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Bratislava: Workshop Internazionale e Assemblea Generale

I delegati di 21 Commissioni Giustizia e Pace erano presenti nella capitale slovacca.

La Commissione Italiana è stata rappresentata dal direttore dell’UNPSL don Bruno Bignami, dalla dott.ssa Cecilia Dall’Oglio Giustizia Pace Europa CEI/UNPSL e dal dott. Francesco M. Di Pietro, dell’Équipe Giovani Giustizia e Pace.

Il Workshop Internazionale, organizzato dalla Commissione Giustizia e Pace slovacca, ha affrontato il tema: «Sfide per la solidarietà – Vivere in Europa trent’anni dopo la caduta della Cortina di Ferro».

 

Workshop Internazionale e Assemblea Generale delle Commissioni Giustizia e Pace della Conferenza Europea
11-14 ottobre, Bratislava – Slovacchia
Le Commissioni Giustizie e Pace della Conferenza Europea hanno tenuto il loro Workshop Internazionale e l’Assemblea Generale dall’11 al 14 ottobre a Bratislava. I delegati di 21 Commissioni Giustizia e Pace erano presenti nella capitale slovacca. La Commissione Italiana è stata rappresentata dal direttore dell’UNPSL don Bruno Bignami, dalla dott.ssa Cecilia Dall’Oglio Giustizia Pace Europa CEI/UNPSL e dal dott. Francesco M. Di Pietro, dell’Équipe Giovani Giustizia e Pace.
Il Workshop Internazionale, molto ben organizzato dalla Commissione Giustizia e Pace slovacca, ha affrontato il tema: «Sfide per la solidarietà – Vivere in Europa trent’anni dopo la caduta della Cortina di Ferro».
Nel corso dell’Assemblea Generale i delegati hanno eletto un nuovo comitato esecutivo.
Nel suo primo report annuale, il vescovo Noel Treanor (diocesi di Down and Connor, Nord Irlanda), Presidente di Giustizie e Pace Europa dal 2018, ha incoraggiato la rete a prendere parte nella prossima Conferenza sul Futuro dell’Europa, che è stata annunciata lo scorso luglio dal Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Il vescovo ha incoraggiato gli attivisti Giustizia e Pace a promuovere il multilateralismo come la via più promettente per affrontare le ineguaglianze globali e riformare un sistema economico manipolato.
L’Assemblea Generale ha ricevuto un rapporto sull’Assemblea Speciale del Sinodo dei vescovi per la regione Pan-Amazzonica che si sta svolgendo a Roma. Essa ha anche rinnovato il suo supporto per un meccanismo dei diritti umani “vincolanti” per le compagnie multinazionali.
I rappresentanti delle Commissioni europee Giustizie e Pace hanno dato il via libera alla creazione di una “Alleanza Laudato Si’ Europea” (ELSi’A) con le altre organizzazioni cattoliche partner. Inoltre, è stato adottato un documento sul Bene Comune dei Mari in vista dell’Azione Concertata Giustizie e Pace Europa 2020. Tramite l’annuale Azione Concertata le Commissioni nazionali Giustizia e Pace cooperano ogni anno su un tema specifico.
Infine, i delegati hanno adottato uno statuto di politiche di salvaguardia con un forte impegno a «creare e mantenere un ambiente sicuro e protetto nei loro incontri ed attività» contribuendo così a «rendere la Chiesa un luogo sicuro salvaguardando la responsabilità condivisa».
L’Europa che vive insieme – Lezioni dalla Slovacchia
Pace, Giustizia e Verità dopo la caduta della Cortina di Ferro
Con la caduta della cortina di ferro credevamo che la libertà era stata raggiunta. Trent’anni dopo vediamo che la libertà, la giustizia e la riconciliazione vanno oltre la rimozione delle cortine di ferro. Realizziamo adesso che la libertà è un processo infinito sul quale dobbiamo lavorare quotidianamente.
Abbiamo imparato che ascoltare le storie, specialmente quelle di dolore, delle persone che hanno sofferto e corso dei rischi, è il punto di partenza per la libertà. La libertà tuttavia è possibile solo con un reale e profondo processo di riconciliazione e di perdono. Nel caso della Slovacchia abbiamo appreso che dire la verità per quelli che sono stati vittime sotto il regime comunista è fondamentale per una società libera che rispetta l’innato valore e la dignità di ogni essere umano.
L’intera Europa si sta confrontando con problemi come la povertà, l’esclusione, il fenomeno migratorio e con le ingiustizie del passato. Dobbiamo lavorare insieme per trovare soluzioni comuni a queste sfide della libertà.
Come Chiesa siamo orientati a credere che ogni essere umano è creato ad immagine e somiglianza di Dio. Così, ogni persona deve essere rispettata e la libertà di ognuno protetta, specialmente quella dei poveri e di quelli che sono svantaggiati, esclusi e privati di ogni beneficio. Come Giustizie e Pace Europa, abbiamo imparato dalle esperienze del totalitarismo, che la libertà di parola, il credo, la proprietà e il movimento sono cruciali per riconoscere l’immagine di Dio in ogni persona.
Basandoci su questi valori noi vediamo il nostro ruolo come Giustizie e Pace Europa per stimolare ed incoraggiare la Chiesa, i governi, i gruppi civici e ogni cittadino a promuovere la pace, la giustizia e la verità. Questo deve essere fatto ad un livello di ascolto e di costruzione delle relazioni individuale, ma anche ad un livello strutturale di governo e di politiche pubbliche. In particolare, l’istruzione (per esempio l’insegnamento della storia e del suo impatto oggi) così come la promozione di un pensiero critico e di spazi sicuri per il dialogo sono essenziali per un’Europa libera determinata dai diritti umani, dalla riconciliazione e dalla solidarietà.
Azione simbolica sulle Rive del Danubio
Il primo momento dell’azione simbolica si è svolto lungo le rive slovacche del Danubio dove davanti alla “Porta della Libertà” (“Gate of Freedom”) si è tenuta la celebrazione in ricordo delle 400 vittime che persero la vita proprio in quella zona.
Il secondo momento si è invece tenuto su un battello che ha percorso il Danubio, dove la cortina di ferro ha diviso le persone per 40 anni. Lungo il confine in tanti persero la loro libertà o la propria vita nobilitandola come fece il sacerdote salesiano Titus Zeman. Quest’ultimo vide un importante valore nelle vocazioni spirituali, proprio per questo accompagnava i seminaristi a lasciare illegalmente il Paese dove la libertà di religione era osteggiata.
Nel 1951 durante l’attraversamento Titus Zeman fu arrestato con l’intero gruppo e accusato di spionaggio ed alto tradimento; fu condannato a 25 anni di carcere con la perdita dei diritti di cittadinanza. Restò in prigione per 13 lunghi anni durante i quali fu torturato brutalmente, ridicolizzato ed umiliato. Nel 1964 fu rilasciato con la condizionale e nel 1969 morì all’età di 54 anni a causa delle torture subite in prigione. È stato beatificato a Bratislava nel 2017.
In questo secondo momento siamo stati invitati ad una riflessione personale che prevedeva alcune domande:
– Per quale valore sarei disposto ad attraversare il confine come Titus Zeman?
– Quali valori sono importanti per noi nelle nostre comunità cristiane, nei Comitati Giustizia e Pace dei nostri Paesi?
– Quali valori vogliamo trasmettere alle generazioni successive attraversando i confini delle nostre zone di confort, nuotando contro corrente sentendoci anche umiliati, ridicolizzati, incompresi e accusati?
A seguito della riflessione ogni Commissione con un suo rappresentante ha letto il messaggio che voleva trasmettere ed il bigliettino è stato affisso al filo spinato che avvolgeva una cornice.
La nostra Commissione ha focalizzato l’attenzione su tre principali questioni:
– Custodia del Creato
– Ascolto del grido dei poveri
– Giovani e Lavoro
Nel momento dell’affissione del bigliettino ci è stata consegnata una rosa bianca o rossa che poi è stata gettata nel fiume.