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70esima Giornata Nazionale del Ringraziamento

“In ogni cosa rendete grazie”, scriveva l’Apostolo Paolo nella sua prima Lettera ai Tessalonicesi.

La gratitudine verso Dio può certamente essere declinata in tanti modi, poiché innumerevoli sono i doni e i benefici che ogni giorno ci concede. Nella “Giornata del ringraziamento”, giunta quest’anno al suo settantesimo anniversario, la Chiesa d’Italia è invitata a rendere grazie a Dio in modo particolare per i doni della terra.

Nella nostra diocesi tale Giornata è stata celebrata domenica 8 novembre dal Vescovo Mons. Michele Fusco nella Basilica di Santa Maria del Colle in Pescocostanzo. Qui, tra boschi e pareti di roccia, si intrecciano i sentieri dei pastori e nei pascoli circostanti affondano le radici espressioni artigianali di antica tradizione: questo splendido borgo, allora, incarna perfettamente lo spirito della Giornata.

Il tema proposto per quest’anno è: “L’acqua, benedizione della terra”. Un tema molto caro al Santo Padre Francesco e già ampiamente discusso nell’enciclica Laudato si’.

Nel messaggio per la Giornata leggiamo: “In molti modi Dio benedice la nostra terra, ma quando lo ringraziamo per i suoi doni, l’acqua sta al primo posto. […] L’acqua purifica: lo evidenzia il gesto del lavarsi le mani, cui continuamente siamo stati richiamati nel tempo della pandemia; l’acqua è al contempo realtà vivificante, che rende possibile l’esistenza delle creature.”

Questo bene così abbondante, eppure così prezioso, “è soprattutto vitale per la pratica dell’agricoltura, che da essa dipende in modo determinante. La sua disponibilità è infatti centrale perché la terra produca le messi e gli uomini e le donne della terra possano adempiere alla loro vocazione di produrre cibo per la vita.”

“L’accesso all’acqua potabile per tutti gli uomini e lo spreco della risorsa idrica – ricordano i Vescovi – sono temi di giustizia sociale. Riguardano tutti.”

Oggi più che mai, quindi, è necessario richiamare gli uomini alla lode di Dio, alla valorizzazione e alla giusta distribuzione dei doni della terra, al rispetto dell’ambiente e alla solidarietà con quelli che lavorano.

Questo tempo di emergenza – è l’auspicio del nostro Vescovo – non ci colga impreparati o rassegnati, ma apra i nostri occhi alle necessità dei fratelli e ci spinga a spendere le nostre energie per il bene comune.

Di seguito riportiamo l’Omelia per questa XXXII domenica del Tempo Ordinario:

“Le dieci vergini di cui parla Gesù nel Vangelo sono in attesa dello Sposo, Gesù le presenta dicendo che cinque sono stolte e cinque saggie e fa notare che essere sagge sta nel fatto che hanno preso l’olio per la lampada per far luce e accogliere lo sposo (di solito si attende la Sposa). La prudenza delle vergini si manifesta nel prevedere, nel pensare a ciò che poteva accadere e nel premunirsi, nel dotarsi di una riserva d’olio per non rimanere al buio.

Il Vangelo parla al futuro, “il Regno sarà simile…”: si riferisce alla fine dei tempi, alla venuta gloriosa del Signore, infatti è lui lo Sposo, che tarda ma arriva. La parabola invita a prepararsi a questo incontro, oggi, tocca a noi prepararci.

Le vergini attendono lo sposo che arriva, anche noi abbiamo delle attese, ci poniamo questa domanda: noi chi attendiamo? Cosa desideriamo? Il contadino dopo la semina attende che giunga l’acqua, così la terra germoglierà e porterà frutto; un giovane attende di laurearsi per poi cercare un buon lavoro; c’è chi attende di trovare la persona giusta per sposarsi; l’ammalato attende la giusta cura per la guarigione… Siamo tutti in attesa di qualcosa, o di qualcuno che ci dia gioia, felicità, che ci apra le porte della festa. Portiamo nel cuore tante attese di piena realizzazione, a volte possiamo anche restare delusi, oppure questa attesa è lunga e come le vergini siamo presi dal sonno.

Il Vangelo ci assicura che lo sposo arriverà, seppure si faccia attendere verrà, a noi essere attrezzati per accoglierlo. È questo il tempo per essere saggi e pronti ad ogni imprevisto.

Arriva un virus, non previsto, occorre essere pronti a fronteggiare ogni evenienza. In questo tempo di pandemia attendiamo il Vaccino che possa liberarci da questa emergenza sanitaria, siamo in attesa. Ma una volta superata questa situazione pensate che abbiamo risolto tutti i problemi? Non sarà così, ne avremo altri.

Ciò che conta è capire cosa occorre fare mentre attendiamo?  Le cinque saggie si sono ben preparate al momento dell’arrivo dello sposo, avevano fatto provviste di olio, le altre sono andate a comprare l’olio che gli mancava e, quando arrivano, la porta è chiusa.  Questo è il tempo dove occorre far provvista d’olio.

E’necessario investire nell’attesa, nel prepararsi, come lo studente che si prepara alla Laurea investe tutto il tempo per prepararsi, o quando si fa un concorso per avere un posto di lavoro, o ancora quando si prepara un matrimonio, l’attesa non è vissuta col non far nulla o nell’ essere distratti da altro, ma si prepara ogni particolare. Così l’agricoltore che prepara la terra per la semina, o raccoglie il fieno per l’inverno quando le mucche non possono andare al pascolo. Allora saranno pronti ad affrontare ogni imprevisto.

Noi siamo nati e destinati a qualcosa di grande, la nostra vita ha senso se sappiamo vivere proiettandoci a realizzare insieme a tutti i fratelli, che il Signore ci ha fatti incontrare, per una esperienza di comunione e di solidarietà, una esperienza di festa.

Lo Sposo, il Signore Gesù, certamente tornerà una seconda volta, ma Lui è già venuto e la festa è già cominciata solo che noi cerchiamo altrove la felicità e non sappiamo vivere pienamente i doni che lui ci ha dato. Forse stiamo ancora fuori dalla porta a bussare, senza accorgerci che la festa di nozze è già in corso e noi tutti siamo invitati.

Mai allora rassegnarsi ad una vita triste e grigia, senza orientarci ad un fine importante da realizzare, senza un sogno che ci entusiasmi, senza una attesa per qualcosa di bello in cui investire.

Come fare scorta di olio per non essere impreparati? Certamente è necessario irrobustire la nostra fede nel Signore, anche in questo tempo di prova, quando vediamo tutto negativo, avere la certezza che lo Sposo è con noi. Riempiamo le nostre lampade di olio, attrezziamoci non per una serata da sballo, non per un weekend che passa, ma attrezziamoci per la vita, è questo il tempo di prendere olio, per non farci trovare con le lampade vuote, non essere distratti, ma sapienti, saggi.

La prima lettura ci ha detto che la sapienza si lascia trovare da coloro che la cercano, si fa conoscere da coloro che la desiderano, chi si alza di buon mattino per cercarla, la troverà alla sua porta.  La sapienza è responsabilità, è cura della vita interiore, è capacità di non essere stupidi, stolti. L’uomo saggio, racconta Gesù, costruisce la casa sulla roccia poiché quando arriva il tempo cattivo la casa non cadrà, sarà salda e stabile.

L’olio di cu parla Gesù non è un oggetto da mettere nella credenza e custodire, da tirar fuori al momento opportuno, l’olio è l’amore che abbiamo donato ai fratelli: chi ama fa scorta di olio, avrà tutto ciò che gli serve per far luce, per tener accesa la lampada della fede.

Questo hanno fatto le vergini sagge, hanno riempito le lampade della loro vita con l’olio dell’amore, nelle piccole azioni quotidiane hanno accumulato l’olio per poi essere pronte, hanno amato senza riserve, gratuitamente mettendo tutto se stesse in ciò che facevano.

Questo olio non possiamo cederlo ad altri, le vergini stolte chiedono alle saggie l’olio, ma non si può cedere la nostra personale esperienza di amore ai fratelli. Ognuno ha una storia personale di fede, di amore ai fratelli, di dedizione e quando arriva lo Sposo non possiamo cedere ad altri quanto di bene abbiamo accumulato nella nostra vita. Non fermiamoci di fronte alle difficoltà, ma spendiamo il nostro tempo a far provvista di olio, mettiamoci ad amare chi si trova in difficoltà. E quando verrà lo sposo lo sapremo accogliere.

Nel tempo del Covid avere la lampada accesa vuol dire avere un atteggiamento responsabile, per se e per gli altri, apriamo gli occhi davanti a chi soffre, come ci ha detto Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, diamo il nostro tempo per gli altri, sarà un tempo speso bene, portiamo nel cuore l’amore per il bene comune, offriamo vicinanza a chi vive nella paura e nel timore, fuggiamo dalla tentazione di ritirarci a casa nostra disinteressandoci degli altri, specialmente dei più deboli.

In questa Giornata del ringraziamento, lodiamo il Signore per tutti i beni che sempre ci dona, guardiamo con gratitudine a quanto continuamente riceviamo in dono dal Signore, soprattutto per il dono dell’acqua. Dono per tutti, benedizione per la terra e per l’uomo, che va preservata da ogni sfruttamento privatistico e da ogni speculazione per essere accessibile a tutti.

Carissimi, abbiamo una festa che ci attende: che non ci trovi impreparati.”