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Ammissione agli Ordini Sacri del seminarista Cristian Di Sanza

Sabato 24 luglio alle ore 18:00 il seminarista Cristian Di Sanza è stato ammesso agli Ordini Sacri del diaconato e del presbiterato con una solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Mons. Michele Fusco nella Chiesa di Santa Maria Assunta in Roccaraso. La nostra chiesa diocesana accoglie il primo “Sì” di Cristian e continua ad accompagnarlo con la preghiera lungo il cammino che lo condurrà a una totale consacrazione a Cristo.

Riportiamo di seguito le parole del nostro Vescovo durante l’omelia:

«Con la sua Parola Gesù ci apre la porta ad una grande rivelazione: questo episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci non ha soltanto una connotazione sociale o politica della missione di Gesù ma, se abbiamo ascoltato con attenzione, siamo davanti ad una grande rivelazione pasquale. Il Vangelo ci presenta un evento pasquale, Dio che salva l’umanità.

Il profeta Eliseo, nella prima lettura, invita l’uomo che porta le primizie, pochi pani, a sfamare cento persone. Costui si fida della Parola del profeta, così avviene qualcosa di inaspettato, può sfamare tante persone. Questo episodio ci prepara a quanto viene detto nel vangelo di Giovanni.

L’Evangelista prima di iniziare il racconto apre col dire che Gesù passò all’altra riva, lo seguiva una grande folla perché vedeva i segni, poi Gesù sale sul monte e si mette a sedere, era vicina la Pasqua.

A prima vista sembra solo un raccontare dei fatti accaduti, ma il Vangelo sta presentando qualcosa di molto più profondo che gli Ebrei potevano ben capire. Con questa premessa Giovani prepara un evento come quello del passaggio del mar Rosso: qui sta accadendo un importante rivelazione di Dio, una Pasqua, una liberazione dalla schiavitù. Il passare all’altra riva, le folle che seguono Gesù, il salire sul monte come Mosè, ci preparano a qualcosa di importante che sta per accadere.

Gesù compie un segno per alimentare una domanda nel cuore dei presenti: ma chi è costui che fa tali segni, tanto che volevano farlo re? Così come quando dà la vista al cieco e lascia tutti meravigliati per poi affermare di essere la luce del mondo, quando resuscita lazzaro, chi è costui? Io sono la resurrezione e la vita. Qui Gesù introduce il discorso del pane, svela la sua identità, io sono pane, io sono Eucarestia, io sono colui che vi fa fare Pasqua, vi fa passare dalla fame alla sazietà, sia materiale che spirituale.

Di fronte alla fame di verità del mondo viene a dirci: io sono pane che riempie la vita di senso, che viene a colmare la fame di Dio, a dare risposta alla fame di cure, di pane. Gesù si propone come colui che si prende cura della persona. Ha uno sguardo di compassione che sa vedere e accogliere la fame della moltitudine. Dona il pane, ma dona sé stesso, il suo corpo per noi.

Questo episodio del Vangelo ci mostra un metodo per prenderci cura della folla, di come la Chiesa, i sacerdoti e anche tu Cristian, dovrete sempre fare per essere risposta alla fame di pane e di senso dell’umanità.

Dove comprare il pane? Come sfamare la fame del popolo? Li mette alla prova. Ma questa prova non è per mettere in difficoltà i discepoli ma per accompagnarli a raggiungere una soluzione, li educa, li accompagna a capire la strada che sempre la chiesa deve seguire.

Filippo accetta la prova, ma la strada che sceglie di seguire è prettamente umana, sperimentando che non ha i mezzi per rispondere alla situazione, non abbiamo gli strumenti.  Gesù apre verso una nuova prospettiva, accetta il poco o niente che hanno, che un ragazzo, un adolescente, uno che non conta nulla, mette a disposizione. Possiamo seguire la logica umana, contando sulle nostre forze soltanto, facendo i calcoli di ciò che abbiamo in cassa, e la maggior parte delle volte i problemi sono così grandi che ci sembrerà sempre impossibile rispondere alle esigenze, alla fame di tanti che bussano alle nostre porte. Possiamo rimanere bloccati dalle nostre poche risorse oppure aprirci all’avventura nel seguire Gesù.

C’è una sproporzione tra 5 pani e cinquemila uomini. Tutti i giorni sotto i nostri occhi, accettiamo la sfida: le esigenze delle persone, la povertà, gente fragile, debole e oppressa e noi, quali forze abbiamo? Poche, sproporzionate.

La risposta, è nel fidarsi del Signore, sproporzione tra risorse e esigenze. Possiamo scoraggiarci, solo se siamo capaci di sognare e accettiamo i sogni di Dio, col poco che abbiamo potremo dare risposte ai problemi della gente, o ci assoggettiamo allo scoraggiamento o accettiamo di mettere tutto nelle mani di Dio.

Gesù accoglie il poco e lo moltiplica. Anche per noi, quando abbiamo fatto esperienza di condivisione, sono accaduti miracoli. Mai scoraggiarsi, mai seguire la logica dei potenti che guardano al loro tornaconto e non sanno riconoscere i bisogni dei tanti indigenti.

Gesù non dà lui da mangiare, potrebbe farlo, ma accoglie il poco che i discepoli presentano. Dall’altra parte Gesù non può compiere il segno senza quei 5 pani e due pesci.

Il Figlio di Dio sceglie di prendere quel dono per fare Pasqua, per portar salvezza, per liberare dalla fame. Il Ragazzo ha poco, come l’uomo del profeta Eliseo. Ciò che hanno è niente. Ma Dio non fa nulla se non c’è la nostra collaborazione, anche in ogni eucarestia ha bisogno del nostro pane e del nostro vino, Dio fa tanto ma vuole la nostra parte.

Le opere di Dio si fanno insieme con Lui, Dio ha sfamato, ma sono anche gli apostoli che hanno dato. Dio, quindi, moltiplica i nostri pani, ciò che fa la differenza e se diamo o non diamo a Dio i nostri pani.

Siamo niente, poca cosa, ma Gesù ha bisogno di quel poco per dar da mangiare a tanti. Cristian sei nulla senza Gesù, solo se ti metti nelle sue mani diventi pane che sfama, sei risposta a chi cerca senso, diventi sostegno a chi non sa camminare, sei luce per chi è nel buio. Solo se fai questo passo, dal nulla puoi diventare Eucarestia, pane spezzato. La nostra vita di consacrati solo quando viene spezzata dalle mani di Gesù allora soltanto diventa cibo prezioso per la comunità.

Gesù invita a farli sedere; l’evangelista annota: c’era molta erba in quel luogo. Ci dona un altro segno, c’è erba quando è primavera ancora un segno della Pasqua, ma ricorda anche il salmo che dice: Il Signore è il mio pastore mi condurrà ai verdi pascoli.

Il segno è visto solo dai discepoli, la folla non vede cosa accade, la folla mangia ed è sazia, solo i discepoli hanno visto, ma cosa hanno visto? Il loro pane moltiplicarsi. Gesù lavora sulle nostre cose, la realtà parte da noi ma l’opera è di Dio. Siamo collaboratori ma l’opera è di Dio.

Compie gli stessi gesti come l’Eucarestia, prese i pani, rende grazie, li diede loro. Prepara la pasqua, l’ultima cena.

Nulla va gettato, tutto è utile, anche ciò che resta, ciò che viene donato è dono per sempre, 12 ceste, per tutto Israele le dodici tribù, per tutta la chiesa fondata sui dodici apostoli.

Concludo con l’esortazione di San Paolo: “Comportatevi in maniera degna della vocazione che averte ricevuto. Con umiltà, magnanimità. Avendo a cuore di conservare l’unità per mezzo dello Spirito.”»