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Ed è questo il modo che Gesù ci ha lasciato per dirci ci vedremo ancora, tornerò.

Omelia di S.E. Mons. Michele Fusco nella Santa Messa della Domenica di Pasqua in piazza Garibaldi:

Le donne di mattina presto vanno al sepolcro per ungere il corpo di Gesù, l’avevano dovuto deporre in fretta nel sepolcro perché era già il sabato, giorno di riposo per gli ebrei.

Si accorgono che la pietra e tolta dal sepolcro, qualcosa è successo, corrono, avanti e indietro, da Pietro dicendo: hanno portato via il signore dal sepolcro, 

  • prima interpretazione gli uomini l’hanno portato via, una spiegazione umana, qualcuno l’ha spostato. La logica umana dice qualcuno lo ha preso, se non c’è . . . allora qualcuno lo avrà messo da un’altra parte. Una spiegazione logica. Può capitare anche a noi di vivere tutta la vita su un orizzonte umano. Solo orizzontale

E se ci fosse un’altra spiegazione? Pasqua significa qualcosa che Dio fa e che non era nei nostri piani, nei nostri calcoli, non lo avevamo pensato possibile. Come il passaggio del mare rosso per gli ebrei quando erano disperati, Dio interviene con un gesto non immaginato e ne programmato, secondo una logica divina non umana.

Non sappiamo dove lo hanno posto? I discepoli partono dal cenacolo per fare l’esperienza di una tomba vuota.

Corrono insieme, l’esperienza della Pasqua non è solitaria la si vive insieme, in una comunità, insieme ai fratelli che camminano con noi, cercano. Non si arriva da soli alla resurrezione si arriva con i fratelli, ciò che è invisibile ai miei occhi diventa visibile nell’esperienza di fede, dove sono due o più, nel racconto del Piccolo principe si afferma che  l’essenziale e invisibile agli occhi,  chi risorge non e un Dio individualista, ma un Dio che viene riconosciuto solo da chi vive nell’amore, chi vive la fraternità, infatti è il  discepolo amato che crede per primo.

Cosa vedono le donne e gli apostoli? Cosa ci invitano a guardare? Vedono una tomba vuota, non trovano nulla, su questa assenza si costruisce una presenza, la morte non e riuscita a bloccare Dio. La Tomba di Gesù è stata custodita fin dall’inizio della cristianità, meta di pellegrinaggio, tomba vuota, di solito si va ad una tomba dove c’è un corpo ma qui è vuota.

Vedono i teli li posati, quelli che avvolgevano il corpo, li vedono come se il corpo fosse  uscito, Gesù non e andato via con gli abiti di questo mondo, chi risorge, chi inizia una vita nuova abbandona il suo modo di vivere di prima, quando si incontra la risurrezione di Cristo si cambia habitus, le abitudini. Si lascia l’uomo vecchio, per una vita nuova. Guardando i segni di quanto è successo, sudario, teli, storia di morte, ci si accorge che non è stato portato via per intero ha lasciato qualcosa, fare Pasqua significa andare al Padre e lasciare qualcosa della vita precedente per iniziare un percorso nuovo.

L’Evangelista Giovani annota che un telo era collocato sul volto di Gesù quando fu sepolto. Quando entrano nel sepolcro le donne e poi gli apostoli il telo non lo si trova a terra come il lenzuolo che aveva avvolto il corpo ma si dice che viene trovato piegato in un  luogo a parte. Ma perché Gesù ha piegato questo panno di lino dopo la resurrezione che gli copriva la testa?

Per comprendere questo gesto occorre andare alle tradizioni ebraiche, questo telo piegato ha a che fare con una dinamica quotidiana tra il padrone e il servo, ogni bambino conosceva molto bene questa dinamica. Il domestico quando preparava la tavola per il pranzo cercava di fare ogni cosa come voleva il suo padrone. Dopo che aveva preparato il tavolo il servo aspettava fuori dalla vista del maestro fino a che non avesse finito di mangiare,  il domestico non avrebbe mai osato toccare il tavolo prima che il maestro no avesse finito. A fine pranzo il maestro si alza pulisce le dita, la bocca e la barba arrotola in modo maldestro, spieghettato, il telo o tovagliolo e questo era il segnale che aveva finito, se invece si alzava e lasciava il telo piegato vicino al piatto il domestico non osava toccare nulla del tavolo perché significava: tornerò.

Ed è questo il modo che Gesù ci ha lasciato per dirci ci vedremo ancora, tornerò.

La tomba di Gesù non è un luogo di arrivo ma di partenza, occorre andare al sepolcro, da dove poi riparto e vado oltre la morte. Dio apre una strada che non ci aspettavamo, Dio rende accessibile la vita per una via che non e nostra.

La Pasqua è un movimento, un invito a seguire, ma la morte e la tomba non sono la stazione finale, ma diventano luogo di partenza oltre la morte.

Papa Francesco a conclusione del Sinodo dei Vescovi ha scritto una lettera ai giovani inizia proprio con queste parole: 

CV 1. Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!

CV 2. Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza.

Parole che sentiamo rivolte a ciascuno di noi in questo giorno di Pasqua, Cristo è vivo, ha attraversato la morte e vive, se noi lo seguiamo possiamo vivere con lui.

Gli apostoli hanno iniziato il loro cammino con un incontro con Gesù, da quell’incontro si sono messi in viaggio. Alla morte di Gesù sembrava che questo cammino dovesse terminare in quella tomba, invece sono invitati a riprendere il cammino. Pietro e gli altri apostoli sono invitati come hanno fatto all’inizio del loro incontro con Gesù a cercare, ad andare.

Gesù chiede anche a noi in questo girono santo di seguirlo, di alzarci e metterci in cammino, ci chiede ancora cosa cercate, cercate un morto da piangere o il vivente, colui che è vivo.

Il cristiano sperimenta la morte e la sofferenza, ma continuamente fa esperienza che Gesù vive, che lo accompagna tutti i giorni. In questo giorno siamo chiamati a rinnovare la nostra adesione di discepoli del Signore, siamo tra coloro che lo cercano e lo incontrano ancora.

Il Risorto è la luce che rischiara le nostre tristezze,  colui che può dire una parola al nostro andare, può dare senso ai nostri  giorni, alle nostre giornate grigie. 

 

“Ti auguro occhi di Pasqua, capaci di…

Guardare nella morte sino a vedere la vita,

nella colpa sino a vedere il perdono,

nella separazione sino a veder l’unità,

nelle ferite sino a vedere la gloria,

nell’uomo sino a vedere Dio,

in Dio sino a vedere l’uomo.”

(Mons. Klaus Hemmerle)