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Don Panfilo, Pastore gioioso e dal cuore grande

La Parola che il Signore oggi ci ha donato ci aiuta nel nostro cammino e ci fa comprendere gli avvenimenti che viviamo, che il Signore ci dona da vivere. Celebriamo l’Eucarestia nella quale affidiamo al Signore don Panfilo, Pastore gioioso e dal cuore grande.

San Paolo, nella prima lettura, dona le ultime raccomandazioni al suo discepolo Timoteo, consapevole che la sua vita terrena è ormai giunta al traguardo. Il testo inizia dicendo: “ti scongiuro”, utilizza una espressione molto forte, gli sta comunicando qualcosa di molto importante, che lui stesso ha vissuto in prima persona. E per dare peso a quanto gli sta per dire si mette al cospetto di Dio e di Gesù, citando una parte del Credo, “che verrà a giudicare i vivi e i morti”.

Questo è ciò che raccomanda a Timoteo: “annuncia la Parola”, deve ricordarsi che ha ricevuto una chiamata e un mandato, quello di annunciare la Parola di Gesù.

Non un parola qualsiasi, non la sua parola, ma la sana dottrina, che non tutti sopporteranno, anzi alcuni preferiranno andare dietro a maestri che raccontano favole.

In poche righe Paolo usa 9 imperativi: annuncia, insisti, ammonisci, rimprovera, esorta, vigila, sopporta, compi, adempi.  Pochi versetti in cui si nota l’insistenza di San Paolo verso il suo amato discepolo Timoteo di non fermarsi mai di annunciare la Parola che ha ricevuto da Paolo stesso. Non rinunciare mai alla sua missione.

Lo invita ad essere insistente  in ogni occasione che sia opportuna o meno, di ammonire, rimproverare, coloro che stanno prendendo strade sbagliate. Incoraggiare coloro che sono fiacchi nel vivere la fede. Tutto ciò deve esser fatto con le caratteristiche del Pastore: con disinteresse, generosità, bontà. Sempre nel essere attento a non guidare il gregge su vie sbagliate.  Il vero pastore non dovrà rimanere coinvolto in lunghe discussioni a vuoto, su ciò deve vigilare per non dire parole vane o favole, o andare dietro a mode passeggere, come accadeva i certi contesti in cui Paolo aveva partecipato.

Ancora una raccomandazione, sopporta la sofferenza, coloro che annunciano la Parola devono mettere in conto la sofferenza, il fatto che non sarà tutto facile, che potranno esserci persecuzioni, incomprensioni, che potrà accadere quanto è accaduto a Paolo di essere rifiutato e malmenato. Tutto ciò perché Timoteo è chiamato a compiere l’opera, il ministero che il Signore gli ha affidato di portare e annunciare il Vangelo.

Ascoltando queste parole di Paolo, in questo nostro contesto, non è per nulla difficile scorgere l’esperienza sacerdotale vissuta da Don Panfilo. Di annunciatore della Parola in modo instancabile, di testimone  della fede in Gesù Cristo. Si Don Panfilo fin da ragazzo ha ascoltato la chiamata, è rimasto affascinato dal maestro, ha seguito quella voce che lo invitata a seguire il Signore. Ha aderito con tutto se stesso e si è consacrato ad essere strumento  nelle mani del Signore per portare il vangelo.  Per evangelizzare il popolo che gli è stato affidato.

Quado sono stato sabato sera da lui ho potuto constatare che era consapevole di essere quasi a conclusione del suo cammino, tra le cose che mi ha comunicato c’è stato un particolare che mi ha molto colpito, era preoccupato per i giovani, per l’oratorio, mi ha parlato degli spazi che la parrocchia ha qui a Popoli dedicati ai giovani, aveva nel cuore l’ansia che la gioventù potesse avere delle opportunità per incontrarsi con Gesù, attraverso alcuni strumenti e spazi che lui steso aveva cercato di avviare.  Ho visto in lui il vero pastore che mai si stanca di preoccuparsi di annunciare il Vangelo.  Quanto Paolo ha raccomandato a Timoteo possiamo ben dire senza esagerare che don Panfilo ha cercato di viverlo nella sua vita di pastore in questa nostra terra.

Annuncia, ammonisci, rimprovera, vigila, ……. Tuti questi imperativi li potremo ben ritrovare nei racconti del popolo di Dio di questa comunità riferiti a don Panfilo.

San Paolo conclude questo brano dicendo che è giunto il momento di lasciare questa vita.  Paragona la sua esistenza alla corsa allo stadio dove si corre per ricevere un premio, si paragona ad un combattente che affronta la buona battaglia della fede. Fedele nella lotta, ora è arrivato al termine della corsa, e attende il premio finale.

Oggi don Panfilo ha terminato la sua corsa e si presenta davanti al Signore per ricevere il premio, possiamo attestare che è rimasto fedele fino alla fine. Mercoledì sera quando sono passato da lui, non riusciva più a parlare ma ha compiuto alcuni gesti che mi rimarranno nel cuore, ha baciato l’anello, poi ha visto la croce pettorale e ha voluto baciarla e alla fine mi ha chiesto la benedizione e ha voluto al corona del rosario.

Un pastore fedele al mandato che il Signore gli ha dato, nell’adesione alla Chiesa e al Vescovo, nella fedeltà al Signore.

Il Vangelo poi ci dona una bellissima immagine da ben custodire, quella di un vedova che getta nel tesoro due monetine, (un soldo) mentre molti ricchi mettevano monete di grande valore. I discepoli con Gesù osservano questa scena. E Gesù coglie l’occasione per dire loro che quella vedova ha messo più di tuti gli altri nel tesoro del tempio. Agli occhi del mondo conta la quantità, davanti a Dio invece conta il cuore.

Lei ha messo tutto quello che aveva per vivere, ha messo la sua vita nelle mani del Signore. Poteva ben pensare di mettere una delle due monetine che aveva e l’altra pensare a se. Lei mette tutto, Gesù nota la totalità del amore, del dare tutto quanto aveva.

La generosità di questa donna viene lodata, mentre gli altri hanno che hanno messo parte del loro superfluo non sono ben accetti da Gesù.

Carissimi, don Panfilo ha avuto un grande cuore, generoso, ha saputo donare tutto se stesso per il Signore, tutta la sua vita fin da ragazzo l’ha messa nelle mani del Signore fidandosi di lui. Così come la vedova del Vangelo.

Vogliamo che il suo esempio non cada nel nulla ma che possa riscaldare i cuori di tanti fedeli e riaccendere il fuoco della Parola che lui ha trasmesso a tante generazioni, a cui ha amministrato i sacramenti, ha sostenuto nelle difficoltà, ha guidato con saggezza.

 Una vita realizzata, spesa per gli altri, una vita gioiosa. Voi tutti lo conoscete più di me, che ho avuto modo di incontrarlo solo in questi ultimi due anni, e conoscete bene la sua capacità di portare gioia, con canti, stornelli battute ecc. Ora sono certo che continuerà in Paradiso con l’accompagnamento di qualche strumento a cantare  e portare allegria.

Concludo con questa frase di Santa Teresa: “Un’anima che si eleva, innalza il mondo intero”. Sfortunatamente, è vero anche il contrario, e cioè che un’anima che cade, abbassa tutto il mondo.

NECROLOGIO PER DON PANFILO VECCHIARELLI

“Vieni servo buono e fedele prendi parte alla gioia del tuo Signore”. (Mt. 25,21)

Queste parole del vangelo riassumono la cara esistenza sacerdotale di Mons. Panfilo Vecchiarelli che ha lasciato questa terra lo scorso giovedì sera, 4 giugno.

Questi sono i tratti essenziali della sua vita: la gioia e la carità.

Don Panfilo nacque a Sulmona, nel Borgo Pacentrano, il 20 dicembre 1934 da Guido e Di Virgilio Francesca e battezzato lo stesso giorno nella Chiesa di San Filippo Neri in Sulmona.

Fece il suo ingresso nel Seminario Diocesano di Sulmona il 1° Ottobre del 1945, dove conseguì la licenza Media il 30 giugno 1948 e quella ginnasiale il 30 giugno 1950.

Continuò i suoi studi Liceali e di Teologia nel Seminario Regionale di Chieti, dove, nel 1957, conseguì il Baccellierato in Teologia.

Il 29 giugno 1957 fu ordinato Presbitero nella Chiesa di San Pietro Apostolo in Sulmona da Mons. Luciano Marcante.

Fu insegnante di Lettere Italiane e Latine nel Seminario Diocesano di Sulmona dal 1° Ottobre 1957 al 30 giugno 1961.

Direttore Spirituale dello stesso Seminario dal 1° ottobre 1960.

Fu nominato Vicario Cooperatore della Parrocchia di Popoli il 21 novembre 1964.

Dal dicembre dello stesso anno al giugno 1972, fu insegnante di Religione nella Scuola Media e, successivamente, nel Liceo Scientifico di Popoli, dal 1° ottobre 1972 al 30 settembre 1986.

Durante questi anni ha profuso negli studenti i sani valori cristiani e morali con il suo modo gioioso e scherzoso di relazionarsi con gli altri. 

Ha esercitato il ministero di Parroco a Popoli dal 1° maggio 1969 al 1° settembre 2013, anno in cui rassegnò le sue dimissioni per motivi di salute.

Negli anni della malattia, anche se il suo fisico si piegava sempre più, il suo cuore restava fermo e vigilante nel servizio sacerdotale.

Nel suo lungo ministero ha anche ricoperto l’Incarico Diocesano per la Pastorale del lavoro e problemi sociali, dimensione da lui vissuta con slancio nelle attività pastorali.

Il 5 agosto del 2017, in occasione dei festeggiamenti del 60° di Sacerdozio, gli è stata conferita l’Onorificenza di Cappellano di Sua Santità.

In tale occasione così sintetizzò la sua Vocazione Sacerdotale, definendola: “Storia di un monello che vuole diventare prete”. La vocazione, disse, non è scelta umana ma viene da Dio, il quale chiama chi vuole, come fece con Geremia futuro Profeta che si voleva esimere da questo compito: “prima che io ti formassi nel grembo materno, ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce, io ti ho scelto” (Geremia 1,1-5).

Affidiamo al Padre Misericordioso l’anima di don Panfilo, affinché possa entrare nella gioia promessa dal Signore ai suoi servi fedeli.