato di tutto, lasciato mezzo morto ai bordi della strada. Chi è quest’uomo in fin di vita? Di chi sta parlando Gesù? In fondo quell’uomo in cammino, che deve affrontare un imprevisto, un incidente, una malattia, un avvenimento inaspettato e che resta a terra quasi senza speranza siamo tutti noi. È l’uomo di questo tempo che vive la pandemia, la guerra, la crisi economica, il fallimento, i vari imprevisti del cammino; qualcuno ci ruba tutto, la salute, i risparmi, lasciandoci senza respiro e senza speranza. Quante volte viviamo momenti in cui non vediamo via d’uscita dalla nostra situazione.

Nella parabola raccontata da Gesù passano varie persone accanto a quell’uomo. Un sacerdote e un levita, a cui spesso guardiamo con disprezzo poiché non si fermano, ma che in fondo stanno solo rispettando la legge perché fermarsi, toccare il sangue, voleva dire contaminarsi e non poter andare al tempio a pregare. Si ferma un Samaritano, uno straniero, una persona che non conosciamo, chi non appartiene alla mia famiglia, chi non doveva fermarsi si fa vicino, ha compassione di quell’uomo, non ha paura di sprecare il suo vino, il suo olio, lo porta alla locanda, si prende cura di lui per tutta la notte, poi dice che tornerà per ricompensare l’albergatore delle spese. Chi è questo sconosciuto? Che si sporca le mani di sangue, che dona senza aspettarsi nulla, che al suo ritorno salderà il conto? L’avete capito? . . . è Gesù. Proprio lui che si fa vicino, ha compassione di noi, ci prende fra le braccia, ci sostiene, ci cura le ferite, ci guarisce col suo olio e il suo vino.

Mi piace vedere in questo samaritano, che rappresenta Gesù, nei suoi gesti, nel suo soffrire insieme con quell’uomo malcapitato, scorgere proprio gli atteggiamenti di Don Carmelo che si è lasciato toccare da Gesù fin da quando ha accolto la sua vocazione a diventare sacerdote, per poi essere lui stesso samaritano-Gesù che si fa vicino a tante persone affannate e stanche della vita, che chiedono aiuto e cercano salvezza. Quante volte con la grazia dei sacramenti con gli oli santi ha guarito dal male, ha dato salvezza, mettendo in campo le sue forze e i suoi beni per aiutare e sostenere la sua gente e il suo popolo.

L’atteggiamento del Samaritano di cui parla il Vangelo è come quello della madre che freme nelle viscere, ha compassione dell’altro. La stessa passione materna che don Carmelo, come ogni sacerdote, continuamente avverte nell’ascoltare il grido e le difficoltà del suo popolo, della sua gente. Dare la vita, fino a piegarsi sul fratello, sulla sorella, per aiutarlo a rialzarsi, a riprendere il cammino, pronto a spendere la vita intera pur di portare tutti verso la vita eterna.

Il samaritano lo carica sul suo cavallo e lo porta all’albergo per farlo curare fino al suo ritorno. L’albergo di cui parla il Vangelo è il luogo dove riprendere il cammino, trovare persone amiche, fratelli che si prendono cura dei fratelli, è la casa sicura dove ricominciare a vivere: è chiaramente la Comunità parrocchiale, la Chiesa. È il luogo dove incontrare Gesù che torna ogni volta che i fratelli sono riuniti nel suo nome. In questa comunità parrocchiale, parroco per più di 40 anni, don Carmelo ha portato tante persone ad incontrare Gesù, a nutrirsi di Lui, a riconoscere tanti fratelli nella fede e riprendere con speranza il cammino. In Parrocchia è il luogo dove ci si scopre fratelli e si cammina insieme, si fa sinodo, come abbiamo imparato in questo primo anno di percorso sinodale.

Quell’invito finale di Gesù: Va e fa anche tu lo stesso, don Camelo lo ha preso sul serio, l’ha vissuto nel concreto della sua vita, in lui quella Parola è diventata carne. Ora lascia una eredità, quale? Una vita piena, un esempio da seguire, la vita eterna in eredità per tutti voi e la strada per raggiungerla. Tutti ora siamo chiamati a farci prossimo, a farci vicino, ad avere compassione dei fratelli, a portarli nella locanda della Chiesa per incontrare Gesù che salva.

In questo tempo di Sinodo abbiamo riflettuto su chi sono i nostri compagni di viaggio nel cammino della fede, ci siamo interrogati con chi stiamo camminando? Cammino da solo? O porto con me un fratello? Una sorella? Con chi condividi la tua strada? Siamo invitati a camminare l’uno accanto all’altro con Gesù fra noi, perché quando arrivano degli imprevisti, i briganti che vogliono rubarci la gioia, possiamo sostenerci a vicenda.

In questa vigilia della festa della Madonna del Carmine a lei affidiamo don Carmelo, lui che portandone il nome ha sempre avuto una profonda devozione, raccolga oggi il premio riservato ai giusti. Maria SS. insieme al martire Eustachio e a tutta la schiera dei santi possano accoglierlo in paradiso. Amen”